Si tratta di un progetto espositivo sperimentale che ci consente di prendere atto di un’intensa attività creativa, che avrà una durata annuale e che prevede una sorta di dialogo continuativo con l’artista che ogni mese dedicherà all’osservatore una nuova opera nel Buildingbox, lo spazio della Galleria che si affaccia direttamente sulla strada. La mostra è una sorta di sfida temporale e, al contempo, un appuntamento cadenzato per i visitatori che sono invitati a interagire con l’opera. Le tematiche affrontate sono tre: la disseminazione della memoria, Attraversamenti, Viaggio in Italia. Ciò significa che nell’arco di un anno sarà possibile entrare a tutto campo nel mondo di Chiara Dynys, sondare il suo linguaggio e i suoi spazi sensibili. Il tema della soglia, della porta come mezzo di attraversamento, del passaggio da una realtà umana ad una più metafisica, è molto caro all’artista e le installazioni, pensate site specific, sono per lei un luogo privilegiato in dialogo diretto con chi transita davanti a Building. Già in altre occasioni, Dynys, aveva realizzato opere che avevano come tema l’idea di attraversamento, come Gate of heaven, al Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa, che aveva evidenziato l’importanza del passaggio da un luogo ad un altro. Il trasferimento è sempre un’incognita, un luogo spiazzante, perché mette in crisi le nostre certezze aprendoci alla novità. In quella occasione era stata ricreata l’immagine di un grande portale costituito dalle luci delle piste di atterraggio; accanto a questo erano state collocate sette porte di vetro di Murano, Giuseppe’s Door, alludendo all’esplorazione imminente della città di Milano da parte dei visitatori atterrati a Malpensa. L’artista ha lavorato in passato anche per la realizzazione di opere d’arte per luoghi di culto come la Chiesa del Santo Volto nel quartiere della Magliana a Roma. In questa parte problematica della città Piero Sartogo e Nathalie Grenon hanno progettato e costruito, tra il 2003 e il 2006, un edificio con la finalità specifica di ricostituire il tessuto urbano creando delle connessioni con i cittadini. In questo spazio sacro, di grande respiro e fascino, sono stati coinvolti diversi artisti e, tra questi, Carla Accardi, Eliseo Mattiacci, Mimmo Paladino, e la stessa Chiara Dynys che ha realizzato per la chiesa un’installazione permanente ispirata ad una frase di Sant’Agostino sulla Fede. Questi sono solo alcuni dei molti progetti e realizzazioni di un’artista che ha tanto da dire seppure il suo linguaggio sia sempre minimalista, essenziale, con una particolare predilezione per la diafanità. La “disseminazione della memoria” che è il primo capitolo di Private Atlas è dedicata a “Senza titolo”, del 1991-92, un’opera realizzata per il Musée d’Art Moderne di Saint Étienne. Nel Buildingbox, recentemente inaugurato, troviamo quindi delle fessure, realizzate con materiali diversi, e non immediatamente percepibili nella propria consistenza materiale, che nuovamente affrontano il tema dell’invito ad entrare, o forse ad ascoltare qualcosa che ci richiama. La fessura è al contempo feritoia, o anche ferita, che chiede ed invita ad oltrepassare il luogo in cui siamo per vivere un’esperienza diversa. Dynys implicitamente ci invita a questo passaggio pieno di novità.

Chiara Dynys
Capitolo I
La disseminazione della memoria
15 gennaio – 11 febbraio2025
BUILDINGBOX