Succede a Milano, EnneFT e il metaverso di Metabrera

Si torna nella realtà fisica. Si torna in Italia, precisamente a Milano. Il 7 giugno dello scorso anno ha aperto in corso Cristoforo Colombo 11, in zona Porta Genova, la prima galleria tradizionale interamente dedicata al mondo digitale, agli NFT, alla CryptoArt e al metaverso.

EnneFT è uno spazio inclusivo, nato primariamente come luogo di consulting e poi divenuto sede di eventi, talk e incontri, al fine di diffondere la conoscenza riguardo agli orizzonti delle nuove tecnologie nel loro rapporto con la cultura artistica e rendere il pubblico consapevole delle potenzialità di ciò che viene chiamato Web 3.0. Questo il motus operandi dello spazio espositivo, realizzato dalla sinergia tra Matteo Cozzi e Cesare Marsilio e dal desiderio comune di elevare le proprie competenze e ambizioni. Hanno saputo porsi come abili intermediari di artisti e di content creator emergenti, aiutandoli nell’iter di inserimento nel mercato NFT e fornendo, in quanto consulenti, programmi di marketing, brokerage e investimento nel mondo crypto e nel metaverso. Numerosi investitori appoggiano ora l’idea, permettendo la produzione di contenuti di alta qualità e affidabilità del marchio.

EnneFT per celebrare l’inaugurazione ha presentato il progetto NEXT, curato da Carola Antonioli e Giorgia Massari di AsolaGroup. In esposizione tele, pannelli e fotografie realizzati da giovani realtà del mondo dell’arte, che solo successivamente sono diventati a tutti gli effetti Non-Fungible Tokens. I quindici lavori in mostra sono firmati da cinque artisti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, ovvero Alice Capelli, Alvise Pi, Claudia Schioppa, Martina Dalla Vecchia e Oleg Go, riuniti sotto il collettivo universitario MetaBrera. Il loro obiettivo, condiviso con la galleria: “Digitalizzare il presente per renderlo più interconnesso e capace di esprimere le necessità e le potenzialità dell’attuale società. Sfruttare la tecnologia della blockchain per elevare l’individuo a reale detentore della propria libertà”. 

Il progetto MetaBrera è stato creato nel 2021 da quattro studentesse dell’Accademia di Brera che si sono concentrate sulle potenzialità creative degli NFT, continuando a sviluppare opportunità tramite l’organizzazione di eventi, mostre e workshop formativi, privilegiando la valorizzazione di giovani artisti. Le fondatrici: Annalisa Curtarelli, tutor nell’ambito dell’educazione e della didattica in rapporto al patrimonio culturale e artistico, Maddalena Conti, esperta di social media e curatela, Martina Della Vecchia, artista multidisciplinare, e infine Sara Calandra, ricercatrice e curatrice d’arte contemporanea e crypto. Così si definiscono: “Prima realtà nel suo genere che si propone come ponte per lo sviluppo di una cultura fluida, tra il mondo tradizionale delle belle arti e le nuove tecnologie, investendo sulle nuove menti creative e contribuendo allo studio e alla creazione della CryptoArt in quanto movimento artistico geograficamente agnostico, poiché grazie a internet gli artisti partecipano da tutto il mondo”.

Conti e Della Vecchia hanno discusso le loro tesi lo scorso 22 marzo sia in presenza che in streaming negli spazi della galleria virtuale OVER di MetaBrera, nel metaverso, durante un evento aperto al pubblico. I visitatori hanno potuto certificare la propria presenza raccogliendo una serie di NFT interscambiabili, i POAP (Proof of Attention Points), attestati di partecipazione inscritti sulla blockchain Ethereum che permettono di accedere a contenuti esclusivi e ricevere premi. La diffusione di questi token sta crescendo rapidamente grazie al loro utilizzo da parte di numerose aziende come strumento per attirare l’attenzione dei clienti. Sono contraddistinti da una vasta gamma di use cases in settori come il marketing, l’educazione e la finanza.

I primi POAP, con l’ausilio degli sviluppatori di Metagate, erano stati rilasciati lo scorso 25 novembre, mentre i successivi verranno forniti nel prossimo mese di ottobre con la quarta e ultima discussione di tesi che prevederà un focus sulle capacità delle DAO, le “organizzazioni autonome decentralizzate”, per approfondire le funzioni del Web 3.0 e le sue applicazioni nel settore artistico culturale.

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