Inizio citando Jung: Sei quello che fai, non quello che dici che farai; un concetto come questo mi porta fino al più remoto angolo della terra alla ricerca di un luogo acconcio alla spiritualità, per tentare un contatto con Guttuso e chiedergli il consenso a raccontare la sua storia.
In questo mondo sibillino degli dei incontro Guttuso e gli chiedo di poter scrivere la sua vera storia, non quella degli “Archivi Guttuso”, poi incrocio il suo sguardo e ne percepisco l’assenso.
Un istante dopo, quando torno alla realtà, Platone mi ricorda: Nessuno è più odiato di colui che dice la verità; ciononostante, penso che nella mente del veridico l’odio si trasforma in libertà e quindi vado avanti.
Un esempio di libertà è quando dopo una conferenza al Museum di Bagheria propongo una cena in un ristorante stellato, mentre Dorfles, a cui era rivolta questa attenzione, preferiva il macco di fave; a questo punto dopo aver contattato infruttuosamente i ristoranti di Bagheria, il macco siamo andati a mangiarlo a Palermo nel quartiere popolare di Borgo Vecchio, seduti ad un tavolo comune insieme a gente sconosciuta.
Questa libertà di Dorfles di preferire una bettola al ristorante stellato mi fa pensare che se palazzi, conti in banca, gioielli e opere d’arte si possono ereditare, non si potrà mai ereditare invece, il pensiero filosofico di alcuno.
Dopo questo preambolo dai contorni astratti, provo a fare un ritratto realista di Guttuso in due battute: la prima è che una signora della borghesia bagherese a suo dire non accettò le “avance” di Renato, parlandomi del suo charme senza nascondere che si è sentita lusingata dalla sfrontata proposta galante ricevuta; la seconda è che Guttuso ha dipinto tanti capolavori ma anche tanti quadri brutti.
Ora se i capolavori sono merito delle sue capacità pittoriche e appannaggio per importanti collezionisti, i quadri brutti, dei quali Guttuso era pienamente consapevole, (e questa è l’anomalia) servivano ad alimentare quel mercato necessario a mantenere il suo statussociale. Dunque, una strategia che apparentemente non fa una grinza, se non fosse che questi quadri brutti non aiutano l’ascesa alla fascia alta del mercato, per intenderci quella di Burri, Fontana, Morandi, ecc.
Prima si terrà conto di questa situazione, prima potremo assistere all’ascesa delle sue quotazioni e vederlo nella Top Ten delle aste italiane. Ecco perché è necessario conoscere Guttuso in filigrana, perché al netto delle croste, secondo me le sue opere andrebbero collocate nella fascia alta del mercato.