Ph. Roberto Sala

Che Christo ci aiuti – Le statue abbattute dai Black Lives Matter

L’articolo parla delle proteste del Black Lives Matter che abbiamo visto abbattere e vandalizzare statue. È successo al monumento per Edward Colston in Inghilterra e a quello di Cristoforo Colombo negli USA.

La storia non ha molta fantasia. Roghi delle vanità e monumenti scalpellati sono fatti ricorrenti con discreta periodicità. Anticipano solitamente le crisi epocali: il ribaltamento delle icone indica infatti che il valore che esse incarnano declina. Quando la soldataglia infuriava sul ritratto dello Sforza non intendeva certo fare un torto a Leonardo, né i mamelucchi che giocavano a tiro a segno col naso della Sfinge ne deridevano gli artefici: i primi annichilivano l’effigie del nemico, i secondi un idolo. Il significato delle immagini non dipende, in buona sostanza, dall’intenzionalità dell’autore, ma dal potere dominante, che può essere più o meno tollerante delle vestigia del passato. I musulmani, ad esempio, con la tabula rasa non scherzavano: quando il generale ʿAmr b. al-ʿĀṣ, il conquistatore di Alessandria, entrò nella sua immensa biblioteca, fu assalito da un dubbio. Che farsene di quei libri polverosi? ʿAmr scrisse a ʿOmar per avere istruzioni e il califfo rispose: “In quegli scritti o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte”. C’è poi l’atteggiamento più dolce dei primi cristiani, che riempivano le loro tombe di soggetti pagani: ti sembrava di prendere parte a un baccanale ma in realtà familiarizzavi con scene di martirio. Ecco, questa capacità metaforica di conciliare gli opposti è uno degli aspetti più interessanti della cultura occidentale; il cui lato oscuro, d’altro canto, è una mancanza di onestà, una simulazione pronta a tradursi in raggiro. E ciò per non parlare dell’esecrabile consuetudine ad accettare – sulla base di una presunta superiorità intellettuale – le peggiori ignominie. A patto, s’intende, di renderle ambigue e quindi apparentemente innocue, inoffensive. L’arte è appunto lo strumento dedito a tessere l’inganno, ed è perciò che i Black Lives Matter si scagliano sulle incolpevoli statue, come se bastasse rovesciarle per azzerare la storia e ricominciare d’accapo. Non hanno infatti capito che la cancellazione dell’ieri, di cui si fanno attori inconsapevoli, è il modo migliore per ripeterne gli orrori. Il primo dei quali è proprio la fucilazione sommaria dei più deboli, simulata dall’abbattimento di chi, come una statua, non è in grado, dichiarando le proprie ragioni, di parlare in sua difesa. Churchill, Montanelli, Colombo spodestati saranno quindi ridotti a un unico aspetto, per quanto vergognoso e riprovevole, della loro lunga vita, con una semplificazione che anziché limitare la violenza non farà che aumentarla, essendo essa stessa violenza, esercitata in primo luogo a detrimento della complessità, di quella facoltà che ci permette di comprendere le ragioni, tenebrose e lucenti nello stesso tempo, di chi ci sta vicino. Vi sono prospettive differenti su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma abbattere le statue, come bruciare i libri, è condannarsi alla perpetua cecità. Che fare allora? Se proprio non possiamo sopportale, queste statue, nascondiamole. Impacchettiamole, come faceva un grande artista da poco scomparso, per poi riscoprirle, e rileggerle, sotto una luce nuova. Distruggendole non faremmo che distruggere noi stessi.