Nel DNA dei siciliani, Rosalia è sostanza dorata. Interiore. Diviene una condizione esistenziale ed imprescindibile. Nei tempi è stata Musa, balsamo, oggetto e fine di uno struggimento emozionale senza pari. Ricordo ancora la prima volta che lessi le parole del sommo Consolo in Retablo: “Rosalia. Rosa e lia. Rosa che ha inebriato, rosa che ha confuso, rosa che ha sventato, rosa che ha róso, il mio cervello s’è mangiato. Rosa che non è rosa, rosa che è datura, gelsomino, bàlico e viola; rosa che è pomelia, magnolia, zagara e cardenia”. È lo stesso Consolo a dichiarare di aver scelto per la donna amata da Isidoro il nome di Rosalia, proprio in riferimento alla Santa Sinibaldi. E in un certo paesaggio interiore, fatto di languori e crepuscoli, le due figure persino si sovrappongono. Di Rosalia, anacoreta e peregrina, mai si è negata l’ indiscussa e squisita bellezza tanto da farla divenire poi una santa barocca, di carne, pelle e profumo, gli occhi biondi, l’incarnato di giglio puro, l’estasi che un Van Dyck ha trasformato in visione ardente di lei con la mano sul cuore sacro nel momento dell’ unione con l’ invisibile. Altresì, fuor di Sicilia, devoti ostinati, sospinti da un sintomo formidabile di amore hanno omaggiato l’ isola attraverso il mistico simulacrum di lei. La mostra collettiva Che Peste Vi Colga. Cronache di un Mondo che fatica a Salvarsi, ideata e curata da Francesco Piazza e che è visionabile fino al 31 Agosto presso la galleria palermitana Veniero Project, mi ricorda difatti il corale del non-siciliano – ma palermitano per innamoramento animico – Mario Luzi: “Che santa, Rosalia! La più strana che ci sia. Nasce dalle sue ossa, principia della sua fossa”. In occasione dei quattrocento anni dal ritrovamento delle spoglie della Santa, Palermo festeggia la sua patrona anche con la fondamentale esperienza dell’arte contemporanea. Negli spazi di Veniero Project, le opere di dieci artisti (siciliani per genetica e/o per cuore) si iterano in un attento resoconto delle pesti e dei flagelli contemporanei dando vita ad un dialogo dove intuizione, sentimento e plausibili notazioni di dati di realtà si concretizzano in frammenti di provvidenza, amare fantasmagorie, profetici volti di donna, visioni sideree.
Cosa significa per te Rosalia?
Rosalia incarna per me un simbolo di continua giovinezza e forza, oltre che di una spiritualità che trasuda autenticità e resilienza. La sua figura, pur legata alla tradizione come patrona di Palermo, si presenta moderna e vicina, rappresentando un ideale di purezza e determinazione nel confronto con le sfide contemporanee. Prova ne sia la grande partecipazione a tutte le manifestazioni a lei dedicate, a Palermo e in tutto il mondo. Perché Rosalia è un simbolo universale e, ora come allora, parla direttamente alle nostre sfide attuali, invitandoci a riflettere su come la spiritualità possa intersecare e arricchire il tessuto sociale e culturale della nostra contemporaneità.
Come nasce Che Peste Vi Colga?
Che Peste Vi Colga nasce con l’intento di far riflettere sulla responsabilità collettiva legata alla peste come castigo divino e per non aver saputo “capitalizzare” il portato morale di benefici che il miracolo della guarigione poteva offrire, spingendo la società a riconsiderare le proprie azioni e il proprio senso di comunità. Il modo in cui Rosalia viene celebrata non solo richiama la sua intercessione storica contro le pestilenze, ma anche la sua capacità di ispirare speranza e azione positiva in tempi difficili. Il titolo, deliberatamente provocatorio, si trasforma in una critica nei confronti delle “pesti moderne”, e tutti quei fenomeni contemporanei che rappresentano minacce reali e tangibili per l’umanità. Questa scelta semantica non è solo denuncia, ma invita anche alla riflessione sulla capacità dell’umanità nel gestire queste crisi. La mostra si configura, in tutta la sua narrazione, come una forma di esortazione, spingendo ad agire con ingegno, solidarietà e coesione sociale per superare le sfide attuali e trasmettere valori alle generazioni future. Le opere esposte diventano così non solo manifestazioni artistiche, ma anche potenziali strumenti di cambiamento e consapevolezza sociale, riflettendo sulle possibilità di trasformazione attraverso l’arte e l’azione umana.
Quali gli artisti partecipanti?
Gli artisti che partecipano alla mostra sono:
– Andrea Buglisi
– Alessandra Calò
– Loredana Catania
– Tiziana Cera Rosco
– Demetrio Di Grado
– Max Ferrigno
– Alfonso Leto
– Danilo Maniscalco
– Alessandro Signorino
– Samantha Torrisi
Questa selezione di artisti rappresenta un insieme eterogeneo di linguaggi e stili, ciascuno con un approccio unico e distintivo. Alcuni, visionari e surrealisti, capaci di trasportare lo spettatore in mondi onirici e carichi di simbolismo, altri, esplorano temi intimisti e riflessivi, offrendo una prospettiva più personale e contemplativa.
La libertà espressiva concessa agli artisti rappresenta il fulcro di ogni mio progetto curatoriale, e permette di affrontare tematiche complesse attraverso una molteplicità di approcci stilistici e concettuali, adattandosi ad un contesto tematico impegnativo. Rifuggendo il didascalismo e il banale, mi prefiggo di esplorare tematiche vicine alla nostra quotidianità e di sensibilizzare il pubblico sulle problematiche contemporanee attraverso l’arte. Quando si tratta di una figura come Rosalia poi, non si può banalizzare riducendola a un mero stereotipo o a una figura agiografica.
Non è più tempo di delineare figure grottesche legate a linguaggi social o di ridurre la complessità dei temi a semplici cliché visivi e non è sufficiente cambiare il vestito di Rosalia per renderla contemporanea, né riproporre semplicemente i temi iconografici classici. È necessario un approccio più profondo e significativo che valorizzi la sua figura attraverso un’esplorazione critica e contemporanea dei suoi simboli e significati. Bisogna superare la superficialità della semplice reinterpretazione visiva e cogliere l’opportunità di trasmettere messaggi pertinenti e riflessivi, adeguati al contesto socioculturale attuale. È il momento di riflettere sugli “oggetti dei miracoli” che auspichiamo si compiano, utilizzando l’arte come mezzo per esplorare e rappresentare le nostre speranze, paure e desideri più profondi.
I prossimi progetti di Francesco Piazza?
A partire da settembre, avrà inizio un progetto di residenza artistica a cui tengo molto, ambientato tra le suggestive montagne delle Madonie. Quattro artisti siciliani si dedicheranno all’esplorazione del tema del paesaggio, dando vita a una riflessione profonda sulle sue molteplici dimensioni. Questa iniziativa non solo permetterà agli artisti di indagare e reinterpretare le bellezze naturali e culturali di questa parte della Sicilia, ma si propone anche di costituire il primo nucleo di una nuova collezione di arte contemporanea di cui sarò il curatore, destinata al Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo, di Castelbuono, recentemente oggetto di un significativo progetto di riqualificazione.
Personalmente, percepisco questo progetto come un ponte tra l’eredità ambientale del territorio e una visione contemporanea, capace di affrontare e ridefinire il concetto di paesaggio in relazione alle sfide ecologiche attuali. Rappresenta, quindi, un’opportunità straordinaria per sensibilizzare e stimolare una riflessione critica sulle questioni fondamentali del nostro tempo attraverso il linguaggio dell’arte.