Tra questi, l’installazione “1337” di Kevin Abosch è sicuramente degna di approfondimento. Nato come artista concettuale, Abosch si concentra sia sull’uso di mezzi tradizionali che di quelli generativi come il machine learning e la tecnologia blockchain. Pioniere della CryptoArt, la sua pratica artistica attuale combina fotografia, scultura, film e intelligenza artificiale, divenendo un punto di riferimento per l’intera comunità digitale. Temi centrali della sua produzione sono da sempre la ricerca sulla natura dell’identità e sul valore della vita umana.
Il suo ultimo progetto è attualmente in esposizione nel cuore di Parigi, all’interno del bagliore verde dei 400 metri quadrati della NFT Factory. L’artista irlandese ha allestito, grazie alla curatela di Eleonora Brizi, la sua ultima opera di arte digitale “1337”, uno spettacolo d’avanguardia che si estende su 50 schermi. Non si tratta di una mostra ordinaria, ma di un vero e proprio tuffo nell’intricato mondo della cultura hacker, reinventato attraverso la lente artistica dell’autore. Infatti, ispirandosi all’idea dell’hackitivismo, l’opera racconta dell’essenza stessa di questo fenomeno nell’era del digitale, sfidando i confini tra fisico e virtuale. Ogni schermo pulsa con motivi ispirati dallo zeitgeist estetico della cultura dell’hacking, sottolineando l’urgenza di comprendere un panorama mediatico sempre più armato.

Il lavoro di Abosch, intriso di intelligenza artificiale e tecniche generative all’avanguardia, non invita solo gli spettatori a riflettere, ma anche a reinterpretare e ad adattarsi ai modi in cui i media si evolvono nell’era contemporanea. L’opera è una potente riflessione sul coinvolgimento umano nella sfera tecnologica, sulle vulnerabilità, ed è un’esortazione a rivendicarne il controllo.
L’esposizione è in programma dal 18 al 28 ottobre in una fitta rete di appuntamenti all’NFT Factory che vedranno come protagonista l’artista assieme alla curatrice, tra visite guidate e un talk in cui sarà possibile dialogare in maniera interattiva con gli ideatori del progetto.

La NFT Factory parigina è un edificio a tre piani che sorge proprio a pochi passi dal noto Centro nazionale d’arte e cultura Georges Pompidou con l’obiettivo di riunire tecnologia, business, arte, lusso, finanza e gaming in un unico ambiente.
È nata da un’idea di John Karp, imprenditore dietro l’annuale Non Fungible Conference (NFC) e hackathon.com, e del capo dello staff di Ledger Jean-Michel Pailhon. Il CEO è Lucie-Eleonore Riveron, cofondatrice della casa d’asta Fauve-Paris che ha guidato il mercato francese alla prima asta d’arte NFT pubblica nel marzo 2022.

Lo spazio è divenuto un luogo di istruzione e formazione che con mostre, workshop introduttivi ed eventi punta a far conoscere il sistema dell’arte digitale al grande pubblico, connettere la comunità NFT e costruire l’ecosistema Web3 francese attraverso il sostegno dei progetti emergenti e delle startup.
Kevin Abosch è uno dei cinquanta artisti presenti in “CryptoArt – Begins”, il primo libro NFT che racconta la storia e l’evoluzione della cryptoarte. Proprio Eleonora Brizi ha coadiuvato alla curatela del testo per The NFT Magazine e ha parlato così dell’artista irlandese: “Quando pensa al futuro, Kevin Abosch riflette su come gli NFT potrebbero svanire dall’uso comune. L’arte digitale sarà connessa al protocollo generalizzato di quei giorni e il fatto che consista in un token non fungibile sarà dato per scontato, dimostrabile certo, ma nulla che avrà senso menzionare fin da subito”.