Osservare la successione dei fenomeni e ciò che sottace alla loro evoluzione è una disposizione di analisi, per considerare affermazioni di fatto sul sistema delle cose e degli eventi. Lavorare e vedere le cose che accadono insieme a quelle trascorse, come in un “processo” ininterrotto di eventi dallo sviluppo e svolgimento consequenziali. Questa forma di ponderazione è come un’azione circolare che attraverso l’arte porta a cercare risposte e aumentare il numero di domande. Di questa visione e modalità di ricerca troviamo un esempio ne L’ordine immaginario (2019-2022), lavoro di Enrico Vezzi (1979, San Miniato) presentato prima a La Portineria di Firenze e visibile nella sua interezza, fino al 26 febbraio, negli spazi della Tenuta Dello Scompiglio (Vorno-Lucca).
Nello Spazio Performatico ed Espositivo dello Scompiglio si presenta anche il lavoro di Cecilia Bertoni intitolato Danze vuote, a cura di Angel Moya Garcia. L’installazione è concepita per richiamare i sensi del visitatore in tutte le sue potenzialità. Nella dimensione raccolta di un luogo protetto, dal pavimento morbido ricoperto di velluto nero, come le pareti, c’è un richiamo agli elementi dell’opera di Samuel Beckett. Le quattro opere sospese si dispongono nello spazio buio per una rallentata percorrenza, con una attenzione alla luce che si imprime esclusivamente sulle tele grezze, lasciando emergere dall’oscurità linee, segni e ricami.
Scendendo al piano inferiore dello SPE il lavoro site specific di Enrico Vezzi porta a soffermarsi su tantissimi particolari raccolti e disseminati come in un letto asciutto di un fiume: libri, riviste e quotidiani del secolo trascorso, oggetti, animali tassidermizzati, piccole pietre che, come meteoriti, rimandano a una forma ancestrale di vita. L’installazione prende la sua forma come un fluido denso che, disteso sul pavimento, si diffonde lentamente e si adatta allo spazio. I pannelli colorati che fanno da base articolano cromaticamente la visione del folto contesto di oggetti. Nella costruzione del lavoro l’artista non ha seguito una linea cronologica o tematica dei libri e dei tanti elementi disseminati. Come suggerito dal titolo dell’installazione, le cose prendono il loro posto in modo spontaneo, seguendo un ordine immaginario, naturale come naturale dovrebbe essere la percorrenza del nostro vivere il pianeta.
Cosa ha fatto l’uomo nel suo passaggio nel mondo? Quali errori ha commesso? Dalle parole di Vezzi si cerca di capire la sua ricerca: “Eravamo “nel” Mondo spensierati e ora ci ritroviamo “al” Mondo pensierosi! L’Homo erectus ha vissuto su questa Terra per 2.000.000 di anni… noi Sapiens riusciremo a fare altrettanto?”. C’è molto da fare, anche per rimettere insieme i pezzi e trovare una linea logica, una risposta coerente a ciò che finora ha distinto l’agire dell’uomo, del suo condizionare le altre forme di vita. L’antropocentrismo, nelle sue pretese di proprietà speciali dell’umanità, si rileva sempre più fallimentare e ora si è arrivati alla fase di integrazione necessaria con la natura; per costruire una nuova storia. La dimensione concettuale e antropologica del lavoro di Vezzi è dominante, porta a soffermarsi fisicamente su ogni particolare scelto per rappresentare le questioni cogenti, ma anche a riflettere su studi e ricerche che si sono distribuiti negli anni, fino a noi. Il processo di ricerca dei caratteri della società contemporanea è in itinere.
Enrico Vezzi
L’ordine immaginario
Cecilia Bertoni
Danze vuote
Tenuta dello Scompiglio
SPE – Spazio Performatico ed Espositivo
Via di Vorno, 67 55012 Vorno, Capannori (LU)
Dal 19 novembre al 26 febbraio 2023
Dal giovedì alla domenica, ore 14.00-18.00 oppure su appuntamento: € 5,00
Tel. 0583971125 | delloscompiglio.org