Eduard Habicher. Il respiro della scutura

Dal 10 dicembre 2022 al 28 gennaio 2023, presso la galleria ArteA Gallery di Alessandro Deponti resta visibile al pubblico la mostra personale EDUARD HABICHER, Il respiro della scultura a cura di Gianluca Ranzi.

Le sculture di Eduard Habicher dialogano con lo spazio, plasmandolo e facendosi plasmare da esso. Si liberano, come spiega il critico Gianluca Ranzi, gassose e filamentose, simili al libero tracciato di un pennello rosso disegnato nell’aria. Tanto importante quanto il rapporto con lo spazio è quello con il vuoto, parte stessa dei suoi lavori. Quest’ultima componente dona una leggerezza inaspettata e così la materia di partenza tanto fredda e pesante, abbandona la sua maschera e diventa pura poesia visiva. 

Le sue forme tanto armoniche quarto forti, sono intensificate dalla scelta di usare il colore rosso. Infatti il rosso è uno dei colori dello spettro percettibile dall’occhio umano, classificato come “colore caldo”. Ha la frequenza minore e la lunghezza d’onda più lunga rispetto a tutti gli altri colori visibili. Ciò significa che l’uomo è inevitabilmente attratto dal colore rosso, tanto da usarlo come colore “segnaletico”. Il colore naturale ferroso delle putrelle di Eduard Habicher viene quindi volutamente trasformato nella tonalità che più ruba l’attenzione dell’uomo. In effetti è il colore che più si lega alla vita e che più impersonifica i motori primari della creazione, in particolar modo artistica: rabbia, passione, sessualità e violenza fisica. Eduard Habicher a tutto ciò dona armonia e il suo essere, come quello di tutti i grandi artisti, si riflette meravigliosamente nelle opere che crea. 

L’artista crede che la scultura e l’arte in sé non possano cambiare il mondo ma sicuramente dargli un input positivo. Qualunque rivoluzione, piccola o grande che sia, parte sempre dalle piccole azioni. L’arte ha il potere di riqualificare i luoghi, perché la bellezza non può far altro che generare altra bellezza. Infatti, le sue opere privilegiano il rapporto con l’ambiente, fondendovisi e perdendo ogni caratteristica ingombrante e monumentale. Si dispiegano nello spazio rinunciando a un ancoraggio fisso e diventando intenso respiro. Prive di piedistallo sono libere di muoversi e volare. Non si può imporre una base al respiro, non si può denaturare un animale selvaggio e costringerlo in gabbia, non si può saldare la scultura di Eduard Habicher a terra o sulle pareti. Esse devono espandersi, tra giochi di luci e di ombre, prive di peso e traboccanti di leggerezza.

Il volume nelle sue opere è a tratti impercettibile, lavora nell’aria. Come i Mobiles di Alexander Calder, Eduard Habicher riesce a rubare un soffio, a imprimerlo nell’infinita leggerezza di un solo istante. Si ha quindi il passaggio da una scultura massiva e voluminosa, a una scultura corsiva che viene inscritta nell’aria. 

Appare quindi fondamentale il rapporto tra la scultura e la sua ombra, lei e la proiezione di se stessa in un continuo, incessante dialogo e in un felice stato di tremolante precarietà. 

Emerge come i suoi lavori siano il tentativo e il mezzo per comprendere lo spazio, da tutti i lati. Non solo la superficie pittorica. Eduard Habicher si spinge oltre e analizza scientificamente lo spazio in ogni sua particella. 

Il critico Gianluca Ranzi, durante l’inaugurazione della mostra presso ArteA Gallery chiude brillantemente la presentazione con questa citazione: “per Goethe l’ironia è la passione che si libera nel distacco” e i lavori di Eduard Habicher ne sono la riprova perché contrappongono alla tradizione scultorea antica, di stampo pesante e passionale, l’ironia e la libertà delle sue putrelle.

Eduard Habicher ha scelto di lavorare con la putrella perché è un materiale interessante sotto vari aspetti. Innanzitutto è un prodotto industriale, la quinta essenza della razionalità. Elemento esteriormente calcolabile, ingegneristico, pesante e freddo che nasconde la sua reale duttilità. L’artista quindi sceglie di stravolgere completamente le caratteristiche primarie della putrella donandogli fantasia, gioco e ironia. Il ricordo del materiale di partenza permane ma si crea un equilibrio e una duplicità molto forte tra esteriore freddezza,  insensibilità della materia e l’aspetto giocoso e ludico che l’artista vi imprime. Eduard Habicher dona quindi un carattere molto umano al ferro. Razionale e giocoso, proprio come noi uomini quando nell’arco della stessa giornata cambiamo stati d’animo più o meno repentinamente.