Mondoromulo arte contemporanea: una galleria dove non ti aspetti

All’ombra del Monte Taburno, nel Sannio beneventano, tra i famosi filari di pregiati vini, è nata una galleria di arte contemporanea che tenta la sfida per un futuro diverso. Ne abbiamo parlato con il gallerista, Flavio Romualfo Garofano.

Mondoromulo arte contemporanea è una sfida. Certo, è anche e soprattutto una galleria, una giovanissima galleria di arte contemporanea, ma è senza dubbio una presa di coscienza, un atto di coraggio in un tempo privo di audacia, vessato dal terrore del futuro, dalla paura del fallimento, dal timore del giudizio, dall’angoscia di una economia che non certo premia chi lavora con passione e che, altrettanto spesso, si lascia condizionare dal peso di un modus operandi atavico e pregiudizialmente caratteristico di un luogo, di una comunità. Ma come nasce una galleria votata all’ultracontemporaneo, che non gioca con il design, che non è un hobby e non si lascia ingabbiare dal provincialismo e imbocca la strada di una ricerca in grado di restituire valore al territorio? Lo abbiamo chiesto al giovane gallerista, Flavio Romualdo Garofano…

Mondoromulo arte contemporanea, view Everything is possible
collettiva a cura di Marco Amore e Art Motel
febbraio – marzo 2023

Azzurra Immediato: Mondoromulo arte contemporanea è il nome della galleria che da pochi mesi hai aperto nell’entroterra campano. Una scelta coraggiosa, raccontacene la genesi.

Flavio Romualdo Garofano: L’arte contemporanea è stata sempre un mio pallino e il mio desiderio, da più di un decennio, era quello di aprire una galleria. Finalmente ho avuto il coraggio di partire. Certo è un atto folle se consideriamo il contesto, ma andava fatto. Qualsiasi cosa riguardi la cultura, la conoscenza, oggi è vista come qualcosa di marginale, di non necessario. Credo che l’arte,proprio perché non necessaria,sia indispensabile.  Così ho scelto (nelle solite analisi personali in periodo di pandemia) di dar vita ad una realtà trasversale in cui poter far parlare tutti i linguaggi dell’arte e far urlare i mondi fantastici di tutti gli artisti che decidono di far parte del percorso. Alla fine è stato semplice, è bastato unire un po’ di punti e da un giorno all’altro è nata la galleria. C’è una regola fondamentale: ognuno (artisti, curatori e fruitori, ed anche il gallerista) deve essere disposto a mettersi in gioco e a dialogare con gli altri avventurieri, un po’ come una ciurma di pirati. Mi hanno sempre affascinato i pirati, per loro era tutto possibile.

A.I.:  Facciamo un passo indietro: chi è Flavio Romualdo Garofano prima d’esser diventato gallerista?

F.R.G.: Il percorso è stato un po’ indiretto. Studiavo al Dams di Bologna, il teatro era la mia più grande passione. Lavorando con diverse compagnie, come attore e aiuto regista, mi sono avvicinato alla fotografia attraverso i lavori di Maurizio Buscarino: era stato fotografo di una delle mie compagnie (Gibus Teatro diretta da Vladimira Cantoni) diversi anni prima che ne facessi parte. I suoi lavori sono stati fonte d’ispirazione e così ho cominciato a fotografare il teatro e non solo. Ho fotografato diversi spettacoli per l’ERT e per il festival Vie, e questo mi ha dato la possibilità di calarmi in una dimensione contemporanea, un linguaggio antico capace di parlare a tutte le generazioni. E così il teatro ha influenzato il mio occhio. Non a caso il titolo della mia tesi è “Attraverso lo specchio, storia del teatro nella fotografia e viceversa.”, un’analisi di come la fotografia, che è nata in teatro, abbia modificato il modo di fare teatro e il teatro il modo di fare fotografia (lo specchio di Lewis Carroll ha fatto da collante). In poco tempo ho cominciato a ritagliarmi un po’ di spazio e a farmi notare in qualche premio. L’arte contemporanea poi ha preso il sopravvento nei miei interessi. Nel 2012 il teatro ha subito un declino ed ho deciso di tornare nel mio paese d’origine e di dar vita alla mia bottega da fotografo. Ma questo non mi è bastato, sono dovuto tornare all’arte, a quella forma indispensabile di sopravvivenza.

Flavio Romualdo Garofano, courtesy

A. I.: Mondoromulo arte contemporanea ha già all’attivo 4 mostre, 3 personali e 1 collettiva. Quale è stato il percorso progettuale seguito e cosa ti ha spinto verso certuni artisti? Esiste una direzione prestabilita nella ricerca da parte della tua galleria?

F.R.G.: Il percorso progettuale è lungo e in divenire. In questa fase di start-up ho seguito un mio filo logico. Il primo artista in mostra è stato Jacopo Dimastrogiovanni, artista figurativo, un pittore che ti mette alle strette e ti costringe ad un’analisi esistenziale con i suoi ritratti. Dai ritratti sono partito come fotografo nella mia esperienza professionale in provincia di Benevento e attraverso i ritratti era necessario fare il passaggio di consegne. Poi è venuta la volta di Roberto Recchioni, alla sua prima mostra in una galleria, abbiamo praticamente iniziato insieme. Portare Roberto in mostra non è stato solo portare il mondo del fumetto all’interno di Mondoromulo (mio grande desiderio), ma è stato raccontare il magnifico mondo di un artista che trascorre la sua vita a conoscere, a farsi influenzare, a mettersi in discussione per poi riportare al pubblico le sue nuove visioni, un artista multidisciplinare e di grande sensibilità che rappresenta la fisionomia della galleria. C’era poi la necessità di entrare nel vivo della “missione” e cioè affiancare a nomi emergenti ed affermati, artisti ancora sconosciuti al mercato dell’arte contemporanea. Per questo è nata Everythingispossible. Una decina di artisti tra giovanissimi e meno giovani ma con idee decisamente interessanti hanno dato vita ad una collettiva trasversale, come appunto è la galleria. Alcuni di loro avranno sicuramente spazio per una personale in futuro. Forse ad ora è stata la mostra più complessa ma nello stesso tempo più stimolante, anche perché per la prima volta c’è anche stata una collaborazione curatoriale tra il gruppo di Art Motel di Bologna e Marco Amore, giovane curatore che ha dato una grossa mano alla galleria in questa fase.

Ora è in conclusione la mostra Mangiare la pittura di Dario Molinaro. Dario è ciò che rappresenta il mio inizio nell’arte contemporanea. Credo che nella mia prima mostra collettiva da artista ci fosse anche lui. Abbiamo avuto diverse collaborazioni quando eravamo giovanissimi fino a creare un collettivo a Bologna che ha visto prendere forma nella mostra Tracce, credo nel 2011. Era per me essenziale portare la mia storia in galleria. Lo abbiamo fatto con una mostra importante.

A. I.: Cosa significa, oggi, tornare nella propria terra, non esattamente votata a questo tipo di attività economico culturale e partire da zero, aprendo una galleria in quella che è la Terra sannita dei vini? Il pubblico come ha accolto questa tua scelta professionale?

F.R.G.: Castelvenere, il paese in cui vivo e in cui ha sede la galleria è un paese di 2600 abitanti. Ha più di venti aziende che imbottigliano vino ed è stato nominato il paese più vitato d’Italia. In tutta la Valle Telesina la situazione è identica. Manca totalmente questo tipo di attività e non c’è una predisposizione all’arte contemporanea. Ma in realtà questa valle è strana. Sembra esserci un abisso culturale ma poi ti ritrovi delle realtà eccellenti, persone con una ricchezza intellettuale fuori dal comune. Ho sempre detto che vivo in un bosco di elfi, ogni tanto ne spunta uno. Quando ho scelto di intraprendere questa attività ero contento perché era esattamente ciò che volevo, allo stesso modo ero terrorizzato dall’idea di essere completamente ignorato. La risposta è stata straordinaria. Ho visto in galleria nuovi volti, nuovi appassionati e nuovi acquirenti. Bisogna essere coraggiosi è vero, ma bisogna anche capire che un mondo in crisi va rinnovato, basta avere pazienza, sono percorsi che hanno bisogno di molto tempo per maturare.

A. I.: Mondoromulo arte contemporanea è il nome della galleria: ha un particolare significato?

F.R.G.: Mondoromulo è il nome che accompagna tutta la mia attività professionale, anche il mio studio ha lo stesso nome, lo aveva anche il mio primo pc su cui producevo i miei primi lavori. Romulo è stato sempre il mio diminutivo dai tempi del liceo, ho dovuto solo costruirci un mondo attorno.

A.I.: Fino al 14 maggio è in corso la personale di Dario Molinaro, ‘Mangiare la Pittura’. Ce ne racconti?

F.R.G.: Come ho già detto Dario è una tappa importante del mio percorso artistico già dai tempi di Bologna. Abbiamo sempre ragionato intorno al perché dei nostri lavori e Mangiare la pittura è il nostro ennesimo dibattito. Tutto parte da una domanda “Che cos’è la pittura?”. Non importa la risposta, o meglio sono importanti tutte le risposte. Darne una che si pone come vera in assoluto rischia di uccidere la domanda per sempre. Abbiamo pensato alla pittura come una grossa tavolata in cui ognuno può prenderne parte, c’è chi mangia a cucchiaiate e chi invece tende a centellinare gli assaggi. Tutti i commensali danno senso alla tavolata. In un panorama nazionale in cui ancora si tende a dare importanza ad una pittura tradizionale noi segnaliamo la necessità di dare spazio anche alla ricerca. Questo è il modo migliore per stimolare questo mondo, dare spazio. Sulle pareti ci sono lavori in cui la pittura è così materica da scivolare dalla tela. Il pittore diventa lo chef che impasta gli ingredienti, il piatto finale è raffinato, non scontato, la narrazione che si intreccia tra la pittura svuotata dai tubetti. Mente, pennello e pigmenti si mescolano sulla tela in figure che saziano la mente.

A.I.: La bella stagione, invece, cosa prevede?

F.R.G.: Sempre restando all’esperienza di Tracce (vedi sopra), dal 27 maggio al 29 luglio, ci sarà la personale di Pasquale De Sensi blues for a dead giant, una mostra molto ricca, quasi asfissiante, carica di simbolismo e surrealismo. I linguaggi saranno molteplici, dal collage (suo cavallo di battaglia), alla stampa digitale fino ad arrivare al dipinto.
Per la prossima stagione già stiamo lavorando a due nuove collettive, una di queste sarà la seconda edizione di Everything is possible e abbiamo già in calendario delle personali che non ancora vogliamo svelare.
Oltre alla parte espositiva inizieranno anche dei laboratori tenuti dagli stessi artisti che sono stati in mostra. Questo perché c’è necessità di creare un popolo dell’arte e questo è possibile solo stimolando le persone a vivere l’arte. Abbiamo bisogno di mettere semi sia per una nuova generazione di artisti, sia per nuovi appassionati e collezionisti.

Facciamo un passo indietro e torniamo qualche istante sulla mostra Mangiare la pittura di Dario Molinaro – si, per qualche ora abbiamo creato un asse Bologna|Castelvenere|Foggia davvero sorprendente – e tentiamo di riflettere su cosa la pittura, oggi, sia in grado di restituire al discorso, o meglio alla moltitudine di discorsi, intrapresi dal contemporaneo. Posto quel ‘tutto è già stato fatto’, incontrovertibile verità, la valenza sperimentale addotta dalla ricerca di un artista è il vero quid capace di far sì che un’opera acquisisca e restituisca valore. La matrice? Quella intellettiva, quella emotiva. Il bello fine a sé non ha valore, è cosmetica, retorica priva di assoluta profondità etica. Dario Molinaro affida alla pittura ed al suo intrinseco senso, qualcosa che stravolge i parametri noti e ridefinisce perimetri espansi, necessari varchi per oltrepassare il già noto, secondo i termini di quel che chiamo ‘il gioco serio dell’arte’, quello del paradosso, dell’interrogarsi per non restare immobili in un pantano, quello che propone una visione comune, capace di prendere coscienza e discutere, ancora e ancora.
La sfida di Mondoromulo arte contemporanea è stata accettata, ora è tutto nelle mani della collettività. Pronta a sfidare i clichés?

Mondoromulo arte contemporanea
Castelvenere (Bn)
Via Sannitica 169
galleria@mondoromulo.it
Wapp +393398264803
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Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.

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