Dall’Asilo alle Stelle Arte e Committenza con Dante Manfredi

Il paraguaiano Dante Manfredi, ingegnere specializzato in marketing, ci parla del suo fare arte.

Come abbiamo visto in precedenza proprio su queste pagine gli architetti sono una realtà molto vivace, ma a quanto pare anche gli ingegneri non sono da meno. Fausto Melotti docet … ingegnere, pianista, dalla musica alle chine alle sculture lievissime, alle gouaches, al disegno, alla letteratura, era anche un fine umorista. Mi fece capire, parlo di almeno trent’anni fa, che un artista vero non teme di spaziare in più campi, e magari poi diventare famoso più in uno che nell’altro, cosa che dipende da tanti fattori. Uno spiraglio questo da cui si intravede un mondo. Torneremo sull’argomento, ma fin d’ora posso dire che per l’artista la sua arte è una sola, e ha solo più modi di esprimersi. 

La necessità di una visione a tutto tondo sta facendo capolino anche nelle aziende che fanno sempre più riferimento a materie umanistiche, e trovano risposte e aiuto nella filosofia. Dante Manfredi è l’artista che mi piace presentare oggi, perché in lui parlano proprio questi aspetti che a prima vista paiono distanti, arte, ingegneria e … sense of humor.

Nelle pagine di questa rubrica abbiamo già parlato di un altro artista/ ingegnere, imprenditore, manager, lo scultore Roque Ardissone, che ha trovato nell’acciaio il proprio materiale emblematico. (https://segnonline.it/a-piedi-nudi-nel-parco/ Tale è la sua passione per l’arte che ha anche messo a disposizione degli artisti il proprio laboratorio attrezzato corredato da un magnifico forno, un taller come lo chiamano in Paraguay. 

In effetti la necessità di una visione a tutto tondo sta facendo capolino anche nelle aziende che fanno sempre più riferimento alle materie umanistiche, restringendo il divario tra le diverse discipline, divario artatamente creato con le varie riforme universitarie tese alla settorializzazione esasperata come richiesto dal mercato. 

Dante Manfredi è paraguaiano, un altro figlio di questo Paese così gravido di creativi, un’altra presenza grazie alla quale si restringe il divario tra le diverse discipline, divario artatamente creato dalle varie riforme universitarie tese ad una settorializzazione esasperata e dal mercato ma per fortuna la tendenza comincia a invertirsi. 

Seduti a sorseggiare l’erba mate, bevanda emblematica del Paraguay e non solo, che le multinazionali non potendo scalzare hanno poi inglobato a monte nella produzione, ve lo presento. Si definisce artista naïf. Direi però che il suo è un genere a parte, che pizzica dal naïf ma il suo modo di esprimersi è molto più ricco.

Ascoltiamolo nel suo bel italiano.

DM – Andavo a El Trencito, l’asilo, qui si chiama il giardino dei bambini, era nel mio quartiere, Il Barrio Sajonia. All’uscita eravamo in tanti ma rimanevo poi da solo ad aspettare anche più di un’ora mia nonna, infermiera della Croce Rossa. Non mi annoiavo mai perché c’erano i gessetti colorati, e mi incantavo a disegnare sulla lavagna che allora, mi ricordo, era verde. Se poi per caso mancavano mi divertivo lo stesso ad aiutare il giardiniere nell’orto.

S – Lo spiritello curioso, spiritoso e pragmatico faceva capolino fin da allora … La sua formazione, solida, la si deve ai Padri del Colegio Salesiano Monseñor Lasagna, che frequentò fino alle secondarie. Ottimi gli insegnanti di arte che lo fecero appassionare e che si appassionarono a loro volta alla sua matita visto il suo estro naturale. 

DM – I fiori divennero la mia specialità e ben presto i miei compagni mi chiedevano disegni per le tante feste, del padre, della madre, della famiglia e cominciai a venderli mettendomi da parte un po’ di soldini per il viaggio di fine anno così ambito da tutti noi.

Non mi mancavano le occasioni, dipingevo la mascotte della Scuola, un Pappagallo verde, in realtà ne ho fatti a bizzeffe, poi facevo disegni per la rivista salesiana Onda Joven ma seguivo anche i laboratori di registrazione di audiovisivi, da cui nascevano poi i “corti”.

S – La preparazione dei Salesiani era a tutto tondo, si preoccupavano infatti di stare al passo con i tempi, e i programmi di grafica e altri saperi gli permisero di creare anche una sua fanzine che uscì per tre anni. 

Il padre, terrorizzato di ritrovarsi un artista in famiglia, contrastava tenacemente le inclinazioni artistiche del figlio che per quieto vivere decise di iscriversi a Ingegneria Civil all’Università Federal del Paranà a Curitiba in Brasile.

DM – La mia mano era ormai molto educata e trovai una bella accoglienza grazie alle caricature che sapevo fare in pochi attimi sotto i loro occhi. I miei compagni di scuola facevano a gara per averle.  Con qualcuno nacque una bella amicizia. Era epoca però di ribollimenti sociali e per i continui scioperi rientrai in Paraguay dove avrei potuto terminare gli studi. 

S – Si laurea così in Ingeniería Comercial ad Asunción all’Università Americana e si specializza in Amministrazione e gestione d’Impresa, ingegneria strategia marketing, con un’attenzione all’arte che non mancava mai nel suo piano di studi.

La scomparsa della madre, pilastro della famiglia, gli causò un terremoto emotivo … e gli fece aprire gli occhi. Dopo tristissime pratiche burocratiche decise di dedicare attenzione alle sue inclinazioni e di fare anche del disegno una professione. Si moltiplicarono così i corsi di tecniche digitali, di graffiti, di acrilico, olio, e non solo disegni ma script, personaggi che si muovevano sulla carta o sullo schermo. Una grande produzione comunque attentamente sottotraccia, forse per pudore o timidezza. Finché un amico, trovandosi immerso in questa selva di opere lo spinse ad esporre. 

DM – Sarà che non mi considero un artista [sicuro segno di vis artistica n.d.r.]. La mentalità precisa dell’ingegnere si faceva sentire e volli seguire corsi   di Formazione come, per esempio, quelli del Museo Reina Sofia, o presenze come quelle al Centro de Arte Contemporáneo di Huarte in Navarra, in Spagna, o formazione al Centro Cultural Juan de Salazar en Asunción. Anche ora sto terminando un corso in Gestión Cultural al CIRD di Asunción. Mi piace imparare, e mi piace insegnare e per questo ho frequentato il corso di specializzazione in Didáctica Universitaria en la Facultad de Arquitectura, Diseño y Arte (FADA) de la Universidad Nacional de Asunción e in quest’ottica sono stato in Italia a Roma, Napoli, Sorrento, Capri, Venezia, Murano e Burano. 

S – Sei l’unico che conosco che può vantare come primi committenti i compagni di scuola, fin da piccolo, e la vendita delle tue fanzine naturalmente. Un’ottima partenza e poi?

DM – I veri incarichi arrivarono dalla Spagna e dagli Usa dove andavo apposta per approfondire la familiarità con il cliente che comunque per me deve entrare nell’opera, siano essi imprenditori, editori o semplici appassionati. Ricevo infatti anche incarichi a distanza, dalla Florida e dalla Spagna dove il mio lavoro è molto apprezzato. Normalmente mi trasferisco sul posto un mese a seguito delle mie interviste con il cliente e dopo il lavoro di approfondimento realizzo l’opera. Oggi sono comunque molto efficaci anche la rete, la videochiamata, le e-mail attraverso cui posso rispondere alle richieste.

S – Riesci a integrare le tue due professioni? 

DM – La mia professione tecnica è fatta di numeri e mi aiuta a tener sempre i piedi per terra. Vivo in mezzo ai numeri, so scegliere il tipo di promozione, le strategie, mi posso orientare tra le differenti piattaforme, fare studi di mercato o dare dei parametri di valore riscontrabili sulle mie opere. Credo che sia molto utile integrare le mie professioni.

S – Sei attratto dai nuovi media? 

DM – Sperimento l’arte digitale, e cerco di fare interpolazioni tra le diverse espressioni artistiche. 

S – Il tempo è volato e siamo ormai alla domanda usuale prima dei saluti.

Cosa ti piacerebbe fare da grande?

DM – Ah il mio sogno è gestire una costellazione fatta di stelle, una per la storia dell’arte, un’altra di sperimentazione, un’altra un riferimento per chi ricevendo questa chiamata vuole intraprendere questa strada cosi complessa, ancora offrire possibilità di sviluppo perché solo attraverso l’arte e la cultura si può costruire una società e un paese migliore.

S – Guardano questa magnifica costellazione ci salutiamo con l’augurio di poterla realizzare perché è anche il sogno di Segno e di tutti noi che amiamo l’arte. Grazie allora a Dante Manfredi e buon lavoro con l’Arte come Sistema di Vita!

Tiziana Leopizzi

Architetto, giornalista iscritta all’albo da circa 25 anni, è stata nominata accademico ad honorem per la sua scelta di diffondere i valori dell’arte e della cultura in modo semplice e trasversale. È membro quindi dell’AADFI l’Accademia delle Arti del Disegno, la più antica d’Europa, voluta da Cosimo I e Giorgio Vasari nel 1563, che vanta come primo Accademico Michelangelo. Recentemente nel 2018 è stata nominata Ambasciatore della Città di Genova nel Mondo. Il suo mentore è Leonardo da Vinci il cui CV che non manca occasione di pubblicare, è fonte di saperi inestimabili per tutti noi. Usa l’arte come strumento di comunicazione realizzando progetti in Italia e all'estero.