«[…] è necessario dire come abitiamo il nostro spazio vitale in accordo con tutte le dialettiche della vita, come mettiamo radici, giorno per giorno, in un “angolo del mondo”. […] La casa è il nostro angolo del mondo […] il nostro primo universo. […] ogni spazio veramente abitato reca l’essenza della nozione di casa». Gaston Bachelard, La poetica dello spazio, Dedalo, Bari, 1975
Dove arriva quel cespuglio, ultimo lavoro nato dalla sensibilità di Emanuele Savasta, che prende le mosse e il titolo da una canzone del duo Battisti-Mogol del 1976. La canzone, come la sequenza fotografica del libro tentano, con un linguaggio fortemente emozionale, di indagare il concetto di casa come metafora di un amore, un’unità, un insieme corporeo ed etereo. Partendo dalla domanda evocativa del titolo, l’opera ci conduce in un percorso che, nell’intreccio di fotografie di natura isolana e selvaggia e fragilità di paesaggi umani istantanei, ci invita a riflettere sul significato profondo che attribuiamo ai luoghi che abitiamo e alle relazioni che costruiamo e viviamo.
In dialogo con Emanuele Savasta, di fotografia e natura.
Amalia Di Lanno Questo libro, dedicato a tua moglie Roberta, “la tua casa”, è un racconto sensibile che inizia, come forse si dovrebbe, con semplicità…naturalmente.
Emanuele Savasta Dopo tanti anni casa. Una grande casa in mezzo al bosco: metri quadri da contare; pareti bianche da riempire; una grande finestra da cui guardare la luce cambiare; un giardino da curare; due cani e cinque gatti. Le passeggiate a partire da qui sono un rito, una meditazione, un esercizio per il cuore. una buona scusa per ritornare, un modo d’amare. Così, un passo dopo l’altro, abbiamo piantato lunghe radici che attraversano strade e sterrati, boschi di querce, scoscese pietraie, e vanno giù fino al fume, in percorsi che ormai conosciamo a memoria, noi nei passi, i cani nel fiuto. Dopo tanti anni casa. Una grande casa in mezzo al bosco e una promessa di possibile felicità.




A.D.L. Come nasce il libro Dove arriva quel cespuglio?
E.S. Il lavoro nasce dalla necessità di fermarmi, di mettere in pausa e di allontanare per un po’ il progetto che ho intrapreso dal 2021 riguardante la malattia che ha colpito mio padre e, di conseguenza, tutta la mia famiglia. Dopo quattro anni dalla mia prima pubblicazione “Le cose ritrovate”, sentivo l’urgenza di avere qualcosa di tangibile tra le mani; avevo bisogno di produrre un oggetto materiale, cartaceo… perché? Non so di preciso il perché ma credo fermamente che pubblicare libri, sia fotografici che non, sia un modo per affrontare la nostra triste realtà e renderla più sopportabile, un modo per resistere alla continua catastrofe quotidiana. L’esigenza di avere tra le mani un prodotto finito mi ha portato a cercare ripetutamente di editare il lavoro su mio padre, che, in verità, è ancora troppo fragile e immaturo. Per mesi ho esplorato, modificato, invertito e rielaborato quelle fotografie, in cerca di un significato. Era diventata un’ossessione. Ad un certo punto, ho compreso che dovevo “staccare la spina” e dovevo trovare un modo per farlo. Così, ho accantonato tutte quelle fotografie e ho iniziato a stampare quelle realizzate in Sicilia, dal mio rientro a fine 2018 fino al 2021. Sapevo che in quelle oltre 500 foto si nascondeva qualcosa che avevo sentito, ma messo da parte. Così, grazie al sostegno di alcuni amici che mi hanno supportato nella selezione e nell’editing, pian pianino, asciugando il superfluo, ha preso forma lo spazio emozionale in “Dove arriva quel cespuglio“. Ricordo vividamente quegli anni di ritorno, in cui stavamo “facendo casa” con mia moglie; Lucio Battisti era una colonna sonora costante, e la canzone, da cui poi ho tratto il titolo del mio lavoro, incarnava in musica tutto ciò che stavamo vivendo. Mi capitò inoltre tra le mani il libro di Emanuele Coccia, “La filosofia della casa”, che ha offerto ulteriori spunti e connessioni tra il libro, la canzone e il nostro personale stato d’animo. Scrive Emanuele Coccia: “L’incontro con una casa è sempre il tentativo di decifrare la promessa di felicità condivisa. Le case sono, sempre, formule spaziali per vivere l’amore, in tutte le sue manifestazioni. Non sono che il programma materiale. l’ossatura. ma anche ‘atmosfera oggettiva, il clima di una vita condivisa – tempo. umori, cibo, sonno e sogni che ci rendono inseparabili da qualcun’altra o qualcun altro. Impossibile pensare e costruire case senza pensare e costruire un amore” “Impossibile amare senza fare casa”.

A.D.L. Nel primo libro, le cose ritrovate, come in quest’ultimo, la natura è una presenza costante e necessaria. In tal senso, quanta importanza riveste la relazione con l’ambiente, nella sua accezione di spazio esterno che ci circonda e accoglie e, con il ‘territorio’ umano e intimo che abitiamo al nostro interno?
E.S. Ad essere sincero, per molti anni io e la natura, in tutti i suoi aspetti, siamo stati agli antipodi. I miei nonni erano contadini e, per me, la campagna e la natura sono sempre state sinonimi di fatica. Non esistevano attimi rilassanti con canti di uccelli, né tramonti mozzafiato, ma solo sudore, pruriti e dolori post-raccolta, gli unici momenti bucolici erano legati ad una strada, “la panoramica” (che è la strada dove nasce il libro “le cose ritrovate” che era luogo d’incontro tra i giovani nelle caldi estate siciliane). Per farla breve, ero certo che un giorno avrei trovato una casa in città. Il mio ritorno in Sicilia, nel 2018, causato da necessità imposte dalla vita, è stato possibile grazie a mia moglie, ma con l’unica condizione di avere una casa in campagna. Dopo poco tempo, vivendo in questa nuova casa, qualcosa in me è cambiato. Non tornavo semplicemente a casa, ma tornavo nel bosco. La piccola strada che conduce al cancello di casa, sovrastata dai rami delle querce, crea giochi di luce ed ombre sempre nuovi ed improvvisi, un soffice luccichio che anticipa quel senso di benessere che accompagna il mio rientro. Al mattino, il risveglio inizia con i versi degli uccelli o i versi degli animali d’intorno, così la casa mi sembra sempre più simile ad un nido. Dalla grande finestra del soggiorno, l’Etna mi si rivela ogni giorno in modo sempre uguale, al contempo diverso, a seconda degli umori (miei e suoi). L’interno, inteso anche come interiorità, e l’esterno hanno iniziato così naturalmente a dialogare. Tutto ciò che mi circonda ora è nuovo e sto iniziando a conoscerlo con curiosità. La fotografia è stata ed è uno strumento importante in questo processo, mi aiutato non solo a scoprire il fuori ma anche il dentro. In questo scambio continuo ho imparato a concepirmi diverso da come pensavo di essere. Così la natura, che per me era solo lavoro-fatica, ha cominciato a diventare un elemento domestico, familiare. Certo, il lavoro non manca mai, ma ho trovato un giusto compromesso. Inoltre, ho sempre avuto un pessimo rapporto con il nomadismo e con i traslochi. Fare casa in un bosco ha significato mettere radici, come si dice spesso, e quindi in qualche modo diventare simile ad alcuni di questi miei nuovi naturali ‘coinquilini’.
Andando incontro alla natura, fuori e dentro la nostra esistenza, le domande sempre necessarie e i dubbi altrettanto importanti divengono, forse, piccole grandi affermazioni di una certezza che già ci appartiene e conosciamo intimamente. Ecco…Dove arriva quel cespuglio è l’esplorazione di un paesaggio intimo, la ricerca di uno spazio emozionale, di un abitativo dove la diversità diviene arricchimento, l’insieme di due anime speciali che nella sensibilità ritrovano il senso di fare e costruire, pezzo a pezzo, un’immagine unita nella quale riconoscersi nell’oggi e domani. La fotografia di Savasta, in questo poema di luce incisa con naturalezza, anima e corporeità, è scrittura poetica che attraversa il luogo circoscritto, si invola andando ben oltre quel cespuglio, al di là del quale…possiamo scorgere davvero un nuovo orizzonte, un’idea di esistenza profondamente semplice, di possibilità umana sostenibile e sincera.


Emanuele Savasta, (Siracusa, 1984). Il suo percorso fotografico inizia durante la realizzazione di uno dei suoi libri di poesie, dove esplora l’interazione tra parole e immagini, accendendo il suo interesse per il linguaggio visivo. Laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Catania, ha poi approfondito le sue conoscenze con una specializzazione in Arte e Produzione Multimediale in Puglia, dedicando la sua tesi alla fotografia. Accanto alla sua professione di controllore del traffico aereo in Aeronautica Militare, dal 2009 ha avviato una serie di progetti fotografici personali, esponendo il proprio lavoro in diverse mostre in Italia e all’estero. Nel 2021 ha auto-pubblicato il suo primo libro, Le cose ritrovate, che riflette il suo approccio intimo e introspettivo alla fotografia.
Dove arriva quel cespuglio di Emanuele Savasta 1. Edition 02/2025, texts by Emanuele Savasta
Book design by 89books, 44 pages, 21 x 28 cm, 20 color photographs READ MORE