L’approccio tematico permette di offrire approfondimenti e creare nuovi quadri per rinnovare lo sguardo sulla collezione permanente.
Le opere che compongono l’allestimento – prodotte da artiste e artisti di generazioni e provenienze molto differenti – sono accomunate dal tentativo di aprire uno spazio attraversato dagli spettri che perseguitano l’ambiente in cui viviamo. I lavori sono abitati da storie cancellate o soppresse, diventando un mezzo per rendere visibile ciò che è in bilico tra presenza e assenza, passato, contemporaneità e futuro. Mediante materiali elementari – acqua, terra, metallo, luce, pietra – e archetipi del vissuto umano – casa, famiglia, strada, lavoro, luogo sacro, musica, natura – gli artisti in mostra interrogano la relazione tra tracce di esperienze individuali e condivise. La narrazione di un’esperienza rende visibili le stratificazioni nascoste, chiama in causa i redivivi e invoca i fantasmi del passato per comprendere le loro azioni nel presente.
Nell’opera La tragedia di Amleto, principe di Danimarca di William Shakespeare, l’amico fidato di Amleto, Orazio, implora il fantasma errante di parlare, ma quest’ultimo inizia a declamare le seguenti parole soltanto quando si trova da solo con Amleto sulle fortificazioni del castello di Elsinore:
“lo sono lo spirito di tuo padre condannato per un certo periodo a vagare di notte, e di giorno relegato a digiunare nel fuoco, finché i turpi crimini compiuti nei miei giorni naturali non siano arsi e purificati.
(William Shakespeare, The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, Act I, Scene V.)
Se non mi fosse proibito raccontare i segreti del mio carcere […]”
Analizzando questi passaggi, il filosofo Jacques Derrida sottolinea come la storia e la vita in quanto tali siano sempre già infestate dai fantasmi e che per guardare al futuro è necessario ricominciare in ricordo, questa volta, di quella “impura impura storia dei fantasmi”. L’intellettuale” di domani – o qui potremmo dire l’artista – “dovrebbe apprendere à vivre imparando e insegnando, non a fare conversazione con il fantasma, ma intrattenersi con lui, con lei, a lasciargli o a rendergli la parola, sia pure dentro di sé, nell’altro, all’altro in sé: gli spettri ci sono sempre, anche se non esistono, anche se non sono più, anche se non sono ancora”. (Jacques Derrida, Spectres de Marx, 1993)
Gli artisti in mostra: Betty Bee (Napoli, 1963); Gregorio Botta (Napoli, 1953); Rà di Martino (Roma, 1975); Lino Fiorito (Ferrara, 1955); Ann Veronica Janssens (Folkestone, Regno Unito, 1956); Ibrahim Mahama (Tamale, Ghana, 1987); Raffaela Mariniello (Napoli, 1962); Raffaela Naldi Rossano (Napoli, 1990); Gloria Pastore (Napoli, 1946); Elisa Sighicelli (Torino, 1968); Gian Maria Tosatti (Roma, 1980)
Tra le opere vi sono acquisizioni finalizzate con il sostegno della Regione Campania
(Fondi POC – PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE 20-21), donazioni di artisti e prestigiose vittorie di bandi come l’Italian Council, promosso dalla Direzione Generale
Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il lavoro di Ibrahim Mahama è risultato vincitore dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Spettri: palinsesti della memoria
a cura di Kathryn Weir
Museo Madre
Via Luigi Settembrini, 79 – Napoli
5 ottobre – 14 novembre 2022
Orari: Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì e Sabato dalle ore 10.00 alle ore 19.30
Domenica dalle ore 10.00 alle ore 20.00
Biglietto intero € 8, ridotto € 4
081.19528498 | info@madrenapoli.it