Christian Ceuppens

Christian Ceuppens

Tiziana Leopizzi ha incontrato Christian Ceuppens. Architetto, artista, docente, designer, sperimentatore, inventore, videomaker, è anche direttore del Dipartimento di Architettura de la Universidad Católica in Paraguay

Chi segue la rubrica Arte e Committenza sa che in Paraguay, Paese che stiamo scoprendo sorprendente, non esiste una netta linea di demarcazione tra l’Architetto e l’Artista.  Anche in Europa era così, fino agli inizi del Novecento, e soprattutto in Italia. Il progredire delle scienze e la rivoluzione industriale hanno però sbalzato l’Homo Novus dal suo piedistallo, perché nasceva prepotente la necessità di indagare i diversi campi, che a propria volta generavano altri campi specifici. La visione a tutto tondo quindi, umanistico-scientifica-letteraria-culturale in generale, fu abbandonata salvo rari e luminosi casi. Emblematico quanto affermò qualche anno fa Giorgio Faletti, scrittore, regista, attore, pittore, musicista e cantautore, interprete, paroliere, un personaggio indubbiamente poliedrico, che arrivò a negare l’accesso alle TV alle inaugurazioni delle sue mostre, perché se poi la stampa scrive di me come pittore non scrive più di me come scrittore… mi darebbero del dilettante! Accusa infamante evidentemente nel mondo in cui oggi viviamo. E Leonardo allora? Se vivesse oggi lo si considererebbe un dilettante? Secondo la mentalità imperante paradossalmente si!

Dal Settecento in poi la scienza è cresciuta a dismisura e ha richiesto e richiede sempre più studi specifici, settore per settore, specializzazione per specializzazione, a quanto pare è ormai un discorso a senso unico. 

Sarebbe cosa utile e bella però che i nuovi confini sfumassero quel tanto da non travolgere mai la visione d’insieme, che è fondamentale per scegliere e quanto meno almeno mantener la rotta.

Recentemente per fortuna si sta assistendo ad un risveglio della critica che intende servirsi di alcuni parametri sbalzati via via a partire dai Dada con il grande equivoco che pose al centro dell’arte la notorietà invece del sublime, quell’aspirazione al segno per l’eternità che si può contrapporre alla caducità della vita. Il discorso si farebbe enciclopedico, quello che conta è che la critica si riappropri del proprio ruolo come auspicato recentemente da artisti eminenti come Bruno Ceccobelli o Emilio Isgrò. 

Gli artisti hanno moltiplicato gli strumenti con cui esprimersi, che sia arte o no lo decideranno i posteri.  Angela Vettese ha scritto testi illuminanti in merito, ma la parabola iniziata con i Dada, si sta esaurendo, quello che alla fine conta è il risveglio delle emozioni, possibilmente quelle sublimi, non solo quelle che creano choc per bucare l’attenzione per finire sulla stampa!  che così ne parla grazie ad una sapiente scorciatoia di visibilità che nulla ha a che fare con l’arte. Anche il bello e le capacità di evocarlo però possono essere causa di choc. 

Conosciamo tutti la sindrome di Stendhal. 

In quest’ottica parliamo di Christian Ceuppens, cittadino del mondo paraguaiano, personaggio a cui non manca certo la curiosità, qualità molto apprezzata da noi di Arte e Committenza e perennemente assetato di arte e armonia nel senso pitagorico del termine, di equilibri audaci, un sognatore dalla grande professionalità.… faremo fatica ad arginare in poche righe questo fiume di creatività. 

La passione che lo anima è tangibile, ed è la bussola nella sua vita. Architetto, artista, docente, designer, sperimentatore, inventore, videomaker, è anche direttore del Dipartimento di Architettura de la Universidad Católica dove ha studiato e dove ha avuto la prima cattedra a soli due anni dalla laurea.  

Chissà che proprio da Segno, ribalta privilegiata, si possa lanciare una scommessa per individuare un nuovo termine che sopperisca a questa lacuna, senza dover tirare in mezzo l’AI così amata e così temuta dai suoi stessi creatori.

A livello culturale oggi si è persa l’accezione del termine artista; il termine Maestro usato per secoli, ha perso smalto e si usa solo per i Direttori d’Orchestra, senza distinzione di genere, anche perché maestra vuol dire tutt’altro in italiano.  

Tornando a Ceuppens, rivela presto il suo talento e inizia un percorso estremamente sentito che si inventa da zero perché nella sua famiglia non esiste nessuna tradizione in questo senso.

Fin da piccolo stregato dall’arte, ne farà suo sistema di vita, di più, l’Arte diventa la sua Dea.

Per me – dice – l’arte è la mia historia, es mi vida. Si riflette nei sogni, nei timori, nel modo che ho di comunicare con il prossimo, con l’arte esprimo tutto, amore e disaccordo, tutto e il contrario di tutto.

Ancora all’Università, nel ‘90 apre il suo studio che si specializza in architettura industriale, residenziale e culturale, soprattutto dice impazzivo nel mare magnum dell’urbanistica. Gli incarichi non si fecero attendere ma il primo non si scorda mai, e lo svolsi per la Signora Corvalán che mi commissionò diverse sculture. Seguirono altri incarichi commissionati da istituzioni, la stessa Città di Asunción, e privati tra cui la Famiglia Antola Guggiari. La mia idea di base di convogliare in un’unica professione arte e architettura ebbe successo, e comunque per me si nutrono reciprocamente. Todo es arte nel senso più pieno di questa accezione, Artista della Committenza si troverà a passare da una disciplina all’altra senza soluzione di continuità, perché è il progetto in sé stesso il minimo comune denominatore che declina quell’intuizione primaria che vuole diventare idea, fino a concretizzarsi poi nei diversi cantieri dei diversi ambiti, dall’edilizia, all’urbanistica, alla pittura e alla scultura ma anche al teatro, alla moda. 

L’asse portante come sempre è il progetto, anche nell’arte. L’architettura da più parti è vissuta come madre di tutte le arti. 

Si dice onorato di essere stato invitato alla ribalta di palcoscenici internazionali come la Biennale di Venezia, Puerto Alegre in Brasile o l’Havana. Libero da condizionamenti coltiva la sua ecletticità che lo porterà a spaziare anche nella moda, dove crea sue collezioni e suoi marchi, come Hybrido con cui sarà presente anche all’Arab Fashion Week Dubai 2019.

Un simile spirito come poteva resistere alla fascinazione del teatro? E infatti operò come scenografo e costumista. Non può che venire in mente Oscar Wilde, che nel ritratto di Dorian Gray, fa dire al protagonista che si può resistere a tutto tranne che alle tentazioni. La sua passione per l’arte e l’architettura non potrà prescindere dal conoscere l’Italia, culla di tutte le arti. Nel 2003 dice mi trasferii a Firenze per frequentare i corsi di paesaggismo della Facoltà di Architettura. 

Il tempo è più prezioso del solito, alla sua fitta agenda si è aggiunto ora l’incarico di Direttore Generale dei Musei per il Ministero della Cultura di Adriana Ortiz. Non possiamo salutarlo però senza almeno un accenno a LA ALFOMBRA ROJA il progetto ideato e condiviso con l’architetto e artista prof. Adriana Gonzales Brun che abbiamo presentato recentemente proprio su questa rubrica.

Si tratta di un’installazione coinvolgente e molto estesa. Un lunghissimo tappeto rosso, una passiera, in 5 scenari diversi attentamente individuati, ad Asuncion e all’Havana, è steso l’immenso evidenziatore dei risvolti della società. Un impegno considerevole tra il 2002 e 2003 che richiese un coinvolgimento generale da un punto di vista tecnico per accendere da un punto di vista emozionale gli stessi abitanti scegliendo l’immenso palcoscenico dei luoghi emblematici della città come la Escalinata Antequera, e i quartieri di Tacumbú, el Mercado 4 o la aristocratica via Palma. Svolgendosi per decine di metri nasceva il Red Carpet per i cittadini che nella propria Città potevano così per la prima volta condividere psicologicamente un privilegio riservato al potere e alle Star di Hollywood, così…per strada.

Un ottimo ricostituente per il sociale l’idea di vivere l’arte nel quotidiano… il tappeto rosso come simbolo per la popolazione paraguaiana, un segnale di vitalità molto forte. Il progetto poi continuerà sensibilizzando l’attenzione su altri temi fondamentali con ALMACÉN VIOLA per seminare la dicotomia natura-cultura e uno sguardo spiazzante sulla logica antropocentrica e COSSUSnell’antica stazione del Ferrocarril, ancora l’azione FUEGOS, la scrittura come scultura realizzata con il fuoco, in dialogo con il pubblico ALFOMBRA ROJA, COSSUS, LA BANDERA /VIGILIA, y FUEGO.

Grazie allora Architetto per aver riportato agli onori del mondo l’ecletticità come parametro ricco, vitale e fondamentale per il ben-essere della e nella nostra società. La domanda che ci riserviamo di fare al momento di salutarci è diventata superflua in questo caso perché la risposta ce l’ha già data con la sua scelta di vita! 

Tiziana Leopizzi

Architetto, giornalista iscritta all’albo da circa 25 anni, è stata nominata accademico ad honorem per la sua scelta di diffondere i valori dell’arte e della cultura in modo semplice e trasversale. È membro quindi dell’AADFI l’Accademia delle Arti del Disegno, la più antica d’Europa, voluta da Cosimo I e Giorgio Vasari nel 1563, che vanta come primo Accademico Michelangelo. Recentemente nel 2018 è stata nominata Ambasciatore della Città di Genova nel Mondo. Il suo mentore è Leonardo da Vinci il cui CV che non manca occasione di pubblicare, è fonte di saperi inestimabili per tutti noi. Usa l’arte come strumento di comunicazione realizzando progetti in Italia e all'estero.

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