I ritmi dettati dalla società contemporanea tendono a distrarre l’individuo che, nel suo “correre” giornaliero, è sempre più convinto che il mondo inizi e finisca entro il perimetro del proprio sguardo.
Concentrati troppo su noi stessi e così poco disponibili a guardare oltre il nostro orizzonte, spesso ci si dimentica che basta girare l’angolo del quartiere per entrare in contatto con una dimensione che ha regole e condizioni di vita lontane dal nostro quotidiano.
Ancora una volta è l’arte che ci chiede di fermarci un attimo, di riflettere su quanto c’è di diverso e distante da noi, e su come sia importante contemplare le variabili dell’esistenza per renderci persone più disponibili a tendere una mano verso l’altro.
Su questi assi socio-culturali si costruisce l’appuntamento espositivo confezionato dal fotografo documentarista Simone Cerio presso lo spazio Ceravento di Pescara, diretto da Loris Maccarone. Protagonista degli scatti è lo storico quartiere San Cristoforo di Catania, emblema delle disuguaglianze che caratterizzano la società di oggi.
La mostra, intitolata “La Chance”, è un percorso che colpisce e invita alla riflessione. Particolari, scorci e dettagli descrivono le diversità che separano San Cristoforo dall’area urbana che si trova dall’altro lato della strada, quasi come se vi fosse una linea immaginaria di confine: l’evento espositivo diventa, così, un’occasione per avere un punto di vista alternativo, diverso dal solito.
L’appuntamento pescarese rivela un corto circuito visivo enfatizzato da una due aspetti ben chiari e inequivocabili. Da un lato la scelta del fotografo di concepire lo spazio della galleria come “luogo di confine” e dall’altro la volontà di Loris Maccarone di proporre una mostra così “dura” in uno spazio sofisticato come Ceravento.
Cerio traccia idealmente, nella sala principale della galleria, una linea di demarcazione collocando su una parete foto che descrivono ambienti di famiglie borghesi totalmente in antinomia con quelle collocate sulla parete opposta che, invece, evidenziano il degrado, il malessere di una società che vive ai margini.
Ma ancora più forte è la volontà del direttore dello spazio che sfida l’élite di un entourage legato al mondo dell’arte dal “sapore” spudoratamente borghese che si trova a confrontarsi con qualcosa di violento, imbarazzante, per niente edulcorato che “schiaffeggia”, senza remore, il visitatore che viene trascinato fuori dalla propria confort-zone.
E su questa “azione provocatoria”, messa in atto dal direttore dello spazio, Simone Cerio dichiara: «A distanza di pochi metri da dove viviamo esistono persone con un’aspettativa di vita nettamente diversa rispetto alla nostra e la nostra consapevolezza a riguardo è nulla. A San Cristoforo le discriminanti sociali incidono profondamente sul livello di aspettativa di vita media dei 20.000 abitanti. Il divario sanitario, di istruzione e lavorativo, oltre che alimentare, tra le due aree urbanistiche – prosegue Cerio – è incredibile ed è visibile ad occhio nudo. Nessun ospedale presente (l’unico funzionante è stato demolito), un indice di abbandono scolastico tra i più alti d’Italia, abusi edilizi, case al limite della vivibilità, alimentazione quotidiana basata su carne di cavallo. Dall’altro lato della strada l’opposto».
La “durezza” delle immagini è riassettata da un bilanciamento estetico che riporta lo scatto fotografico su un livello artistico più che documentaristico; lo studio del colore, così come le inquadrature, il dettaglio sulle geometrie, l’eleganza dei verticalismi e le contrapposizioni tonali diventano l’unico strumento rassicurante per il pubblico che vive l’esperienza di visita in un costante up-down emotivo.
La mostra, inaugurata il 23 aprile scorso, sarà visibile fino al 24 giugno secondo i seguenti orari il martedì, il mercoledì e il giovedì dalle 17:00 alle 19:00 e il venerdì e sabato su appuntamento.