What if. La realtà virtuale sbarca ad Arte Fiera 2020

What If. Cinque esperienze immersive, per la prima volta riunite in un’unica sede, porteranno il pubblico in realtà sorte nel passato, o proiettate nel futuro.

Il centro bolognese per lo studio e la divulgazione della realtà virtuale VRUMS presenta “What If. La riproducibilità tecnica nell’epoca dell’opera d’arte” per Art City 2020.

Fruizione, ricerca e formazione, sono i punti su cui si focalizza VRUMS, il centro di Virtual Reality nato da poco a Bologna che, attraverso l’utilizzo delle migliori tecnologie sul mercato, propone un tipo di esperienza che riesce a legare e a far procedere sinergicamente scienza e cultura. L’incontro di queste due avviene perfettamente nel progetto espositivo presentato da Vitruvio Virtual Museum per Arte Fiera, nell’ambito di ART CITY Segnala 2020, a cura di Eleonora Frattarolo: si tratta di “What if. La riproducibilità tecnica nell’epoca dell’opera d’arte”, un museo temporaneo di realtà virtuale che animerà gli spazi di VRUMS (Via Zaccherini Alvisi 8, Bologna) dal 23 al 26 gennaio 2020. 

Cinque esperienze immersive, per la prima volta riunite in un’unica sede, porteranno il pubblico in realtà sorte nel passato, o proiettate nel futuro, in mondi fantastici, frutto di immaginazioni totalizzanti. All’interno sarà presentato un lavoro totalmente inedito che dà il titolo all’intera mostra, “What if”. 

Nell’ambito delle tecnologie emergenti che dagli ultimi anni influenzano il modo in cui interagiamo tra noi e con il mondo sociale, la realtà virtuale si pone come strumento di svago e di intrattenimento ma, allo stesso tempo, possiede le potenzialità per essere applicato in ambiti socialmente e culturalmente utili quali l’arte, l’architettura, l’educazione, training di varia natura, fino a raggiungere la medicina.

Conversando con Simone Salomoni, uno degli ideatori di VRUMS e membro di Vitruvio Virtual Museum, abbiamo avuto la possibilità di approfondire alcuni aspetti di “What If” e delle esperienze di realtà virtuale da un punto di vista generale, legato al mondo dell’arte. 

Daniele Altamura: Leggendo di “What If” mi ha particolarmente interessato la scelta di proiettare il fruitore in un contesto dominato dai quattro elementi naturali di acqua, terra, aria e fuoco. Che significato ha questa scelta?

Simone Salomoni:  Di fatto l’esperienza inedita “What If” mira a indagare sullo scenario emotivo dell’uomo. Per questo abbiamo pensato di creare un collegamento fra le emozioni e quelli che sono gli elementi primordiali della natura: i quattro elementi diventano essenzialmente metafore delle emozioni basilari dell’uomo. All’inizio dell’esperienza la persona si trova in una sorta di tempio ispirato all’immaginario di David Lynch e all’estetica del Bramante, in cui sono presenti i simboli alchemici degli elementi. A questo punto, varcando una soglia, si avvia questa esperienza. Il concetto della soglia è molto importante perché è intesa come “limite da superare”, il vincolo della paura da sormontare attraverso il coraggio, grazie al quale si può raggiungere la felicità e la pacificazione in senso lato. 

D.A: Per quanto, invece, riguarda “Synapse” di Enrico T. De Paris, anch’esso sembra procedere per metafore come “What If”. Qual è il suo significato?

S.S: In “Synapse” c’è sicuramente un richiamo a quella che è la vita di tutti gli uomini. Questa esperienza, però, ha un funzionamento differente perché è imprevedibile. Infatti, l’inizio viene scelto casualmente da un algoritmo ed è sempre diverso per ogni fruitore. Non ci sono infinite combinazioni per quanto riguarda l’inizio, ma ce ne sono per quanto riguarda lo sviluppo: ci sono molteplici circostanze possibili in base alle scelte che l’utente compie durante il suo percorso. Ci si muove all’interno di una sorta di labirinto che dal punto di vista visivo ricorda uno stomaco composto di diversi bivi. Questo mondo è abitato da altri esseri animati, oggetti, creature e simbologie fluttuanti. La particolarità, inoltre, sta nel fatto che l’esperienza potrebbe potenzialmente non avere una fine: infatti, tra le tante stanze da attraversare, bisogna giungere alle quattro finali e abbiamo avuto casi in cui non sono riusciti ad arrivarci.

D.A: “Andando più sul generale, secondo una sua opinione, in ambito artistico la realtà virtuale rappresenta semplicemente uno strumento per approcciarsi all’arte o queste due esperienze di natura artistico-estetica ci suggeriscono che la realtà virtuale possa essere considerata un nuovo tipo di disciplina artistica?”

S.S: “Credo che siamo davanti a un nuovo tipo di disciplina artistica che, naturalmente, deve necessariamente tenere conto di quella che è la storia dell’arte, di cui non si può fare a meno. Tuttavia ci troviamo di fronte a una materia che si distacca dall’arte pregressa in termini di regole e di approccio. Senz’altro ha un linguaggio molto proprio e specifico e, per di più, delle regole diverse: indossando il visore, in qualche modo la persona entra a far parte dell’opera. In questo senso la partecipazione da “passiva” diventa “attiva”: la corporalità entra nell’arte e il coinvolgimento dei sensi è totale proprio perché ne fai parte. Per cercare di portare all’estremo questo concetto, proprio in “What if” abbiamo creato l’esperienza matrice che si potrà vedere durante i giorni di Arte fiera negli spazi di VRUMS. In questa esperienza la persona col proprio corpo e la propria fisionomia si muove in questo ambiente in cui trova vari specchi dislocati: la persona si può specchiare e visualizzarsi come una sorta di “avatar”. In futuro “What If” sarà venduta in nove multipli e chi l’acquisterà potrà vedere il proprio volto all’interno dell’esperienza. Ovviamente, sarà preventivamente fatta una scansione all’acquirente per arrivare a una riproduzione il più fedele possibile, quasi perfetta, della propria immagine. Questo è sicuramente un esempio inedito per capire quanto possa essere diversa e innovativa questa nuova disciplina artistica.

D.A: C’è, infine, qualche nuovo progetto in cantiere o esperienze a cui state lavorando e che potremo vedere prossimamente?

S.S: “Abbiamo terminato da pochissimo dei documentari in VR che abbiamo prodotto per l’INAF, l’Istituto Nazionale di Astrofisica con cui abbiamo già partecipato a qualche festival della scienza e si spera possano avere buona visibilità nel corso del 2020. Stimo poi allacciando alcuni contatti con alcune case di produzione perché ci piacerebbe creare un cortometraggio in VR incentrato su Curzio Malaparte, avendo già ricostruito Casa Malaparte di Capri; stiamo producendo questo soggetto che speriamo di concretizzare a breve.”

WHAT IF DI VITRUVIO VIRTUAL MUSEUM A VRUM. Leggero Tributo Freak Antoni1


WHAT IF. La riproducibilità tecnica nell’epoca dell’opera d’arte

ORARI: dalle 15.00 alle 23.00

Via Zaccherini Alvisi 8, Bologna

Servizio di navetta gratuita da Arte Fiera a Vrums tutti i giorni dalle 15.00 alle 20.00

INGRESSO GRATUITO