Andrea Carnemolla, Autoentropia. Da Segno #7, 1978

Addio ad Andrea Carnemolla

Andrea Carnemolla nato a Chieti nel 1939  è stato negli ultimi decenni del ’900 una delle voci più interessanti della pittura abruzzese a livello nazionale. Ha vissuto parte della sua vita a Iraklion di Creta dove ieri 27 agosto 2024 ha raggiunto le braccia della madre in Cielo.

Correvano gli anni ‘80 e nella città di Bari in una galleria, famosa per serietà, il “Centro sei“ diretta da Nicola De Benedictis incontrai per la prima volta un Artista che riconobbi subito come un Maestro: Andrea Carnemolla di cui mi aveva parlato Lucia Spadano direttrice della Rivista “Segno“ di Pescara, con la quale ho collaborato intensamente per oltre trenta anni facilitando la divulgazione della stessa Rivista nelle nostre regioni.

Lucia, sempre nel mio cuore, mi era stata presentata da Marilena Bonomo e per questa mostra dal titolo “Gli specchi di pietra” mi aveva telefonato chiedendomi di scrivere una recensione. Osservai bene la mostra e scrissi un primo testo per questo Artista che sempre ha rappresentato la grande tradizione pittorica abruzzese: da Cascella a Michetti e così via discorrendo.

Nel libro scritto insieme a me dal titolo “L’Oscuro la Luce”, Edizioni Tracce l’Artista–Scrittore in premessa afferma “Il primo incontro con Santa Fizzarotti Selvaggi avvenne alla Galleria Centro Sei di Bari in occasione di una mia mostra con di un suo intervento. Il fatto ha poca importanza dal momento che, spesso, l’ “oblio” di un particolare sottolinea la “verità” dell’incontro. In un periodo dove il “sistema dell’ arte” s’era già caratterizzato come gerarchia che poneva al vertice il mercato, quale momento primo della comunicazione, io e Santa abbiamo ubbidito all’ antica regola della parola e dell’ascolto. Alternandosi fra l’ironia ambigua dell’oracolo ed il silenzio della Sfinge lei mi ha guidato nell’attraversamento dei deserti dell’arte, con l’attenzione tipica di chi si prende cura dell’altro. D’oasi in oasi la condizione transferale mi ha permesso di restituirle il favore, almeno spero. Per molto tempo lo scambio s’è mosso come nel tetragramma della musica gregoriana quando alla domanda segue l’antifona in un attraversamento inesorabile e senza pause. Il “Punto di Flesso” della storia, però, avvenne quando Santa Fizzarotti Selvaggi decise di farmi incontrare gli dèi.
Immaginare una mostra come  “Le Sorgenti dell’Arte” lì a Creta, ad Hiraklion dove ora vivo, fu l’eroico tentativo di ricondurre l’ Arte alla sua condizione originaria ed atemporale. Una cosa è certa: il mio lavoro d’artista ed il mio destino di uomo da allora sono mutati”.

E continua ricordando che il cosiddette destino ”ci ha ricondotto nel luogo reale dell’ altro incontro, sulle rive del mare di Falassarna dove l’orizzonte c’illude di poter toccare le stelle. E forse lì, fra respiri antichi, lune, soli, canneti e trasparenze di cristallo la Pittura ha sentito il bisogno di tornare alla Parola per via dell’ incanto e lo stupore. (omissis) Io ho cominciato ponendo timide domande e poi mi sono accorto che le risposte, lungi dal chiudere il discorso, ponevano altre domande e Santa, che come le Sirene conosce il mistero dell’ ascolto e del silenzio, mi ha riconsegnato il coraggio di decidere fra la vita e la morte.“

A Falassarna sulla terrazza di Petalida con sua moglie Kieti e mio marito Francesco contavamo le stelle mentre Andrea in modo giocoso di autodefiniva “Marchese di Plakures“ chiamando me “La principessa della valle della Luna”, quella Luna che rappresentava il materno e che egli amava tanto. Nella mia prefazione al su citato lavoro scrivo: “A Creta ancor oggi aleggiano le immagini della  nostra giovinezza, lo splendore dei colori, la meraviglia dell’alba, le sabbie roventi e fredde dell’eclissi del 1999, il mistero della notte, la voce impetuosa e suadente del Vento, l’inquietudine del tramonto.
È a Falassarna  che vorremmo sempre tornare, ma  forse da Falassarna non siamo mai andati via. A Falassarna dal mare di cristallo e dagli astri di diamante in notti d’estate. Ed è la poesia  che, coniugando  dimensioni diverse in un unico straordinario discorso, compie questa  magia. Quella Parola che trova la sua origine nelle acque della beatitudine e il principio nel fondo dell’universo mentre dalle Tenebre lascia sgorgare la  Luce. Quella Luce in cui tutto può rinascere.” E il grande Benito Sablone afferma convinto: “Andrea e Santa non intendono prevalere l’ uno sull’ altra o viceversa, bensì, muovendosi su percorsi paralleli, cercano di amplificare i concetti e le illuminazioni che scaturiscono nel momento stesso della scrittura senza scalfirne la purezza.“

In nostro è stato davvero un  sodalizio artistico. culturale estremamente intenso, ma non seguito purtroppo  da alcuni nostrani critici e storici di Puglia. Invero il livello di Andrea era molto elevato: un intellettuale estremamente colto, aveva studiato alla Nunziatella e nelle sue notizie biografiche sul Web si legge: Studia a Napoli seguendo un indirizzo scientifico e questo segnerà profondamente il carattere della sua ricerca, sempre tesa a fondere arte e poesia con i più complessi fenomeni della conoscenza contemporanea. 
Dal 1968 partecipa a varie rassegne in Italia ed all’estero. Vince numerosi premi ed è invitato ad esporre presso importanti gallerie italiane. 
Dal 1978 hanno inizio le sue ricerche sulle prospettive “anamorfiche” e viene invitato a partecipare ad una mostra dal titolo “L’altro Occhio di Polifemo” presso la “Galleria D’arte Moderna” di Bologna; la mostra indaga sui fenomeni della distorsione ottica sia dal punto di vista estetico che da quello psicoanalitico e scientifico. L’intervento di Carnemolla ha come titolo “Panentropia dell’angolo”. 
Nel 1980 si reca a Parigi dove incontra il celebre iconologo Jurgis Baltrusaitis il quale, presa visione delle sperimentazioni di Carnemolla sull’Anamorfosi, decide di aggiornare il suo famoso saggio sulle “Prospettive Depravate” aggiungendo alla nuova edizione le ricerche contemporanee. 
Appena un anno dopo, le “Officina Edizioni” di Roma pubblicano “Anamorfosi: Evasione e Ritorno”, dove compaiono saggi critici di Eugenio Battisti, Andrea Carnemolla, Raymon J. Masters, Filiberto Menna ed un’introduzione di Jurgis Baltrusaitis. 
I suoi studi sull’Anamorfosi, che affrontano le problematiche simboliche del tempo e dello spazio, lo portano a tenere alcune conferenze sul tema: tra le più importanti ricordiamo quella tenutasi presso l’accademia di belle arti di “Brera” (Milano).

Insieme a Lucia Spadano ho seguito tutte le mostre e gli interventi  di Andrea Carnemolla come quello  alle Mura Aureliane a Roma, le rassegne a Pescara con l‘ausilio del noto gallerista Cesare Manzo. Il suo discorso sulle Anamorfosi divenne ancora più interessante dopo il suo avvicinarsi alla cultura psicoanalitica.
Così infatti si legge sul Web: Nel 1982, la dott/ssa Santa Fizzarotti Selvaggi: psicoterapeuta, critico d’arte e poetessa, candidata al Premio Nobel per la Letteratura, come da notizie di stampa, invita Carnemolla a partecipare ad alcuni seminari d’arte e psicanalisi. Da questo momento la Fizzarotti seguirà costantemente il lavoro dell’artista, prendendolo spesso come punto di riferimento per le sue analisi critiche. 
Nel 1992 vince il primo premio di pittura “Francesco Paolo Michetti”. 
Dopo la mostra “Le Sorgenti dell’Arte” presso il Castello Veneziano d’Iraklion – Creta (1985) , Carnemolla frequenta spesso l’isola di Creta dove si trasferisce intorno al 1995. 
Nel 1997 presenta le sue opere presso la “Pinacoteca Comunale di San Marco” (Iraklion) in una mostra personale dall’ emblematico titolo “Il Ritorno di Icaro”. Sempre ad Iraklion fonda il centro culturale “Punto di Flesso” dove, insieme all’artista Kostantino Dolapsis Krassanakis, lavora, organizza mostre, performance, conferenze ed attività culturali. 
Nel 2005 l’editore “Schena” di Fasano- Brindisi pubblica “Lo Sguardo di Epimenide”: opera letteraria in cui Andrea Carnemolla, espone, approfondisce e sviluppa la sua complessa ricerca che si inscrive tra scienza e arte.”  E nel ricordare Andrea Carnemolla, rinato oggi al Cielo e la straordinaria Lucia Spadano termino, al momento, questo doloroso ricordo con un breve nostro dialogo in versi:

Andrea: Quante volte ho visto l’alba sul mare
ed ho pregato per un giorno migliore.
Ma quando è
la luna a sorgere dall’acqua s’arresta ogni preghiera…
L’infinito è Silenzio.

Santa: Quante volte ho visto il tramonto sul mare
e ho sperato in un’alba più chiara.
Ma quando è il sole a sorgere dall’acqua
la mia anima svanisce nella luce.
L’infinito è Melodia.

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