Alinka Echeverría, Apparent Femmininity/Femminilità apparente, 2020 Ada, veduta dell'allestimento / installation view © Alinka Echeverría

Alinka Echeverría vince il MAST Photography Grant

Alinka Echeverría è la vincitrice della sesta edizione del MAST Photography Grant on Industry and Work il concorso biennale promosso da Fondazione MAST per i fotografi esordienti incentrato sul tema dell’industria.

L’artista, di origine messicano-britannica, nel suo progetto Apparent Femininity (Femminilità Apparente) recupera informazioni preziose per gli studiosi di cinema e gli esperti di informatica. La Echeverría, infatti,  ricorda figure e personalità dimenticate che hanno operato agli albori dello sviluppo di queste discipline contribuendo al loro progresso.

La ricerca storico disciplinare eseguita da Alinka Echeverría colma un vuoto nella memoria del passato che riguarda campi del sapere considerati di primo piano nella cultura contemporanea. Le figure tristemente assenti nella storia di queste due discipline sono ancora una volta personalità femminili. Sono esattamente Grace Brewster Murray Hopper (1906-1992), militare americana e informatica pioniera del computer e la matematica Ada Lovelace (1815-1852) considerata da molti la prima programmatrice. 

Alinka Echeverría rende inoltre omaggio alle numerose donne della classe operaia, rimaste  anonime, alle quali, nei primi decenni di sperimentazione in campo cinematografico, era affidato il montaggio delle pellicole.

Il progetto Apparent Femininity, composto da tre opere di grandi dimensioni,è esposto nella MAST PhotoGallery assieme ai lavori degli altri quattro finalisti del MAST Photography Grant on Industry and Work, in una mostra a cura di  Urs Stahel.

Gli altri autori selezionati sono artisti provenienti da varie parti del mondo come Chloe Dewe Mathews, Maxime Guyon, Aapo Huhta e Pablo López Luz. Le opere di tutti gli autori sono state realizzate appositamente per lo spazio espositivo del MAST. 

Il tema Industria, Società e Territorio con il quale si sono misurati tutti gli artisti partecipanti, fa estendere la riflessione di questi ultimi su realtà come quelle del mercato globale e del progresso tecnologico presentandone l’impatto  sugli ambienti del nostro pianeta e sulle società che lo abitano.

I cinque autori pongono dunque l’accento su questioni che caratterizzano qualità e modello di vita delle società contemporanee come quelle dell’intelligenza artificiale applicata ad attività fino ad oggi svolte dall’uomo,  del degrado ambientale, dell’omologazione sociale.  

L’autore finladese Aapo Huhta, ad esempio,ci fa proiettare nel cuore di un universo distopico dove le convenzioni, i pregiudizi e i cliché più retrivi sono utilizzati come valori di riferimento da macchine al servizio di governi e di aziende. Aapo Huhta ci avverte su come l’antiprogressismo può diventare il criterio fondante di programmi informatici che svolgono attività di gestione delle anagrafiche, di recruitment, di controlli di pubblica sicurezza.

L’opera realizzata da Aapo Huhta, dal titolo In Sorrow? Very Unlikely (Tristezza? Molto improbabile),  è costituita da una selezione di foto tratte da proprio archivio personale e sottoposte a programmi di riconoscimento delle immagini a disposizione del grande pubblico. L’artista vuole ricordarci come le prestazioni offerte dall’intelligenza artificiale si fondano sul processo di autoapprendimento da parte della macchina. Tale processo è conseguito mediante la progressiva elaborazione dei dati delle antecedenti attività, oppure attraverso la gestione di smisurati archivi. 

La studiosa Anna-Kaisa Rastenberger ricorda, in merito a questo tema, come i valori di bellezza e stile, ad esempio, siano spesso associati dalle AI all’immagine di donne giovani, magre, abbigliate con marchi transnazionali.

For a Few Euros More (Per qualche euro in più) èil titolo del progetto realizzato dall’artista inglese Chloe Dewe Mathews. Il lavoro di Chloe Dewe Mathews, vuole evocare il film di Sergio Leone Per qualche dollaro in più, realizzato nel 1965. L’artista ricorda il regista italiano, più volte presente nella Spagna meridionale durante la sua carriera, per sottolineare il ricorso alla narrazione quale fondamento del proprio lavoro. For a Few Euros More è un progetto composto da foto e video dove sono presentate tre realtà distinte all’interno di uno stesso territorio, identificato  con l’area che circonda la città di Almerìa, nella Spagna meridionale. Ciascuna di queste realtà è emblema di un’attività  che ha caratterizzato l’economia di quella precisa zona geografica nel corso di epoche diverse. Solo la narrazione può costituire un raccordo tra i vari paesaggi ripresi da Chloe Dewe Mathews. È così che Maruf, lavoratore stagionale immigrato, fa da guida all’interno del cosiddetto “mare di plastica”: 40 mila ettari di tunnel in polietilene  che costituiscono, oggi, la più grande serra del mondo. Lo stesso Maruf nelle aree vicine si muove tra i resti della miniera abbandonata a metà dello scorso secolo e sul set utilizzato molti anni fa per girare i film Spaghetti western. 

Guardando le vetrine di negozio documentate da Pablo López Luz nella serie Baja Moda (Bassa moda), ci sorprendiamo a scoprire come proprio attraverso la moda ci si possa opporre ai dettami dell’omologazione e alla pressione dei marchi che distribuiscono la loro merce su scala globale. L’artista messicano, nato in una terra dove gli indigeni costituiscono una parte ampia di popolazione indaga da anni il tema dell’identità culturale. Pablo López Luz studia la sovrapposizione di valori e consuetudini provenienti dal mondo occidentale sul sostrato culturale delle civiltà locali.

L’artista messicano in quest’opera documenta vetrine allestite con gusto atipico per chi è abituato alla presentazione degli indumenti alla moda prodotti per il mercato internazionale. Nella “chiusura” e nella visione conservatrice di piccole comunità, l’artista legge una fiera resistenza alla delocalizzazione della produzione e in generale ai modelli economici dominanti nel resto del mondo. 

L’uniformarsi dei valori estetici, tra popoli e individui, nell’era del capitalismo globale ci viene mostrato dal francese Maxime Guyon nelprogetto Aircraft. Le foto presentate dall’artista ritraggono strutture elettroniche e meccaniche che costituiscono l’anatomia di numerosi aeroplani.  Ciascuno di questi elementi è restituito dall’immagine fotografica con asettica perfezione. 

Milo Keller definisce queste foto “iperrealistiche” per la resa impeccabile dei soggetti e per l’eccellente messa a fuoco estesa a ciascun dettaglio. Keller pone l’accento anche sulla dimensione “sospesa” nella quale queste strutture tecnologiche sembrano immerse. Non è possibile infatti scorgere in esse alcuna ambientazione, alcuna indicazione di tempo e  luogo. 

Nel riferirsi a una cultura visiva piatta, omologata, Guyon permette all’artista e alfotografo pubblicitario di agire all’unisono. L’autore francese infatti, nell’intento di seguire la propria poetica, sceglie di adottare, nei lavori personali, il medesimo approccio che segue nel lavoro di pubblicitario al servizio dell’industria.