Quest’anno straperetana, realizzata in collaborazione con Annalisa Inzana, coinvolge 17 artisti e artiste italiani e internazionali in una mostra dal titolo Supernaturale che, a dispetto del nome, non fa riferimento a qualcosa che trascende i limiti dell’esperienza, quanto invece, giocando con il suffisso SUPER, quello del superlativo assoluto, sottolinea come gli artisti abbiano tutti sperimentato un’immersione nella Natura totalizzante e molto personale.
Pereto è un paese che per la maggior parte dell’anno non ha più di seicento abitanti. Per chi arriva dalla valle e lo osserva, arroccato alle pendici del Monte Fontecellese, assomiglia quasi a una formazione naturale circondata da boschi. Ed è dall’immersione nella Natura che nasce il concept di Supernaturale che ha coinvolto artisti che hanno fatto del rapporto fisico e intellettuale con l’ambiente, della passione per le scienze, dell’osservazione del paesaggio in senso romantico o concettuale, il centro della propria poetica e ricerca. Gli artisti protagonisti di questa edizione sono esploratori, misuratori, osservatori, ricercatori, sciamani, la cui passione per il mistero del Mondo che attraversano non finisce mai.
Il percorso, che comprende circa trenta opere, parte dalle stanze di Palazzo Maccafani, nell’omonima piazza di fianco al Castello di Pereto, attraversa le strade del borgo e si conclude a Palazzo Iannucci, in piazza San Giorgio nella parte inferiore del paese. Le opere di Francis Alÿs, Federica Belli, Nina Carini, Giorgio Cesarini, Davide D’Elia, Hamish Fulton, Agostino Iacurci, Giovanni Kronenberg, Gaia Liberatore, Davide Mariani, Numero Cromatico, Anastasiya Parvanova, Salvo, Tarin, Patrick Tuttofuoco, Nico Vascellari, María Ángeles Vila Tortosa raccontano ognuna di un personale incontro con la Natura, intesa come paesaggio, ambiente naturale o corpo.
Anche per questa edizione la manifestazione continua a lavorare con il territorio, collaborando con istituzioni locali come l’Accademia di Belle Arti de L’Aquila, di cui la mostra coinvolge tre studenti, Gaia Liberatore, Giorgio Cesarini e Davide Mariani, quest’ultimo protagonista di un progetto pilota di mini-residenze nel borgo.
Supernaturale si apre a Palazzo Maccafani con le opere di Hamish Fulton (Londra – UK, 1946), artista che dagli anni Settanta ha individuato nell’atto del camminare la forma d’arte che gli permette di avvicinarsi alla natura e incontrare sé stesso, Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976), che con il suo lavoro indaga la relazione tra uomo e natura intrecciando dimensione personale a collettiva, Salvo (Salvatore Mangione, 1947-2015) che negli anni Settanta spinge la sua ricerca a indagare l’iconografia paesaggistica italiana dei grandi Maestri; e ancora Nina Carini (Palermo, 1991), le cui installazioni costruiscono ambienti immersivi che mescolano suggestioni naturali e artificiali e Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974) affascinato dalla bellezza a volte terribile dei fenomeni atmosferici.
La mostra prosegue per le strade del borgo che accolgono le fotografie, tra paesaggio e autoritratto, della giovane fotografa FedericaBelli (Mondovì, 1998), un’installazione inedita di Numero Cromatico– collettivo di ricercatori nel campo dell’arte, l’architettura, le neuroscienze fondato nel 2011 – e un wall painting site specific di Agostino Iacurci (Foggia, 1986), artista dallo stile inconfondibile che mescola storie locali, ricordi, letteratura e folklore.
A Palazzo Iannucci ritroviamo Agostino Iacurci con una grande opera su tela, María Ángeles Vila Tortosa (Valencia – Spagna, 1978) con una serie di nuove incisioni ispirate ad antichi erbari medievali, e i giovani artisti dell’Accademia Gaia Liberatore (Roma, 2000), Giorgio Cesarini (Caserta, 2000) e Davide Mariani (Cagliari, 1998). Al primo piano del palazzo si continua con opere scultoree di Giovanni Kronenberg (Milano, 1974), i lavori fotografici tra paesaggio e corpo di Tarin (Rimini), i dipinti di Anastasiya Parvanova (Burgas – Bulgaria, 1990), riflessioni sul paesaggio come sistema di ecosistemi, e Francis Alÿs (Anversa – Belgio, 1959) il cui lavoro nasce nello spazio interdisciplinare tra arte, architettura e pratica sociale.
DavideD’Elia (Cava dei Tirreni, 1974) chiude il percorso espositivo con un’installazione pensata per questa edizione, espressione di una ricerca sulla memoria degli spazi e sul tempo.