placeholder

Bozzetti definitivi: Giuliano Cardella

Dal Canova a Giuliano Cardella di strada ne corre: bianco e compassato il primo – parlo ovviamente delle opere, non di chi le realizza – inquieto e coloratissimo il secondo. Entrambi, però, hanno questo in comune: sono grandi nei bozzetti. Così grandi che, nel caso di Giuliano, la creazione non parte dai bozzetti ma si conclude con essi, veri e propri “bozzetti definitivi”. Ne abbiamo discusso con l’autore.

placeholder

L’allegoria di un sogno: Alfredo Pirri a Rende

La Calabria non finisce di stupire. Il primo di gennaio alle 16.30, all’imbrunire, quando tutti, sonnecchiando, smaltiscono il cenone, a Rende, presso il Museo Bilotti, si inaugura un’opera di Alfredo Pirri, leggera come bolle di sapone. Ne abbiamo parlato col direttore del museo, il mecenate Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona.

placeholder

Situ Festival. A Biscari

L’unità d’Italia qualche danno lo ha fatto. Ai tempi dei Borboni, ad esempio, a nessuno sarebbe venuto in mente di cambiare il cognome della dinastia regnante per l’assonanza con “barboni”, né, tanto meno, di ribattezzare una cittadina, la ridente Biscari, per l’altrettanto evidente assonanza con un lemma in purissimo idioma fiorentino. Dopo l’unità, è accaduto. Uno studioso bischerino – o in qualunque altro modo lo si voglia chiamare – è riuscito a cancellare il toponimo del paese natale, inventandosi di sana pianta il passaggio in quelle terre di uno scudiero virgiliano. Da allora in avanti Biscari si chiama Acate. E tuttavia la storia non perdona: chi cerchi Acate sui media, si imbatte subito nella strage di Biscari, non di Acate, uno dei massacri più efferati compiuti dagli americani durante il secondo conflitto mondiale, o in qualche descrizione del castello dei Principi di Biscari. In questi siti affatto anonimi, anzi carichi di storia, si è svolto dall’1 all’11 settembre scorsi SITU Festival, una residenza site specific dedicata alla ricerca sull’identità dei luoghi, curata dall’artista/curatore/personaggio immaginario Giuseppe Stornello. Ne abbiamo discusso con gli organizzatori.

placeholder

Lo sguardo umano: Salvo Bonnici

Davanti a un’opera d’arte, non possiamo rimanere neutrali. Se è un’opera che ha a tema la violenza, non siamo mai solo le vittime, né solo i persecutori. La reinventiamo a ogni nostro sguardo: come recita il titolo dell’ultima mostra di Salvo Bonnici, organizzata dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, “Io siamo noi” (Galleria Civica d’arte contemporanea di Palazzo Moncada, Caltanissetta, 17 dicembre 2022-28 gennaio 2023, a cura di Antonio Vitale). È proprio questa coralità, questa partecipazione universale al dolore causato dalle guerre del passato e del presente, la “speranza nella ferita” cui si riferisce il sottotitolo dello stesso evento; la possibilità, che l’arte concede a chi la guarda, di riessere umani.

placeholder

A fior di pelle: Angela Ghezzi

Di solito a fior di pelle si hanno i nervi. Ma l’espressione, a ben vedere, sottintende un tremore, un senso erotico, carnale. Così almeno la hanno intesa i sei artisti invitati da Angela Ghezzi, gallerista italiana di origine e parigina di adozione, nell’ultima mostra che ha curato presso l’Istituto Culturale Italiano di Rue de Varenne (Salvatore Alessi, Marco Cornini, Daniele Galliano, Alessandra Maio, Leo Ragno, Samantha Torrisi, A fleur de peau, 22 novembre 2022-27 gennaio 2023). La abbiamo intervistata sul suo lavoro curatoriale e sulle analogie/differenze tra Italia e Francia.

placeholder

L’inizio di ogni giorno Camilla Marinoni

Ho conosciuto Camilla Marinoni quest’estate. Ci siamo incontrati a Palermo, in occasione di una mostra – ex voto – di cui ero il curatore generale, ma che ospitava al suo interno altri progetti. Quello che coinvolgeva Camilla, Luce, a cura di Valerio Dehò, rifletteva sul simbolismo della luce attraverso dipinti e installazioni. Il lavoro di Camilla, realizzato a partire da materiali reperiti sul luogo, non poteva essere più suggestivo. In una stanza ormai senza pavimento di Palazzo Costantino – le piastrelle, preziose maioliche, erano state sottratte da ladri che, strappandole, non erano andati per il sottile, producendo tanti cocci – Camilla ha disposto, come fosse un sudario, un telo dorato e riflettente, su cui ha pazientemente rimontato, frammento dopo frammento, una porzione di decoro. Il tutto risultava illuminato da un faro che, “bagnando” di luce il pavimento rifatto, lo sollevava idealmente sino al cielo. In sottofondo, si sentivano parole di Hannah Arendt e suoni suggeriti dal luogo. Dopo questa esperienza, l’istallazione – L’inizio di ogni giorno – è stata selezionata da una call nazionale ed è diventata itinerante. Ne abbiamo discusso con l’autrice.

placeholder

Dinamismo di un giocatore di Basket: Piskv

L’originalità dipende essenzialmente dallo stile. Lo dimostra il lavoro di Francesco Piscu, in arte Piskv: street artist non particolarmente nuovo quanto ai soggetti trattati, ma efficacissimo per la sua capacità di rendere, con armonie cromatiche e tagli dirompenti – una sorta di cubofuturismo in formato gigante – il dinamismo della postmodernità.

placeholder

Se ogni giorno fossi lieve: Samantha Torrisi

In Italia ci sono almeno due Samantha: la prima, Astro Samantha, non si stanca di guardarci dalla sua nave spaziale; la seconda, siciliana, il cui cognome è lo stesso di una marca di caffè, non disponendo di razzi e supporti vitali, ci osserva da un luogo altrettanto inaccessibile: un nebbione padano. Un po’ strano, a pensarci bene, per chi, come Samantha Torrisi, viva e lavori a Giarre, alle pendici del Vulcano. La abbiamo intervistata in margine alla sua ultima, poeticissima mostra “Se ogni giorno fossi lieve” (Catania, Carta Bianca, 21 ottobre-19 novembre 2022).

placeholder

La bellezza che popola gli spazi: Alessandro De Lisi

Alessandro De Lisi è il curatore impegnato che, in piena emergenza sbarchi, ha portato un Caravaggio in gita a Lampedusa, gli Uffizi a Casal di Principe, in una villa confiscata a un killer di camorra, e, alla presenza del Presidente della Repubblica, ha inaugurato una mostra di sculture prima nell’Aula Bunker poi al Palazzo dei Normanni di Palermo. L’ho incontrato a Roma il 31 ottobre scorso all’Acquario Romano in occasione della prima giornata nazionale Giovani e Memoria, dove invece ha portato, in rappresentanza della Fondazione Falcone, due opere che erano state presentate lo scorso maggio a Palermo per il trentennale delle stragi di mafia: l’Albero dei Tutti di Gregor Prugger e il Trionfo della Memoria di Peter Demetz.

placeholder

Una giornata particolare

La mostra di Guglielmo Manenti “Pasolini. La rabbia” va a Scicli a Palazzo Spadaro dal 30 ottobre al 12 novembre 2022. Per l’occasione, l’autore ha preparato una serie di tavole che ricordano un viaggio di Pasolini a Scicli nel 1959.

placeholder

Io è un altro: Francesco Scialò

Ho vissuto vari anni a Milano e, incredibile a dirsi, ho conosciuto milanesi nati a Milano da genitori milanesi figli di milanesi: oltre non ho avuto il coraggio di cercare. Nei loro discorsi la mia Sicilia era una terra, diciamo, misteriosa. Qualcosa di paragonabile alle carte medievali del continente africano con la scritta Hic sunt leones. Tutto questo per dire che, per i miei conoscenti, l’Italia finiva a Reggio di Calabria. Dove insomma dovrebbe sorgere, secondo una fantasia o miraggio ritornante, il ponte sullo stretto, si ergono invece le Colonne d’Ercole: alte e maestose come i Bronzi di Riace, o i Giganti di Numenor ne Gli anelli del potere. Forse in ragione di questa responsabilità morale – essere gli ultimi rappresentanti del paese della cultura ai confini del caos – forse perché, come accade quando si rovescia di botto una bottiglia, il liquido si accumula all’altezza del collo, a Reggio, e in generale in Calabria, l’ambiente artistico è folto e variegato. Ci sono tanti artisti, mi confidava un amico, quanti sono gli alberi del bosco della Sila. Alcuni secolari. Fermandomi, più modestamente, agli autori contemporanei, ho intervistato Francesco Scialò, già direttore dell’Accademia di Reggio, performer, scultore e artista concettuale.

placeholder

Francesco Trovato: l’approccio immaginale

I surrealisti, come ci ha insegnato una recente mostra veneziana, si consideravano sovente alchimisti, stregoni o visionari, interpretando la pittura come una magica ri-creazione del reale. Francesco Trovato, che inizia il nostro colloquio citando Novalis, non è certo un’eccezione. E tuttavia i suoi lavori, più che all’occultismo, guardano alla psicologia, più che ai classici del Surrealismo, alle scenografie di Alien, più che alla trascendenza, a quel mondo invisibile e impalpabile che è allo stesso tempo origine e copia del reale che i filosofi – Corbin in testa – sono soliti chiamare “Immaginale”.