Still Woman | CORPO vuoto di Francesca Perniola

Domenica 26 Novembre in Piazza Calabresi, nel Centro storico di Montesilvano Colle (PE), Francesca Perniola ha realizzato la performance “Still Woman | CORPO vuoto”.

Cenere come materia organica, scaturita da un fuoco che esaurisce a combustione terminata divenendo polvere, capace di nutrire. La performance di Francesca Perniola rimanda ad un ciclo di vita che non esclude nessuno.

La cenere scivola con grazia dalla conca e decanta lentamente verso la terra. Ogni gesto è una sinfonia di portamento, sapienza e consapevolezza. Ogni volta che il recipiente torna al suo grembo, viene accolta tra le mani e avvolto con delicatezza in un telo teso, che si snoda tra i suoi manici. Due figure immobili, come sculture del tempo passato, reggono il telo con fermezza, testimoni silenti di un’epoca ormai svanita.

Ogni rilascio è un’esperienza sensoriale. Francesca Perniola, con occhi attenti, osserva esclusivamente il contenuto sfiorare la terra. Un suono muto accompagna la separazione; dimensione espressiva in cui ogni soggetto presente al “qui ed ora” della performance può emulare una propria rilettura. Qualcosa si offre alla terra, qualcosa si prepara a rinascere.Ogni piccola cessione è un’attesa dolce, circondata da vedute aspre che fanno da cornice a questo rituale di trasformazione. Il vuoto diventa tela bianca per un rinnovamento.

Perniola conclude la sua performance con un gesto significativo: lascia andare anche il recipiente. Questo atto simbolico, rappresenta un ritorno all’unità, una fusione completa, tra il contenitore e il suo prezioso carico. Capovolto sulla cenere, questo, assume un significato profondo: inglobare e proteggere, il ritornare alle radici e avviare un nuovo ciclo vitale, in sintonia con la natura e la terra.

Con questo gesto finale, Francesca Perniola si allontana; lasciando dietro di sé solo la materia, carica di domande, di risposte, in un concreto divenire che accoglie la complessità della nostra società.

Questa materia fertile concima non solo il terreno, ma anche le riflessioni sulla vita e sulla società umana. In questo spazio di transizione, il passato e il presente coesistono, a volte sfumando i confini temporali e dimostrando che certi valori si conservano intatti nonostante il trascorrere del tempo.

Dietro questa azione ci sono anni di ricerca intersecati con l’attualità del nostro tempo e quella dell’individualità interiore. L’ultima metamorfosi è avvenuta con l’incontro tra artista il tuttotondo di Costantino Barbella dal titolo lotta intima: segno tangibile del dialogo con il territorio tramite visione e materiale e poi conflitto, interiore e esteriore.

Francesca Perniola, intende dunque esibire quella tensione morbida e velata, percepita come sensazione sottile e delicata di forza e resistenza. Crea un collegamento fra opposti, tra essere e avere un vuoto.

Individua, sospende, attende e crea uno scenario: sono questi i punti cardine che la orientano nel suo cammino.

La relazione tra essere e avere un vuoto è significativa poiché manifestazione di un

processo in cui lotta, liberazione e rinascita vivono simultaneamente. Così sorgono domande, si sollevano altre questioni ben più profonde sulla narrazione della figura femminile. La gestione dei contrasti e delle pressioni per essere “dentro” determinati standard socioculturali, di ricerca, di autenticità. Di lotta per la conquista della consapevolezza di sé e della propria autonomia. Di maternità, di limitazioni, di abusi e mancanze.

La performance è un mezzo. La cenere come l’acqua rigenera, alimenta, concima ciò che il tempo ha seminato. La conca è simbolo di speranza, rappresenta le tradizioni che non smettono di coabitare il tempo che viviamo, diventa luce che riflette sul rame martellato, icona abruzzese di artigianalità.

Francesca Perniola, in conclusione, con la sua azione performativa racconta tramite gesti e suoni la complessità della figura femminile, dello stato sociale differente delle cose, stando a bocca chiusa – che chiusa non è, perché rende conto a qualcosa per cui combattere e, contemporaneamente a un tentativo di propensione collettiva al cambiamento.

L’appuntamento, a cura di Ivan D’Alberto, storico e teorico d’arte contemporanea, è stato organizzato dal Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art (CAPPA) di Pescara.