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Luca Beatrice
Luca Beatrice. Foto Daniele Ratti

Addio a Luca Beatrice

È scomparso oggi pomeriggio il critico d’arte Luca Beatrice. Già curatore del Padiglione Italia alla 53ma Biennale d’Arte di Venezia ed ex presidente del Circolo dei lettori di Torino, si è spento all’ospedale delle Mollinette a 63 anni.
Riproponiamo l’intervista di Maria Letizia Paiato, pubblicata lo scorso marzo sul numero 295 della rivista Segno, in occasione della sua nomina a presidente della Quadriennale di Roma.

È notizia dello scorso 7 febbraio, come recita il decreto firmato dal ministro Gennaro Sangiuliano, la nomina di Luca Beatrice a Presidente della Quadriennale di Roma, che subentra a Umberto Croppi, scaduto il mandato del Cda lo scorso agosto 2023. Una nomina che arriva tardi ma che rappresenta una bella novità per il mondo dell’arte. Una nomina che lascia aperte possibilità d’indirizzo diverse rispetto a quelle del suo predecessore. Scelte di campo chiare e decise com’è nello stile di Beatrice che, nel corso della sua carriera, ci ha abituato a mostre, eventi, iniziative, e progetti editoriali dalle identità ben definite, spesso e volentieri provocatorie, ma sempre dirette al cuore di questioni cruciali fra storia e contemporaneità, come ci si dovrebbe attendere da un critico d’arte che la ‘critica’ la pratica davvero.

Non manca molto a questa storica istituzione per compiere cento anni. Nata nel 1927, in particolare grazie all’intervento di Cipriano Efisio Oppo, all’epoca deputato al Parlamento del Regno e dirigente del Sindacato artistico, con l’obiettivo di riorganizzare la proposta espositiva italiana, la Quadriennale si propone di riportare l’attenzione nella capitale dopo le esperienze delle Biennali romane del 1921, ’23 e ’25, ma anche e soprattutto si struttura come risposta alla proposta veneziana aperta all’arte internazionale. Dalla prima esposizione del 1931 fino alla XVII del 2020/2021 la formula organizzativa non è mai pressoché mutata, una grande e importante mostra a livello nazionale con premi e acquisizioni, azioni finalizzate a sostenere la ricerca e il mercato italiano. Una grande mostra a Palazzo delle Esposizioni, tranne che in alcuni e rari casi in cui fu spostata alla Galleria Nazionale ad esempio, o sciolta in più mostre come accade negli anni Settanta, la Quadriennale sin dalla sua nascita ha sempre rappresentato un importantissimo appuntamento con il meglio dell’espressione creativa del nostro Paese, oltre che della ricerca, della critica e della storia dell’arte. Sono migliaia i nomi delle artiste e degli artisti che si sono avvicendati nel corso di questo secolo, così i critici e i curatori che hanno dato il proprio apporto intellettuale alla storia dell’arte del Novecento, fino a quella più attuale, non solo attraverso le mostre ma anche i progetti di ricerca e quelli editoriali.

Nuovo Presidente, nuove vedute, cosa succede adesso? Lo abbiamo chiesto direttamente a Luca Beatrice che in poche e sintetiche risposte ha chiarito immediatamente la propria prospettiva.

Che impronta darà alla Quadriennale come suo nuovo Presidente? Considerando la sua esperienza curatoriale, la sua profonda conoscenza dell’arte contemporanea? E in particolare quella italiana?

La Quadriennale è una storica istituzione che nasce con la prospettiva di indagare e mettere al centro della propria ricerca l’arte italiana. Va rispettata questa natura che è quella che la distingue dalla Biennale di Venezia, ma ciò non significa abdicare dall’idea di un dibattito che va intessuto oltre i confini nazionali. Venezia forse si occupa anche troppo poco dell’arte italiana perciò è importante che la Quadriennale recuperi con grande forza questo suo centro. Quindi è necessario concentrarsi sulla mostra del 2025 che dovrà mostrare tutta la forza dell’arte italiana riportando anche il pubblico a essere protagonista. Infine, la data è congeniale a fare un primo bilancio dello sviluppo dell’arte italiana dal 2000 ad oggi, perciò la mostra dovrà indagare gli accadimenti di questi primi 25 anni del XXI secolo.

Come sarà la mostra del 2025? Ha individuato un direttore artistico?

Innanzi tutto immagino una grande e importante mostra per la quale c’è necessità di muoversi in fretta. Il tempo è breve e il 2025 è alle porte. Non credo assolutamente nelle direzioni artistiche, quanto invece nei team curatoriali. Sto, infatti, lavorando a una rosa di nomi, non moltissimi, ma di generazioni diverse. Quest’ultimo è un dato importante perché sguardi da prospettive ed età differenti offrono l’opportunità di avere una proposta curatoriale dall’identità chiara e completa capace di osservare scenari eterogenei.

Non crede nelle direzioni artistiche, cosa pensa pertanto di questa figura, introdotta di recente nella Quadriennale, di Gian Maria Tosatti e del suo progetto?

Il contributo di Tosatti con “panorama” nel biennio 2022-2024, è una mappatura, attraverso studio-visit, dell’arte italiana. Il suo valore è importante, anche se questo capillare lavoro resta forse qualcosa fin troppo di nicchia. Ci siamo incontrati e abbiamo discusso di questa sua progettualità, che terminerà a settembre con lo scadere del suo mandato. Fino ad allora continuerà naturalmente a lavorare senza problemi.

Come ha trovato la città di Roma? Pensa di lavorare con le istituzioni museali della capitale?

Certamente, credo profondamente nel valore della rete, difficile possa esserci crescita culturale senza ciò. Ho lavorato in questo senso anche nella mia esperienza di Presidente del Circolo dei Lettori a Torino ad esempio, infine conosco molto bene la scena nazionale, quindi anche Roma.

Maria Letizia Paiato

Storico, critico dell’arte e pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Dottore di Ricerca (Ph.D) in Storia dell’Arte Contemporanea, Specializzata in Storia dell’Arte e Arti Minori all’Università degli Studi di Padova e Laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Ferrara, è ricercatore specializzata nel campo dell’illustrazione di Primo ‘900. La trasversalità d’interessi maturata nel tempo la vede impegnata in diversi campi del contemporaneo e della curatela, della comunicazione, del giornalismo e della critica d’arte con all’attivo numerose mostre, contributi critici per cataloghi, oltre a saggi in riviste scientifiche. Dal 2011 collabora e scrive con costanza per Rivista Segno, edizione cartacea e segnonline. letizia@segnonline.it ; letizia@rivistasegno.eu

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