L’arte della banana

E se le banane marce assieme al mercato speculativo dell’arte li buttassimo nel cestino della spazzatura (in quello dell’umido s’intende), non sarebbe un buon auspicio per l’Arte del XXI secolo?

Volendomi soffermare sul significato della banana dell’artista italiano Cattelan è stato opportuno riflettere prima su quella di Warhol del 1966 e dopo averlo fatto credo che, il grande artista americano, volesse dire che quel frutto è bello perché somiglia a un pene. Chiaro? 

Fatta questa precisazione, l’impatto con la banana di Cattelan, all’asta di Sotheby’s a New York, assume un’altra dimensione, sia per la mancanza di freschezza dell’idea, avendo riutilizzato lo stesso frutto esotico, che per l’effetto negativo nel collezionista che percepisce l’arte del XXI secolo non più come un bene di rifugio godibile ma come un semplice escremento da smaltire in pattumiera.

Se le nuove frontiere dell’arte sono queste: lo squalo imbalsamato, la banana scocciata al muro e il gabinetto d’oro, non bisogna meravigliarsi se tra i veri appassionati d’arte serpeggia l’indignazione. 

A meno che non si voglia ufficializzare che la nuova arte è solo il divertissement dei paperoni della finanza speculativa, pervasi da una cultura scientifica della peggiore specie, che riconosce solo il “Dio denaro” e non più gli effetti della secolare cultura umanistica.

Ho provato a capire l’opinione de “l’illuminato” collezionista Justin Sun, in merito al deperimento della banana e pare che aiutato dall’intelligenza artificiale abbia deciso di mangiarsela prima. Chissà cosa proverà mettendosi in bocca quel frutto esotico a forma di un pene. 

Torno alla provocazione del 21 novembre del 2024, quando è stata venduta in asta per 6,2 milioni di dollari “Comedian”, la banana scocciata al muro, il cui valore intrinseco dell’oggetto è meno di 50 centesimi, per dire che questo fatto può essere chiarito in due modi, o riscrivendo il significato della parola arte o rifacendosi a Giulio Carlo Argan quando avvertì che la crisi dell’immaginazione ci stava conducendo alla morte dell’arte.

Ora, se volete definirmi un giullare, liberi di farlo, ma sappiate che faccio sul serio e non ci sto con queste forme d’arte e di mercato. Piuttosto mi guardo e mi riguardo Guernica di Picasso e invito i giovani artisti a ripartire da lì.

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