Leitmotiv dell’evento, totalmente gratuito previa prenotazione del biglietto, è stato quello di promuovere la collaborazione in tutta la comunità Web 3.0 per un programma inclusivo incentrato sugli sviluppi sostenibili nei nuovi ecosistemi digitali, al fine di raggiungere obiettivi condivisi. A ognuno dei partecipanti fisici è stato regalato il primo NFT ufficiale “Proof of Participation” (POP), creato dalla fondazione promotrice, mentre è stata garantita anche la possibilità di seguire l’iniziativa da remoto in diretta streaming HD sui canali social.
In evidenza tra i relatori Vetliever, il fondatore e CEO di World of V. Le sue parole: “Andando avanti non riesco a immaginare marchi di moda che non vogliano testare il phygital. La tecnologia è semplicemente troppo buona ed è un grande aggiornamento nell’esperienza complessiva del cliente”. Vetliever, assieme al braccio destro BRT, ha presentato un’innovazione con tutte le carte in regola per fornire benefici significativi al collezionismo d’arte mondiale. Al centro della questione un chip adesivo da posizionare dietro la tela o la carta, che è in grado, grazie a un codice specifico assegnatogli, di autenticare quell’opera, rimandando a un link in cui vengono descritti i dettagli di quel lavoro, dell’autore e la sua versione digitale.
Il falso è sempre stato un problema nel mondo dell’arte tradizionale, nonostante le autentiche siglate dagli artisti al fine di validare i propri lavori. Le firme, ma anche le autentiche, sono facilmente replicabili e non garantiscono necessariamente l’assoluta originalità. Anche l’expertise è sempre opinabile. Basta citare per tutti il caso di Giorgio de Chirico, che fu notoriamente coinvolto in dilemmi riguardanti opere regolarmente archiviate tra quelle della sua Fondazione, ma successivamente disconosciute da lui stesso e quindi prive del suo parere di autenticità. Al contrario, sembra che il pittore abbia sottoscritto opere di dubbia attribuzione. Per superare le dichiarazioni dello stesso Maestro sono stati necessari un esame tecnico del dipinto, un esame riflettografico, uno chimico e uno radiografico, supportati dal parere di un esperto. Il tutto sostenuto da ingenti costi.
La tecnologia NFC potrebbe risolvere la questione o per lo meno costituire un ostacolo importante ai produttori di repliche, ovvero di falsi. La sua ulteriore forza è l’applicazione anche in settori differenti da quello artistico, dall’enogastronomia alla moda, ambiti in cui il black market è un nemico serio e apparentemente incontrollabile.
L’evento a Las Vegas ha visto protagonista l’artista napoletano Bruno Donzelli, di cui sono stati presentati i due lavori “Tavolozza Haring” e “Note per John Cage” nella loro versione phygital, ovvero quella fisica associata a quella NFT, nello spazio espositivo di World of V. Si tratta di tele di dimensioni 30×35 cm e la relativa digitalizzazione è fruibile sul marketplace degli espositori. Il primo approccio di Bruno Donzelli al digitale è avvenuto nel gennaio 2022, quando una sua opera è stata venduta all’artista e collezionista Ana Kuni e tanti multipli digitali NFT sono stati acquisiti dal mercato. Da lì in poi una progressiva notorietà ha accompagnato il pittore nel mondo della CryptoArt, oltre a essere già un artista consacrato tra le figure di rilievo dell’arte contemporanea.
Proprio l’artista ucraina Ana Kuni, stabilitasi da alcuni anni a Cape Town, è stata l’attrice coprotagonista a Las Vegas, ovvero l’altra artista in esposizione. Ha presentato la sua opera phygital “Internal Flight”, un viaggio all’interno del proprio io, un percorso unico e stimolante che bisogna essere pronti a intraprendere per superare se stessi.
Nel prossimo appuntamento della rubrica si parlerà ancora delle sfaccettature con cui il digitale converge nel mondo tradizionale. Filo conduttore il connubio tra le due realtà. Al prossimo episodio, dunque!