Un viaggio nelle Frieze Viewing Room di Frieze New York| 13 maggio 2021

L’edizione newyorkese dei tour virtuali di quest’anno è guidata da Nathan Clements-Gillespie, direttore artistico di Frieze Masters, parte della fiera dedicata all’arte antica e a quella moderna. Il tour all’interno della fiera comincia con una descrizione dell’incontro da parte dei moderatori, che illustrano le modalità di svolgimento del meeting (tenutosi su zoom) e successivamente presentano Clements-Gillespie.

Giovedì 13 maggio ci è stata data l’opportunità di visitare le stanze online della prestigiosa fiera d’arte statunitense Frieze New York. Nell’ambito del corso di alta formazione “Lavorare nel mercato dell’arte: professioni tradizionali e nuove competenze”, oltre ai dieci incontri previsti con galleristi, direttori museali, organizzatori di eventi culturali e esperti di case d’aste, è stato possibile visitare le OVR di una delle più importanti fiere artistiche del mondo. Alle 16 è partito il collegamento con gli organizzatori, che ci hanno fatto fare un giro all’interno delle stanze online. Una breve presentazione dell’evento è stata seguita dal vero e proprio collegamento con i moderatori del corso.

L’edizione newyorkese dei tour virtuali di quest’anno è guidata da Nathan Clements-Gillespie, direttore artistico di Frieze Masters, parte della fiera dedicata all’arte antica e a quella moderna. Il tour all’interno della fiera comincia con una descrizione dell’incontro da parte dei moderatori, che illustrano le modalità di svolgimento del meeting (tenutosi su zoom) e successivamente presentano Clements-Gillespie. Quest’ultimo, perfettamente bilingue, ci trasporta nell’edizione 2021 di Frieze New York. Il focus di questo viaggio è stato sull’arte contemporanea, sulle nuove tendenze del mondo della pittura che vengono presentate in fiera. Ma si è tanto parlato anche del digitale e di come questo nuovo tipo di tecnologia (le OVR ma non solo) rivoluzionerà il mondo delle fiere. Cosa aspettarci dall’edizione londinese di ottobre? Ci saranno gallerie partecipanti a Frieze New York che saranno presenti anche a Londra? Per quanto riguarda Frieze Masters e Londra, così come per New York, l’obiettivo è quello di riuscire ad organizzare gli eventi in presenza anche per queste due rassegne, in modo da segnare definitivamente il ritorno alla normalità in un mondo, quello dell’arte, profondamente colpito dalla situazione corrente. Queste fiere sono un’occasione per i collezionisti per acquistare una fetta di qualsiasi storia dell’arte: dall’antico al contemporaneo, passando per il moderno, Frieze offre la possibilità di immergersi all’interno di una vastissima gamma di pezzi che, per qualità e quantità, fanno della fiera una delle occasioni culturali più rinomate del mondo. Alcune gallerie sono a cavallo tra Frieze Masters e Frieze New York, soprattutto tra i grandi nomi come Hauser & Wirth, Zwirner, Gagosian, Marian Goodman, le grandi gallerie del contemporaneo ma che sono anche molto attive nel “secondary market”, nella rivendita di opere “storiche” seppur comunque contemporanee come quelle di William Kentridge o addirittura Picasso e altri artisti di questo calibro.

Si inizia con la parte di Q&A, in cui a Nathan viene chiesto come le gallerie hanno fronteggiato la crisi sanitaria e come hanno organizzato i propri stand per gli eventi internazionali come Frieze. Ci sono stati problemi per galleristi e membri dello staff? Sicuramente moltissimi come spiega Nathan, che però evidenzia come esse siano anche riuscite a far fronte a questa situazione in diversi modi: “Prendiamo ad esempio Stephen Friedman Gallery, di base a Londra, ma che non ha un membro dello staff con il passaporto americano, cosa fanno? O qualcuno della galleria avrebbe dovuto fare due settimane di quarantena in Messico, che può sembrare divertente ma non è possibile per il gallerista, né per lo staff” e continua: “Stephen ha mantenuto lo stand a Frieze New York ma ha anche assunto due persone con residenza negli Stati Uniti di cui si fidava e che sono stati in grado di gestire la fiera in quella settimana cruciale”. L’esempio successivo riguarda la galleria Tina Keng di Taipei: “Anche loro non hanno potuto viaggiare, per cui hanno assunto persone negli Stati Uniti. Altre gallerie come White Cube e Hauser & Wirth, essendo di dimensioni maggiori, avevano persone con il passaporto americano all’interno dello staff; dunque sono riusciti a inviare collaboratori presso Frieze e ad organizzare con calma la propria partecipazione. Una galleria di Shanghai ha invece creato un joint stand con una di New York e in questo modo ha potuto ovviare al problema del viaggio”.

Ma quali sono i criteri per poter esporre alla fiera newyorkese? Il selection process per tutte le Frieze Fairs avviene attraverso un comitato di selezione: questa sorta di giuria di gallerie leader del settore che valutano ogni anno le applications per una fiera contemporanea come Frieze New York si basa su due aspetti fondamentali. Il primo aspetto che viene considerato è il programma della galleria: che mostre ospita? Che artisti espone? Come si comporta nei confronti dei propri artisti? Si giudica dunque l’impegno della galleria nella promozione del lavoro e delle carriere dei propri artisti. Questi due concetti possono sembrare semplici da valutare ma, al contrario, richiedono mesi di lavoro per una selezione di qualità. Alla fiera vengono inoltre proposti progetti curatoriali per gli stand. Le gallerie propongono un curated stand, progetto specifico con il fine di organizzare una mostra monografica (come visto nel viaggio con l’artista Sarah Ball e Stephen Friedman o Dana Schutz e David Zwirner) oppure un duo show, come nel caso di Gagosian. Lo stand, inoltre, può essere organizzato intorno ad un tema, mentre ci sono gallerie che mostrano solamente il loro singolo programma. In merito alle indicazioni da parte della fiera rispetto al range delle quotazioni delle opere ammesse in mostra, Gillespie afferma come Frieze New York cerchi di rimanere il più distaccato possibile da discorsi di questo genere, anche per non risultare restrittiva nei confronti delle gallerie, che si vedrebbero costrette a portare opere che potrebbero non riscontrare il successo commerciale sperato. Le indicazioni da parte di Frieze riguardano l’avere un buon range, ossia di non portare solo opere da oltre un milione di euro ma anche pezzi con quotazioni inferiori in modo da permettere a compratori con un budget più limitato di partecipare alla fiera, non solo da visitatori ma da potenziali buyers.

Alcune gallerie, come Zwirner, ovviamente non hanno nemmeno in stand opere sotto i 750-800mila euro ma si sta parlando di una galleria affermata come leader a livello mondiale e di un’artista (la Schutz) molto richiesta, con grandi liste d’attesa e quotazioni altissime. Non c’è invece un limite massimo per le esposizioni, nonostante lo stand non debba diventare una bancarella ed è consigliabile controllare il numero di opere in mostra. “Ci affidiamo al buon gusto del gallerista che può esporre tutta la ricchezza del proprio programma artistico ma allo stesso tempo gli spazi non sono sconfinati”. Le gallerie possono però scegliere quali collezionisti invitare tramite una sorta di “nomination”, addirittura indicando giorno e ora dell’invito. Lo stesso avviene con musei e altre istituzioni, i cui trustees vengono chiamati a visitare gli stand con le opere esposte in fiera.

In merito all’identikit del collezionista di Frieze New York e alle differenze con quelli che frequentano le fiere italiane, il direttore commenta così: “E’ un’ottima domanda. E’ chiaro che la passione per l’arte sia la stessa e che questo sia un aspetto estremamente importante, così come è vero che il collezionista tipico di Frieze è un buyer solitamente anglosassone, Stati Uniti e Inghilterra sono i luoghi da cui proviene la maggior parte dell’audience” e aggiunge che: “Le fiere sono per definizione molto internazionali, anche se una fiera come Miart e Artissima hanno un bacino d’utenza nel nord Italia, con tutte quelle famiglie industriali di Lombardia, Piemonte e Veneto che sono sempre state lo zoccolo duro delle fiere italiane. Una fiera come Fiac ha un audience soprattutto francofono e avrà molti più collezionisti francesi, belgi e nordeuropei, Maastricht attrarrà appassionati di antiquariato e arte storica e così via”. Ogni fiera ha quindi un proprio pubblico, per questioni geografiche ma soprattutto per una di gusto: le fiere Frieze tendono ad essere molto sperimentali, giovani e contemporanee. Grandi installazioni, tele e opere con temi innovativi, meno domestiche e raffinate rispetto alle fiere europee, senza voler per forza scadere in paragoni tra di esse. Durante il tour è andato in scena uno spaccato di quella che è Frieze New York: arte internazionale, per l’appunto. Opere digitali, installazioni, figurazione e lavori più astratti, il viaggio ha rappresentato un’immersione nel contemporaneo. Titoli, dimensioni, prezzi e dettagli sulle opere sono stati egregiamente riportati sotto ogni singolo lavoro. Patrocinato dalla Deutsche Bank, main partner delle Frieze Viewing Room, il sito che espone le opere in fiera è user-friendly e permette di accedere ad una serie di opzioni come la visita al sito della galleria, la possibilità di salvare l’opera “nel carrello” e quella di accedere alle pubblicazioni principali delle opere in esposizione.

Gagosian ha presentato un duo di artisti all’interno della propria OVR, Rachel Feinstein e Ewa Juszkiewicz. Vero e proprio pioniere nel campo delle stanze online, il gallerista e dealer californiano è stato tra i primi ad utilizzare il digitale per mostrare e vendere le opere dei propri artisti, andando ad incrementare le vendite di anno in anno e aggiudicandosi i lavori dei più promettenti artisti contemporanei. Le influenze degli “Old Masters” sono evidenti nelle opere che abbiamo potuto ammirare grazie a questo tour e rendono ancor più interessante un viaggio che ci ha permesso di scoprire le più recenti evoluzioni della pittura. E per quanto riguarda i costi di organizzazione degli stand? Frieze ha avuto un incremento dei prezzi, aumentati con il tasso di inflazione (Nathan fa un parallelo con gli aumenti Istat per quanto riguarda gli affitti in Italia o il Retail Price Index in Inghilterra). I costi di materiali e personale aumentano, quelli di viaggio rimangono e si aggiungono alle difficoltà dovute alla crisi sanitaria.

A quanto ammonta la percentuale di vendita in fiera? Il pubblico del meeting pone la questione al direttore di Frieze, che commenta: “Le gallerie non ci dicono quali sono i risultati, dunque è difficile rispondere. Ovviamente ci comunicano se la fiera è andata benissimo o malissimo, ma come facciamo ad interpretare parole senza dati precisi? La OVR ci aiuta ad avere un’idea migliore, sempre se le gallerie segnano che le opere hanno venduto per quel valore “x”; alle volte capita che scrivano solamente “enquire for price” e a quel punto diventa dura stimare le vendite complessive”. Zwirner ha venduto tutto lo stand di Dana Shutz ma sulla pagina della sua OVR è ancora tutto disponibile a un price range tra i 500mila e un milione, mentre il prezzo medio è 850-950mila euro. Dunque, già in questo caso ci sono 15 milioni di euro di vendite che però non risultano perché la galleria non lo ha comunicato. L’incontro si conclude con un discorso su una nuova importante tendenza. L’età media dei collezionisti si è abbassata per due fattori fondamentali: la crisi sanitaria non ha permesso viaggi, spostamenti e vita mondana e ha dunque modificato le abitudini del pubblico più giovane di collezionisti, che è riuscito a risparmiare e ad investire in opere d’arte; il digitale ha poi permesso questa transizione ed ha accelerato un processo di ricambio generazionale che era già corso da diversi anni.

La prima edizione di Frieze risale al 1991, grazie alle idee di Amanda Sharp, Matthew Slotover e Tom Gidley, fondatori del frieze magazine, rivista tra le più prestigiose nell’ambito della cultura e dell’arte contemporanea. Sharp e Slotover hanno successivamente dato il via a Frieze London nel 2003, che oggi è una delle fiere più influenti a livello internazionale. Si tiene ogni ottobre presso il Regent’s Park di Londra e ogni anno conta decine di migliaia di visitatori. Nel 2012 nascono Frieze New York, che si tiene a maggio, e Frieze Masters, che coincide con la Frieze London di ottobre. Nel 2019 Frieze ha dato il via alla sua prima edizione a Los Angeles, presso i Paramount Pictures Studios. Quest’ultima si tiene invece a febbraio. Le Frieze Viewing Room sono disponibili sul sito della fiera: http://viewingroom.frieze.com/. In alcuni paesi, soprattutto quelli asiatici, si è già tornati in presenza, anche se perlopiù con fiere ibride. Se si vogliono trovare degli aspetti positivi in una situazione critica come quella che stiamo vivendo, è allora giusto ammettere come la crisi abbia accelerato il processo di digitalizzazione di fiere, rassegne e istituzioni artistiche internazionali. Probabilmente, senza lockdown e chiusure totali degli eventi avremmo assistito a questi processi molto più in là, sebbene questa seconda opzione non avrebbe danneggiato l’intera popolazione mondiale, oltre che il mercato artistico. Vogliamo soffermarci sull’unico punto in nostro favore contro una pandemia che ha segnato profondamente la società e le economie mondiali. E ha segnato un mercato che dovrà avere la forza di rialzarsi come sta accadendo in Oriente e, passo dopo passo, torneremo alla normalità anche nei paesi occidentali.