Simone Forti, A Free Consultation 2016. Evanston, Illinois, January 30, 2016. Cinematography: Jason Underhill

Centro Pecci: il programma 2019-2020

Cristiana Perrella, Direttrice del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci ha annunciato con queste parole che il programma 2019-2020 del Centro Pecci: “conferma la missione di luogo di ricerca aperto alle contaminazioni, alla molteplicità di sguardi, al dialogo di più voci. Creazione, conoscenza, innovazione sono obiettivi che il nostro museo si propone da sempre. L’intenzione è ora di  perseguirli con un’attenzione particolare ai grandi temi del presente, alle “forze sismiche della contemporaneità”, convinti che l’arte possa darne una lettura illuminante. La nostra programmazione espositiva quest’anno sarà caratterizzata dalla presenza di molti artisti italiani di diverse generazioni – Jacopo Miliani, Eva Marisaldi, Fabio Mauri, Gio Ponti, Francesco Vezzoli, Martino Gamper, Mario Rizzi, Luca Vitone, Chiara Fumai – scelti per la loro capacità di guardare al proprio tempo, interpretarlo, incidere su di esso. Proporremo inoltre le prime grandi personali in Italia di due artiste internazionali: festeggeremo infatti con una retrospettiva progettata insieme all’artista stessa gli 85 anni di Simone Forti (Firenze, 1935), artista, danzatrice, coreografa, la cui famiglia era di Prato; e presenteremo il lavoro di Sister Corita Kent (Fort Dodge, Iowa, 1918 – Boston, 1986), suora della congregazione religiosa del Cuore Immacolato di Maria, artista, educatrice e attivista della giustizia sociale nella California degli anni Sessanta e Settanta.  Vogliamo poi lavorare sempre più alla valorizzazione del nostro patrimonio, non solo le opere della collezione – protagoniste di una nuova serie di allestimenti a tema – ma anche gli archivi, la biblioteca, risorse preziose per la comunità che devono diventare sempre più accessibili e produttive in termini di ricerca generata.  Il desiderio rimane quello di essere un centro di riferimento nazionale e internazionale per la creatività contemporanea ma anche di coinvolgere in modo attivo la comunità intorno al museo, di aprirlo alla città e farne uno spazio comune.”

Di seguito la programmazione 2019-2020:

IN CORSO
fino al 13 ottobre 2019
Night Fever. Designing Club Culture 1960 – Today
Mostra e programma eventi
Progetto espositivo poliedrico e multidisciplinare che esamina la storia del clubbing con un focus specifico su architettura e design. Dal 15 settembre fino alla fine della mostra, l’artista Jacopo Miliani (Firenze 1979) condurrà INFINITY, un workshop di danza da lui appositamente ideato per il Centro Pecci, composto da 5 appuntamenti. Gli incontri sono veri e propri momenti performativi che intendono creare un nuovo rapporto con il pubblico della mostra, proponendo una riflessione su come la danza modifichi le modalità di fruizione del museo creando intorno ad esso nuove comunità. My fever. Voci, suoni e immagini della club cultura vedrà alcuni esperti e “personaggi della notte” condurre visite guidate in mostra, coniugando il proprio racconto privato all’analisi di alcuni momenti salienti della storia della club-culture. Date: 19 settembre, 26 settembre, 3 ottobre 2019

AUTUNNO 2019

20 settembre – 6 ottobre 2019
Caleidoscopio. Sguardi Cangianti
Sguardi Cangianti rappresenta il momento conclusivo del laboratorio fotografico Caleidoscopio (novembre 2018 – giugno 2019), vincitore del bando “Prendi parte” del Mibac e rivolto a ragazzi tra 18 e 29 anni che, accompagnati dal fotografo ivoriano Mohamed Keita (Mahapleu, Costa D’Avorio, 1993) ed altri esperti del settore, hanno avuto la possibilità di acquisire competenze e capacità nell’ambito della fotografia e dei nuovi media, spendibili in ambito espressivo e lavorativo.

12 ottobre – 8 dicembre 2019
Eva Marisaldi. 15esima Giornata del Contemporaneo AMACI
A cura di Marta Papini
In occasione della mostra diffusa dedicata a Eva Marisaldi (Bologna, 1966) per la Quindicesima Giornata del Contemporaneo e promossa da AMACI (Associazione Musei Arte Contemporanea Italiani), il Centro Pecci ospiterà l’opera Untitled, 1999 che sarà esposta fino all’8 dicembre 2019 in dialogo con altre due opere dell’artista.

8 novembre 2019 – 3 Maggio 2020
The Missing Planet. Visioni e revisioni dei ‘tempi sovietici’
A cura di Marco Scotini e Stefano Pezzato. Progetto di allestimento di Can Altay. Programma di performance a cura di Camilla Mozzato.
The Missing Planet è il primo di una serie di riallestimenti della collezione, pensati dalla direttrice Cristiana Perrella per rendere sempre disponibile al pubblico il patrimonio di opere del museo secondo percorsi tematici che ne approfondiscano i nuclei principali. Strutturati in vere e proprie mostre, ogni volta curate da un esperto invitato come guest curator e dal responsabile delle collezioni Stefano Pezzato, tali riallestimenti accostano alle opere di proprietà del museo dei prestiti da importanti collezioni private e pubbliche. Per The Missing Planet il curatore ospite sarà Marco Scotini che ha composto una ‘galassia’ delle principali ricerche artistiche sviluppate nelle ex repubbliche sovietiche, dalla Russia alle province baltiche, caucasiche e centro-asiatiche, dagli anni Settanta ad oggi, partendo dal vasto corpus di opere acquisite nella collezione del Centro Pecci in occasione delle mostre Artisti russi contemporanei nel 1990, Progressive Nostalgia nel 2007 e La fine del mondo nel 2016. Il progetto originale dell’allestimento è dell’artista Can Altay (Ankara, 1975), secondo la modalità di “appropriazione” e riconfigurazione  di lavori altrui attraverso l’uso di dispositivi architettonici che ne indirizzino la visione tipico della sua pratica artistica.

8 novembre 2019 — 2 febbraio 2020
Luca Vitone. Romanistan
A cura di Cristiana Perrella e Elena Magini
Mario Rizzi. Bayt – Casa
A cura di Cristiana Perrella
A novembre vengono presentati anche i due progetti vincitori della quarta edizione del bando Italian Council del Mibac: Romanistan di Luca Vitone (Genova, 1964) e Bayt – Casa di Mario Rizzi (Barletta 1962).
Romanistan di Luca Vitone è il racconto del viaggio compiuto da Vitone per ripercorrere a ritroso, da Bologna a Chandigar, il cammino di Rom e Sinti dall’India nord occidentale fino all’Italia. Sulle tracce di una migrazione, avvenuta tra l’VIII e il XIV secolo, l’artista approfondisce un interesse, quello per la cultura romaní, che è stato presente nel suo lavoro fin dagli anni Novanta. Accanto al film e all’installazione prodotti per l’occasione, la mostra presenterà una selezione di opere precedenti dell’artista legate al tema.
La mostra di Mario Rizzi, Bayt (“casa” in arabo), presenta la trilogia omonima di film, di cui The Little Lantern, prodotto grazie all’Italian Council, è il capitolo conclusivo dopo Al Intithar (L’Attesa, 2013)  e Kauter  (2014). L’intera trilogia contribuisce a dare una visione sensibile, profonda e complessa di temi quali l’identità femminile nel mondo arabo, il concetto di casa e di sradicamento, le spinte tra innovazione e conservazione che hanno percorso e percorrono il Mediterraneo.

Romanistan di Luca Vitone e The Little Lantern di Mario Rizzi sono progetti realizzati grazie al sostegno della Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del Ministero per i Beni e le Attività Culturali nell’ambito del progetto Italian Council (IV edizione, 2018)

INVERNO 2020
12 dicembre 2019 – 27 gennaio 2020
Fabio Mauri. Che cos’è il fascismo
Reenactment della performance a cura di Cristiana Perrella e Elena Magini
Una produzione di Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Studio Fabio Mauri, Accademia di Belle Arti di Firenze. In collaborazione con il Teatro Metastasio, Prato e Arti e Spettacolo, L’Aquila. Regia di Giancarlo Gentilucci
Prima 12 dicembre, ore 21.00
Repliche 15, 22 dicembre; 5-12-17- 24 27 gennaio

La storica performance, presentata per la prima volta nel 1971 a Roma e non più rappresentata dal 1997, prende spunto dal ricordo della visita di Hitler a Firenze nel 1938 e consiste nella ricostruzione dei ‘Ludi Juveniles’ organizzati per quell’occasione. Riproponendo una realtà aberrante con le stesse modalità seduttive del passato, l’opera crea una sensazione fortemente respingente per il pubblico.

febbraio 2020
Casa bella. Martino Gamper, Francesco Vezzoli e le ceramiche di Giò Ponti
A cura di Francesco Vezzoli
Casa bella. Martino Gamper, Francesco Vezzoli e le ceramiche di Giò Ponti, propone un dialogo tra le opere di Francesco Vezzoli e le ceramiche realizzate da Gio Ponti (Milano, 1891 – 1979) durante la sua collaborazione con la manifattura Richard-Ginori di Doccia (Firenze) di cui fu direttore. Francesco Vezzoli, Interessato da sempre all’analisi della storia del gusto borghese, al modo in cui le sue evoluzioni segnano passaggi fondamentali dell’epoca moderna, rivelandone in controluce aspetti psicologici profondi, si focalizza su un elemento “anomalo” dell’attività di Ponti, noto per il rigore quasi anticlassicista delle sue architetture. Le linee sinuose delle sue ceramiche, ma soprattutto i decori, appaiono infatti molto lontani dal razionalismo senza fronzoli dei suoi lavori architettonici. Nella mostra le ceramiche di Ponti saranno accostate a sculture di Vezzoli, di cui una parte realizzate appositamente per la mostra, in un allestimento progettato da Martino Gamper (Merano, 1971), designer e artista noto per il suo irriverente approccio ai grandi classici del modernismo.

PRIMAVERA-ESTATE 2020
aprile 2020-novembre 2020
Nella primavera del 2020 il Centro Pecci presenterà il secondo allestimento della collezione secondo i suoi principali nuclei tematici, affrontando la relazione che lega linguaggio, immagine, azione e suono nelle ricerche contemporanee. Prendendo avvio dal nutrito gruppo di opere (più di duecento) di poesia visiva che fanno parte del patrimonio del museo, anche grazie alla donazione di Carlo Palli, la mostra traccerà un percorso che dalle neoavanguardie degli anni Sessanta arriva all’attualità. 

Dal 2 aprile al 30 agosto 2020 Protext! a cura di Camilla Mozzato e Marta Papini Si dice che la prima azione di sabotaggio nei confronti di una macchina tessile da parte di un operaio avvenne nel 1779, alla vigilia della rivoluzione industriale. La storia è nota: Ned Ludd si accanì contro il telaio su cui stava lavorando, rendendo impossibile la produzione. Un gesto di protesta contro lo sfruttamento del lavoro che diede vita a un massiccio movimento di resistenza e coinvolse centinaia di persone in azioni di sabotaggio dei telai meccanici nell’Inghilterra del primo ottocento. Attraverso la più recente generazione di artisti, Protext! prende in considerazione il tessuto e le sue diverse declinazioni formali come pratica artistica trasgressiva, e ne esplora il ruolo in prima linea nei dibattiti critici su autorialità, identità queer e appartenenza, sulle modalità di produzione e il cambiamento ambientale, e come resistenza all’ordine costituito. Artisti in mostra (TBD): Diedrick Brackens (Mexia, Texas, US, 1989), Pia Camil (Mexico City,Mexico,1980), Otobong Nkanga (Kano, Nigeria, 1974), Tschabalala Self (New York, US, 1990), Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni,Italia, 1977), Vladislav Shapovalov (Russia, 1981), ΣΕΡΑΠΙΣ (Serapis), fondato nel 2014 da Serapis Maritime Corporation, GüneşTerkol (Ankara, Turchia, 1981).

Dal 21 maggio al 25 ottobre 2020
Simone Forti. Senza Fretta
A cura di Luca Lo Pinto
Senza Fretta è la prima grande mostra in Italia dedicata a Simone Forti (Firenze, 1935) artista, danzatrice, coreografa, teorica la cui opera fondamentale ha ridefinito la relazione tra corpo e oggetti, movimento e scultura. La mostra, curata da Luca Lo Pinto e sviluppata in stretta collaborazione con l’artista, la cui famiglia era originaria di Prato, si propone di offrire una panoramica dell’ampia gamma creativa che ha definito i suoi oltre 60 anni di attività, presentando, tra l’altro nella sua interezza la seminale serie dei Dance ConstructionsSenza Fretta è concepita come un grande paesaggio con uno speciale display progettato da Forti che esprime una cornice cronologica optando per una coreografia intuitiva, che mostra l’evoluzione naturale e lo scambio tra danza, film, disegno, suono e scrittura, in linea con la vocazione multidisciplinare del Centro Pecci.

Dal 21 maggio al 30 agosto 2020 Chinese Whispers. Generazione Next dalla Cina a cura di Cristiana Perrella Chinese Whispers. Generazione Next dalla Cina indaga una nuova generazione di artisti provenienti dalla Cina di oggi, ma anche artisti di origine cinese cresciuti altrove o che in Cina si sono formati, nati fra i primi anni ‘80 e la fine degli anni ‘90 e identificati da demografi, sociologi ed esperti di marketing occidentali come Generazione Y, Millennial Generation,Generation Next o Net Generation. Seguono le orme di una generazione di artisti–star affermatisi in un momento in cui l’arte cinese rappresentava per l’occidente ancora qualcosa di esotico, spesso esplorando la rivoluzione socio-politica della Cina post-Mao. In netto contrasto, gli artisti cinesi della Generazione Next, sono cresciuti in una Cina completamente diversa, aperta e globalizzata, e hanno beneficiato di un’istruzione superiore in tutti i campi sia in patria che all’estero. Gli artisti in mostra riflettono sui grandi temi mondiali, come l’impatto ambientale e sociale di una sempre più rapida urbanizzazione, l’implacabile crescita del digitale in un’epoca in cui tutto avviene online, ma anche la necessità di adattare tradizioni e tecniche antiche al linguaggio della tecnologia o la riformulazione dell’identità e del corpo umano.
 
Dal 24 settembre 2020 al 21 febbraio 2021
Chiara Fumai. Poems I Will Never Release
A cura di Francesco Urbano Ragazzi e Milovan Farronato
La fine dell’estate 2020 vedrà l’apertura della nuova stagione espositiva con un’ampia retrospettiva dedicata all’opera di Chiara Fumai. La mostra sarà l’occasione per analizzare e approfondire la pratica radicale dell’artista e avrà un ruolo decisivo nell’indagine di una personalità che ha contribuito a sviluppare sia i linguaggi della performance sia l’estetica femminista del XXI secolo.
Una co-produzione di Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato e Centre d’Art Contemporain Genève. In collaborazione con La Casa Encendida, Madrid e Kiosk, Ghent.

Dal 24 settembre 2020 al 21 febbraio 2021 Sister Corita Kent: Heroes and Sheroes a cura di Camilla Mozzato e Tommaso Speretta Il Centro Pecci ospita la prima mostra personale in Italia di Sister Corita Kent (Fort Dodge, Iowa, 1918–Boston,1986), suora della congregazione religiosa del Cuore Immacolato di Maria, artista, educatrice e attivista dellagiustizia sociale, che opera a partire dagli anni ‘50 in California.Il lavoro di Sister Corita evolve da figurativo e religioso fino a incorporare immagini pubblicitarie e slogan, test di canzoni popolari, versi biblici e letteratura, per diventare, a partire dagli anni ’60, sempre più rivolto ad unariflessione di protesta sulla povertà, il razzismo e l’ingiustizia.La mostra indaga sia la produzione artistica, con un’accurata selezione tra le oltre 800 edizioni serigrafiche, lemigliaia di acquerelli e le innumerevoli commissioni pubbliche e private, sia la figura politica di Sister CoritaKent attraverso la restituzione di una ricerca documentale, interviste, fotografie e materiali d’archivio.

Dal 5 novembre 2020 al 21 febbraio 2021 Le parole dell’arte, dalla poesia visiva alla post produzione. Opere dal Centro Pecci ed altre raccolte a cura di Stefano Pezzato Seconda mostra della serie ideata dalla direttrice Cristiana Perrella e dedicata ad approfondire temi, periodi e linguaggi della collezione del Centro Pecci, affidandone la cura a un esperto affiancato dal responsabile delle collezioni e archivi Stefano Pezzato.La nuova mostra sarà incentrata su decine di opere della collezione del Centro Pecci, dalle ricerche di Poesia Visiva donate al museo da Carlo Palli all’installazione di Barbara Kruger e alla recente opera neon di Martin Creed, integrandole con altre opere provenienti da importanti collezioni e istituzioni italiane e internazionali per comporre un’ampia ricognizione sull’uso molteplice e sperimentale delle parole da parte degli artisti contemporanei. Decine di lavori di autori italiani e internazionali copriranno un arco temporale dagli anni ’60 del XX secolo a oggi, decenni dominati dall’impiego di mezzi e tecniche di comunicazione avanzati, pervasivi e persuasivi sull’immaginario collettivo, compreso quello espressivo e artistico. In un periodo storico in cui l’arte si rivolge alla comunicazione per promuovere e diffondere se stessa, gli strumenti stessi del comunicare diventano modalità e oggetto della ricerca artistica: le opere in mostra intrecciano e contaminano il linguaggio visivo, testuale e orale, provocano e influenzano il pubblico, lo trasformano in lettore, auditore, interlocutore.In sintesi, danno voce diretta all’arte nell’epoca della comunicazione.

Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana – Viale della Repubblica 277 – Prato www.centropecci.it