La mostra Sacra Natura – Pastelli e Incisioni di Grottammare, ospitata al Centro Arti Visive di Falconara Marittima e dedicata a Pericle Fazzini, rappresenta un’occasione unica per entrare nel cuore della sua poetica più matura, in un periodo segnato da riflessioni profonde sulla vita e sulla morte. In questa fase della sua carriera, Fazzini intreccia in modo straordinario estetica e spiritualità, creando opere che non sono solo un omaggio alla natura, ma un tentativo di catturarne il mistero e il divino. Nei pastelli e nelle incisioni emergono come un racconto visivo di emozioni e riflessioni la sua continua ricerca della bellezza che va oltre la semplice percezione sensoriale per toccare la sfera più intima e trascendente dell’animo umano.
L’esposizione, che si potrà visitare fino al 28 febbraio, propone dieci pastelli realizzati a Grottammare tra gli anni Settanta e Ottanta. In queste opere, il legame profondo dell’artista con la sua terra natale diventa visibile e palpabile. Il cielo, il mare e le conchiglie, simboli sacri della natura, non sono solo oggetti da osservare, ma entità spirituali che incarnano la visione cosmica di Pericle Fazzini. La natura, lontana dall’essere una mera rappresentazione del mondo fisico, diventa una finestra sull’invisibile, un invito a riflettere sulla dimensione superiore dell’esistenza.
Tra le opere più significative esposte spiccano alcune creazioni in cera, materiale prediletto dall’artista per la sua capacità di trasmettere un’immediata sensazione di verità. Le sue rappresentazioni di ambienti naturali, come la sabbia che si posa delicatamente su una conchiglia, evocano la vita che persiste e si rigenera, pur nella sua imperfezione. Una potenza espressiva che fa di ogni immagine un simbolo della spiritualità universale, un riflesso della divinità che permea ogni elemento del mondo visibile.
Particolarmente rilevante è anche il Cristo Risorto in cera, uno studio preparatorio per la scultura monumentale che Fazzini realizzò per la Sala Nervi in Vaticano. Quest’opera, che consacrò l’artista a livello internazionale, è l’espressione di una ricerca incessante di luce divina, con sfumature di bianco e grigio che infondono alla figura del Cristo un’intensità quasi soprannaturale. La scultura, come tutta l’opera di Fazzini, non è solo un atto di creazione artistica, ma un tentativo di rendere visibile l’invisibile, di trasmettere un messaggio di speranza e trascendenza.
Accanto alle opere su carta, nella seconda sala si trova Donna nel Vento, una scultura in bronzo che dialoga perfettamente con il resto della mostra. Il movimento ascensionale della figura in bronzo evoca una tensione spirituale che il poeta Giuseppe Ungaretti definì “scultore del vento”, sottolineando l’impulso vitale che anima ogni opera di Fazzini. Quest’arte, capace di imprimere movimento anche nelle forme più statiche, esprime la ricerca del divino attraverso il corpo, una ricerca che continua a vivere nel legame profondo tra Fazzini e Ungaretti, esplorato anche attraverso fotografie e documenti che rivelano l’influenza di Roma e del barocco sull’opera dell’artista.
La mostra su Pericle Fazzini, quindi, non è solo un’opportunità di fruizione estetica, ma un’esperienza meditativa che invita lo spettatore a riflettere sul rapporto tra natura, vita e spiritualità. Le sue opere, che coniugano significato spirituale e simbolico, trascendono la forma per invitare alla contemplazione del divino che si cela dietro ogni cosa. Un incontro tra la terra e il cielo, tra l’umano e il trascendente, che rende questa mostra una riflessione profonda sul nostro legame con l’esistenza e con l’invisibile.