Gerda Taro and Robert Capa, Cafe du Dome Paris, Fred Stein,1936.jpg

CAMERA, i grandi maestri

Il programma espositivo 2024 di CAMERA- Centro Italiano per la Fotografia riparte con tre mostre in contemporanea, Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore e la guerra, Ugo Mulas/ I graffiti di Saul Steinberg a Milano e infine Michele Pellegrino. Fotografie 1967-2023.

Negli anni Trenta è possibile reperire macchine fotografiche compatte e la fotografia diventa in certi casi un vero e proprio mezzo di sussistenza. La Guerra Civile Spagnola (1936-1939) è il primo campo di battaglia documentato da reporter. Per questa occasione molti giovani europei dallo spirito intraprendente partono per il fronte, spinti dal desiderio di esprimere le proprie idee antifasciste e dalla necessità economica. La grande mostra su Robert Capa (1913 – 1954) e Gerda Taro (1919-1937) ricorda il conflitto spagnolo in un racconto che si completa attraverso gli occhi dei due fotografi.

Gerda Tardo e Robert Capa, che a quel tempo si chiamavano Gerta Pohorylle e Endre Friedmann, sono due giovani ebrei rifugiati in una Parigi depressa. Si incontrano nella grande capitale e decidono di partire insieme per la Spagna, muniti di macchine fotografiche. È durante lo scontro che realizzano i loro scatti più iconici, Miliziano colpito a morte (1936) di Robert Capa e Giovane miliziana si allena sulla spiaggia di Barcellona (1936) di Gerda Taro.

Se le tue foto non sono abbastanza buone è perché non sei abbastanza vicino” afferma Robert Capa ed è proprio Gerda Taro la prima reporter a morire nel campo di battaglia, uccisa nel 1937 in una ritirata. La tragedia non dissuade Robert Capa che continua a documentare il conflitto sino al termine. Oggi è considerato uno dei più grandi fotografi di guerra, morto dopo aver calpestato una mina antiuomo in Vietnam nel 1954.

Gli scatti in bianco e nero testimoniano il dramma della guerra rendendo la l’eredità fotografica di Robert Capa e Gerda Taro un documento necessario per cercare di comprendere il presente. La mostra è cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi e sarà visitabile sino al 2 giugno 2024.

Dalla tragedia si passa allo spopolamento delle valli piemontesi, un fenomeno specifico del territorio che racconta una prospettiva globale. Michele Pellegrino (Chiusa di Pesio, 1934) condivide attraverso 50 fotografie le storie raccolte dagli anni Sessanta ad oggi della popolazione della montagna cuneese. La mostra, a cura di Barbara Bergaglio, documenta tradizioni ormai perse e sostituite dall’avvento del boom economico. La speranza di trovare una vita migliore a valle, o addirittura in città, ha portato lo spopolamento della montagna.

Michele Pellegrino riesce ad inserirsi naturalmente in questa realtà raccontando un mondo oggi dimenticato, svelando una parte della storia che appartiene alla regione. Le fotografie di Pellegrino lasciano trapelare il suo amore per la montagna, ritratta con pazienza e dedizione. Al centro dello spazio espositivo dedicato al fotografo cuneese è presentato il catalogo con le quattro fotografie utilizzate per l’Atlante artistico botanico della flora e del paesaggio del Nord Italia, progetto della dottoranda Alessia Venditti dell’Università degli Studi di Udine.

La terza parte della mostra, allestita nella Project Room di CAMERA, è dedicata a Ugo Mulas (1928-1973) e ai graffiti di Saul Steinberg (1914-1999) realizzati a Milano nel 1961. Le straordinarie decorazioni presenti nell’atrio della Palazzina Mayer non esistono più. L’unica traccia è la testimonianza fotografica di Ugo Mulas che su richiesta dell’artista americano documenta l’intera realizzazione del progetto. Il lavoro di Mulas è ancora più prezioso perché Steinberg lavora per la prima e ultima volta su intonaco fresco, raffigurando un mondo di personaggi e allegorie ispirate alla sua vita personale. Grazie a questo sodalizio artistico nutrito di stima e rispetto reciproco possiamo oggi ammirare, attraverso una quindicina di fotografie in bianco e nero, un’opera d’arte che sarebbe stata dimenticata. Le mostre di Pellegrino e Mulas saranno allestite fino al 14 aprile 2024.

CAMERA offre inoltre La storia della fotografia nelle tue mani un progetto di allestimento per la Manica Lunga dedicato a ricostruire le tappe fondamentali della fotografia. Da Point de vue du Gras (1826) il primo scatto della storia di Nicéphore Niépce fino all’immagine generata dall’AI di Papa Francesco con il piumino da trapper. La linea temporale, arricchita di storie e dettagli interessanti, diventa uno strumento per comprendere l’evoluzione di questo affascinante mezzo di espressione negli ultimi duecento anni.