A. Scaccabarozzi, Ovvietà delle misure - poetica delle distanze, 1979. Galleria Clivio, Parma

Arte Fiera Bologna, si conclude la 46° edizione

Quest’anno Arte Fiera Bologna ha contato la presenza di 50 mila visitatori, in linea con le edizioni pre-COVID e in netto recupero rispetto alla criticata edizione del 2022. Si è notato con piacere il ritorno al periodo tradizionale negli storici padiglioni, il 25 e il 26, diretti dal collezionista Enea Righi in qualità di Managing Director e dal Direttore Artistico Simone Menegoi.

Merita sottolineare alcuni punti positivi e altri negativi di questa edizione, per tentare di descrivere al meglio l’atmosfera attualmente percepita nel mondo dell’arte italiana.

In linea di massima, quasi tutti gli stand mostravano una buona curatela e allestimenti, il più delle volte, innovativi e inediti. Si sono potuti ammirare pezzi dalle dimensioni molto importanti e spesso di artisti storicizzati, con oltre un secolo di storia ma conservati in condizioni ottimali. In particolar modo, nel padiglione 26, i grandi nomi della storia dell’arte occupavano le pareti degli stand, uno accanto all’altro, offrendo al pubblico la visione continua della bellezza.

Purtroppo, non si è intravisto ancora un cambio generazionale nel padiglione 26, sintomatico del timore delle gallerie a osare e presentare artisti viventi e originali nell’attuale momento storico. Questo è dovuto in larga parte alle precarie condizioni economiche italiane che indeboliscono il collezionismo, grave problema che i galleristi devono affrontare. La paura di non vendere porta come conseguenza quella di presentare in moltissimi stand sempre gli stessi nomi che vengono venduti in larga quantità ma che saturano presto il mercato e successivamente svalutano le quotazioni degli artisti in questione.

Gli artisti mid-career sono stati poco rappresentati, spesso perché difficili da comprendere, spesso perché presentano quotazioni pari agli artisti più anziani e già storicizzati. Per quanto riguarda il padiglione 25, si vedeva invece una maggiore volontà di osare che però presto è crollata nella confusione. Pittura, scultura, fotografia, video arte e performance non sono apparsi ben distribuiti e di sovente, nomi di artisti storicizzati sono stati visti accanto a giovani emergenti sconosciuti senza un apparente e chiaro legame concettuale.

A ogni modo, alcuni stand si sono distinti rispetto ad altri per vari fattori che meritano di essere analizzati.
Partendo dal padiglione 26, la galleria Il Ponte ha avuto il coraggio di presentare il solo show di un artista della qualità di Venturino Venturi. Scomparso nel 2002, non raggiunge tuttavia la notorietà che uno scultore e pittore della sua sensibilità meriterebbe. Lo stesso Lucio Fontana, alla fine degli anni ’40 lo invitò ad aderire al Manifesto Spazialista.

La Galleria Giraldi si è distinta per il solo show dedicato al maestro analitico Pino Pinelli in collaborazione con l’archivio dell’artista, mentre la Galleria Armanda Gori con la curatela di Bruno Corà ha presentato la bipersonale Giuseppe Uncini ed Enzo Cacciola con la collaborazione dell’archivio Uncini.
La Progettoarte elm, nonostante il piccolo stand è riuscita a renderlo molto equilibrato e ben allestito presentando tra le altre, sculture di Giuseppe Spagnulo e Giò Pomodoro.
L’ABC-ARTE, si è nettamente distinta per le meravigliose terrecotte di Nanni Valentini, oltre a presentare le fotografie di Michele Zazza e alcuni lavori di Jerry Zeniuk e Tomas Rajlich.
La Dep Art Gallery ha presentato un raffinato allestimento con opere tra gli altri di, Wolfram Ullrich, Mario Nigro, Salvo ed Emilio Scanavino.
La CopettiAntiquari Art Gallery stupisce per la coraggiosa e ben riuscita scelta di privilegiare la scultura, in Italia molto difficilmente valorizzata sul mercato. Si sono potute ammirare, stupende opere di Dino e Mirko Basaldella, Alik Cavaliere e Pinuccio Sciola.
La Galleria Gasparelli si è distinta per il solo show su Giacinto Cerone tra disegni e ceramiche.
Da FerrarinArte spiccava una innovativa istallazione delle opere di Paolo Masi, oltre a delle splendide tele di Claudio Olivieri.
Da Cortesi Gallery si potevano ammirare opere di Giuseppe Santomaso, Turi Simeti, Agostino Bonalumi e le fotografie della giovane Lucrezia Roda.
Mazzoleni e Tornabuoni sono stati senza dubbio all’altezza della loro fama con due stand importanti e con opere e nomi storicizzati da Burri a Fontana.

Passando al padiglione 25, impossibile non citare la galleria de’Foscherari con le significative opere di Mario Ceroli, venuto a installarle in prima persona per l’occasione. Inoltre, si potevano ammirare tra gli altri i lavori di Germano Sartelli, Sophie Ko e Gilberto Zorio.
Presso la Galleria Poggiali, potenti le opere di Arnulf Rainer e Claudio Parmiggiani mentre da RossovermiglioArte spiccavano opere di Nunzio, Alberto Garutti, Marco Gastini, Paolo Icaro e altri nomi, installate in un piccolo stand ma curato nei minimi dettagli.
La P420 Gallery ha presentato un bellissimo allestimento con le opere di Pieter Vermeersch.

Per quanto riguarda la fotografia, si è distinta la galleria Montrasio Arte di Milano, con opere di Lisetta Carmi, raffinate e sensibili fotografie di Nicole Weniger e Angelika Platen con gli splendidi scatti a Walter De Maria.

Il reparto editoriale si presentava molto ampio con le migliori riviste del settore. Inoltre, molte sono state le premiazioni, performance e presentazioni all’interno del programma fieristico.

Una fiera ricca, ampia e variegata che si rilancia sugli standard a cui ci aveva abituato prima della pandemia.