Arco Madrid 2025
Filippo Panseca
Filippo Panseca con Achille Bonito Oliva, autore di uno dei testi in catalogo. Foto di Valentino Catricalà

Oh my God! Filippo Panseca

Parlare di Filippo Panseca non è mai stato facile. A ottantacinque anni, ha l’energia di un cinquantenne ed è impossibile da catalogare: è tutto e il contrario di tutto.

Per anni la stampa ha definito Filippo Panseca architetto per le sue grandiose scenografie e installazioni, ma non ha mai conseguito una laurea in architettura. Ha partecipato ad Art Basel e a diverse Biennali di Venezia autoesponendosi, prima di essere ufficialmente invitato. È stato docente di pittura e ha fondato la cattedra di Computer Art presso l’Accademia di Brera. Potrebbe vivere nel suo invidiabile loft a Milano, ma ha scelto di abitare in una vecchia caserma della Seconda Guerra Mondiale a Pantelleria, restaurata per fare l’eremita.

La cosa a cui tiene di più è la sua vecchia amicizia con Bettino Craxi. È un artista, ma anche inventore, scienziato, sciamano, naturalista, spiritualista, cuoco, contadino e amico, sia buono che severo. Sono fortunato ad averlo come amico, nonostante richieda un certo impegno, come per esempio non contraddirlo.

Un personaggio così unico non poteva che ispirare una mostra altrettanto strana. Nonostante avesse deciso di non fare più mostre e io mi fossi ritirato dal mercato dell’arte, eccoci qui. Sarà una mostra da vivere in due tempi, seguendo il motto di Panseca: “Arte è fare emergere l’invisibile osservando il visibile”.

Con Filippo condividiamo anche l’Ego: lui dipinge per sé, per il mondo vegetale, animale e umano, per la “NATURA”, mentre io organizzo questa mostra fuori dagli schemi. Non sarà in una galleria convenzionale (Centro Studi Angelo Fiore, Palazzo Galletti – Inguaggiato, Bagheria). Abbiamo chiamato a parlarne con Filippo Panseca, il filosofo Franco Lo Piparo e non un critico d’arte, i quali si sono già espressi in catalogo: Achille Bonito Oliva, Valentino Catricalà e Giorgia Panseca. Inoltre, ci soffermeremo più del solito in galleria perché il bello di queste opere è che vanno viste di giorno e svelate di notte.

Chiudo con una chiosa: sono il curatore di questa mostra e avrei dovuto decidere tutto, ma devo confessare che l’istrionico Filippo Panseca non mi ha fatto decidere quasi nulla. Ma va bene così.