Come annunciato e ampiamente ribadito da tutto l’apparato comunicativo messo in gioco dalla organizzazione che li ospita anche in questa occasione aleggia sul tutto un qualche riferimento all’idea di festa, di allegria e di disponibilità di tutti i convitati verso tutti gli altri, nonché verso un flusso di frequentatori del sito-web messo a disposizione.
La favola di Eros e Psiche così come è stata riscritta da Apuleio all’interno delle sue Metamorfosi sembra funzionare egregiamente da riferimento per entrambi gli artisti ed essere per ciascuno di loro, più che una fonte di riscontro, una sorta di traguardo mobile anche se costruito su di una struttura costante.
Adele Lotito parte dalla citazione di un verso di Saffo in cui la celeberrima poetessa definisce EROS come “vento sul monte….che irrompe entro le querce e scioglie le membra e le agita, dolce, amaro, indomabile serpente“. Di qui l’artista romana potrebbe facilmente passare a mostrarci per “exempla” successivi come la sua produzione artistica sia sempre stata volta ad indagare le insufficienze della rappresentazione presuntivamente aderente del percepito rispetto al problema dell’insorgere del sentimento che ci lega a tutto ciò che ci si impone, come oggetto d’amore. Ad indagarle con apparente paradosso proprio attraverso ciò che potrebbe sembrare solo la traccia resa labile di una presenza, o il ricasco indiretto di un evento su di una mappatura predisposta. Preferisce invece con una scelta coraggiosa ed in qualche modo anche giustamente risentita nei confronti dell’universo dei media, far convergere la sua risposta su di un gioco di scambi tra luminosità della cornice ed opacità dell’immagine che inquadra e fa riemergere dal passato ciò che, invece, giorno per giorno lasciamo vi si perda per quanto riguarda il contrario della passione erotica, ovvero la violenza che gli si sviluppa a ridosso. Tanto più quella sulla donna che , nell’universo sovra-storico della Globalizzazione, sembra essere stata chiamata per eccellenza a documentare gli aspetti più impersonali e splendenti della messa in scena del puro godimento. Dell’eros elevato alla stessa potenza dell’effimero.

Massimo Ruiu invece si rivolge di preferenza ad un uso più diretto dell’artificio luminoso, ed in qualche modo anche ad espedienti segnici più gioiosamente ingannevoli di quanto a prima vista si potrebbe pensare. Anche per lui le icone chiamate in causa fanno pensare alla grande civiltà Mediterranea, e con essa agli anonimi protagonisti di una distribuzione della libido e della gratificazione personale che pur avendo coinvolto, nel tempo e nello spazio, persone e personalità assai diverse tra loro ci attrae subito quasi fosse un enigma o un quesito che chiunque può provarsi a risolvere sia scherzando con gli amici che cercandovi conforto o distrazione nei tempi e nei luoghi della sua vita destinati ad una riflessione più profonda sulla condizione umana. Le opere da lui prescelte vanno dal 1996 ai giorni nostri e hanno tutte un tratto comune: non avrebbero potuto essere pre-iconizzate in alcun modo senza l’artificio messo in opera, senza la meditata ma non supponente invenzione utilizzata. Che si tratti di un corpo umano mutilato ma poi riscattato attraverso il trasparire dell’immagine cui è sovrapposto, delle tavole di una sorta di archivio enciclopedico di ciò che gli animali sottomarini possono dirci di sé senza mai uscire dall’acqua, della mantellina di un marinaio che con uno smaccato artificio ci trasmette i problemi ineludibili della sua condizione o infine di una serie di gustosi piatti impreziositi a nostra insaputa dall’uso connettivo e descrittivo insieme di autentici pallini da caccia, vale sempre la stessa regola: vedere e non vedere si nutrono da sempre l’uno dell’altro.
Breve commento finale a mo’ di conclusione, Adele Lotito e Massimo Ruiu, lavorando l’una più sbilanciata verso Eros l’altro più aderente a Psiche ci hanno dimostrato ancora una volta che finché l’arte continuerà cercare la bellezza non potrà prescindere dal celebrare in un qualche modo ulteriore le nozze tra il trasgressivo figlio di Venere e la l’incantevole principessa che senza colpa aveva tolto alla Dea il suo primato.