Omar da Mauro

Le diverse reazioni alla contemporaneità che stiamo vivendo, e che stanno avendo una forte restituzione a Venezia alla Biennale d’Arte, trovano un attivatore anche nel quartiere del Mandrione (Roma), dove un gruppo di nove artisti scelti per età e contesti diversi, in estensione di quello che è stato il loro incontro, ci fanno riflettere sul tema delle residenze d’artista oggi.

A quasi un anno dalla residenza che li ha fatti conoscere, Ritratto a mano, progetto di Angelo Bucciacchio e Giuseppe Pietroniro, curato da Giuliana Benassi e con l’artista tutor Francesco Arena, gli artisti: Sebastian Contreras, Matteo Costanzo, Flavia Carolina D’Alessandro, Devin Kovach, Silvia Listorti, Tamara Marino, Giorgia Mascitti, Giuseppe Mongiello, Chris Rocchegiani presentano Omar – da Mauro, dando così concretezza al “..tempo che non è quello della successione, ma del passaggio, breve dilatazione di un istante sottratto al corso del Tempo […] Tempo sottratto al corso del Tempo (…), il senso della durata..” [1]  che li sta contradistinguendo.

Sempre più spesso le residenze d’artista si rivelano essere esperienze prive di restituzione collettiva, che ammiriamo da lontano concludersi con l’esperienza stessa, senza alcun protrarsi. Nel caso di Omar la residenza continua(ta) e nel mostrarsi, si presenta e, parla a noi, ci coinvolge. Quello che vedremo sarà una mostra curata da Omar, il senso della durata delle relazioni e degli accadimenti che lo abitano. Il frutto degli scambi avuti tra gli artisti in otto fondamentali giorni trascorsi insieme in totale assenza di altro, ma soprattutto dopo. Quel dopo che insegue “l’interesse di continuare a lavorare insieme anche se lontani”, come dichiara Omar, frase che dimostra la riuscita dell’intento primigenio della residenza stessa.

Innumerevoli chiamate, scandite da appuntanti fissi ogni settimana, una perseveranza nel lavoro che ci restituiscono sabato 07 e domenica 08 maggio, in un non nuovo non spazio: al Mandrione, nello specifico nel Ristorante da Mauro. 

La scelta non è casuale per due motivi: qui a fine ottobre 2021 in occasione della tappa del progetto There is no Place like Home presentato e curato da Giuliana Benassi, ci fu l’ultimo simbolico incontro della residenza; l’altro motivo è il quartiere stesso che caratterizza e restituisce al ristorante il suo imprescindibile contesto. Lo sguardo non è un coro di nove voci all’unisono, gli artisti hanno risposto alle proprie esigenze, considerando gli spazi, le atmosfere e i dettagli che li hanno attratti. La scelta di avere tante voci diverse, che rimandano tutte punti di vista differenti, ma compententi, è probabilmente il modo più onesto per (ri)portare una / la realtà. “Come un processo che avanza senza sosta, come work in progress di cui ogni opera è partecipe”.[2] Man mano che il luogo si allestiva, le opere mutavano, e con esse le idee, come se continuassero ad evolvere, indagando al contempo la materia delle relazioni. Non a caso nella serata di sabato 07 maggio alle ore 21.00 sarà possibile cenare li al ristorante da Mauro con gli artisti.

Elisa Cescon Tedesco


[1] J.-L. Nancy (2010), Corps thèâtre. Après la tragèdie [trad. it. A. Moscati, Corpo teatro, Cronopio, Napoli, 2011], cit. pp. 30-31.

[2] H. M. Enzensberger (1998), Questioni di dettaglio. Poesia, politica e industria della cultura [tr. di G. Piana, Piccola biblioteca morale, Roma, 1998], cit. p.78