Paolo Pellegrin, Emma, 6, runs through a field in front of the farmhouse. Switzerland, 2020

TURNING THE CAMERA: Paolo Pellegrin a Catania

Volgere lo sguardo e l’obiettivo verso sé stessi e il proprio quotidiano, mutando le prospettive e rappresentando sul piano fotografico lo stravolgimento repentino del 2020. Paolo Pellegrin è protagonista della personale TURNING THE CAMERA, a cura di Annalisa D’Angelo alla Plenum Fotografia Contemporanea di Catania, sino al 20 giugno.

Turning The Camera è l’emblematico titolo scelto per la personale di Paolo Pellegrin, ospitata dalla Plenum Fotografia Contemporanea di Catania, con la curatela di Annalisa D’Angelo e che porta ad emersione una prospettiva inusitata, nata sul volgere di alcune riflessioni che il fotografo della Magnum ha indagato all’inizio del 2020.

Una sorta di viaggio a ritroso nel tempo, nello spazio intimo della propria famiglia, di un quotidiano inatteso e piombato su ognuno di noi, per mesi. Pellegrin, prima del marzo 2020 si trovava in Australia, falcidiata dai rovinosi incendi, ed in quei giorni la notizia del virus Covid19 iniziava a destare sospetti sempre maggiori, a lasciar intravvedere una situazione futura sempre più grave e di dimensioni enormi, pandemiche. È stato allora che il fotoreporter romano, che da anni si divide tra Londra e la Svizzera con la sua famiglia, ha compreso, ben oltre l’occhio fotografico, che il cambiamento di là da venire sarebbe stato un fenomeno su scala mondiale. La sua carriera – dall’Agence Vu a Magnum –  costellata di racconti, narrazioni che hanno descritto ciò che negli angoli del mondo accade, anche quando lontanissimo da noi, d’improvviso, si è trovata la cronaca introiettata nella propria vita non già e non solo per mestiere, bensì quale condizione umana universale, incomprensibilmente collettiva, condivisa.

Al mutamento generale, corale, che nella sua vastità ha costretto, al contrario, le nostre vite, a racchiudersi in un piccolo perimetro – quello domestico – di sicurezza, acuendo qualsiasi relazione emotiva e percettiva con lo spazio abitato, con i suoi abitanti, con le abitudini e con il nostro ego, ecco che Paolo Pellegrin ha risposto in maniera personale.

Dopo alcune incertezze e timori per i divieti di spostamenti internazionali, è riuscito, dall’Australia, a far ritorno in Svizzera e riunirsi con le figlie e sua moglie: subito dopo lockdown. Tale restrizione ha significato, al contrario, una apertura concettuale avvenuta nel lavoro del fotografo. Immersi nella natura delle Alpi svizzere, Paolo Pellegrin e la sua famiglia hanno trasformato il senso dell’osservazione dall’esterno verso l’interno. La vita, in quelle settimane, diventava esercizio di stile, esercizio di ridefinizione del sé, del proprio rapporto con il mondo – sommerso in un claustrofobico cambiamento – con lo spazio noto e con la scoperta di quanto il quotidiano significasse al di là del disattento viverlo e considerarlo. Il senso di indeterminatezza continuo di quei giorni, il senso di impotenza per sé ma anche e soprattutto per i propri cari, ha spinto Pellegrin ad indagare meglio tali dimensioni, emotive e tangibili, sostanziandole in una serie di scatti che gli ha permesso di ‘guardare’ ciò che più conosceva: sua moglie e le due figlie.

Un reportage virato in un nebuloso bianco e nero, in cui la pressoché infinita scala di grigi evoca e rende palpabile una ampia variazione di suggestioni, di moti d’animo che, trasmutati in lirica poesia familiare, accolgono un guardare altro, un movimento filosofico della macchina fotografica, scandendo un nuovo tempo. Un progetto che ha permesso una nuova conoscenza di ciò che è più caro al mondo, giacente al sentimento e alla purezza esistenziale che, molte volte, è soltanto impresso nelle menti e negli occhi ma non sempre è fissato come traccia sulla carta.

Turning the Camera diviene, in tal modo, scrittura di una trama fitta e personale, che riflette e si riflette in un universo personale conchiuso ma condivisibile per affezione collettiva, poiché l’alveo delle percezioni, delle emozioni, delle paure e dei desideri che il 2020 ha posto, è stata unanimemente provata. Tale mostra, perciò, che gli spazi catanesi di Plenum Fotografia Contemporanea offrono al pubblico, è più di una semplice ‘personale’, è più di un racconto strettamente soggettivo ed inviolabile è, piuttosto, la traslazione di dinamiche che hanno attraversato le viscere del nostro vivere e la cui traduzione intima di Paolo Pellegrin, immediatamente riconoscibile, dunque acuta, raffinata, lirica e profonda, aiuta per instradarci in una sorprendente quanto affascinante ma necessaria riflessione corale.

TURNING THE CAMERA | Paolo Pellegrin
Plenum Fotografia Contemporanea
Catania, Via Vecchia Ognina 142/b,
16 maggio – 20 giugno 2021
Ingresso libero, martedì e giovedì dalle 17 alle 19, gli altri giorni su appuntamento
Info e prenotazioni: 095-435932; info@plenumgallery.it

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.