Arte Fiera 2025
Elena Mannini

L’arte del costume di Elena Mannini: un tributo alla creatività teatrale

Il Centro Studi Drammaturgici Internazionali “Franco Enriquez” di Sirolo ospita il fondo Elena Mannini, una preziosa raccolta di materiali legati alla carriera della celebre costumista. Tra i documenti conservati vi sono bozzetti, campionature di tessuti, progetti e costumi, tutti provenienti dall’archivio della famiglia Mannini e restaurati con il sostegno del Centro Studi.

Nel 2024, la donazione dell’archivio da parte della famiglia ha rinsaldato il profondo legame tra Elena Mannini e il regista Franco Enriquez, contribuendo a valorizzare e preservare la cultura teatrale.

Nella stagione estiva del 2024, il direttore artistico Paolo Larici ha voluto ricordare il lavoro della costumista fiorentina con una mostra intitolata Vestire il teatro, organizzata in due sedi: al Teatro Cortesi e al Teatro Studio di Sirolo.

Elena Mannini (1938-2004) esordisce nel mondo del cinema a soli diciassette anni con il film Giovanna di Gillo Pontecorvo, ma è nel teatro che la sua carriera raggiunge la massima notorietà. Ha collaborato con registi di grande fama, tra cui Beppe Menegatti, con il quale ha firmato i costumi di numerosi spettacoli, tra cui Sogno di una notte di mezza estate e La tempesta. Tuttavia, è nel 1969 che la sua carriera subisce una svolta decisiva, quando Luca Ronconi la chiama a realizzare i costumi per L’Orlando Furioso al Festival di Spoleto, una produzione che ottiene un successo internazionale.

L’Orlando Furioso di Luca Ronconi
Nel 1969, Elena Mannini divenne un elemento imprescindibile della storica produzione di Orlando Furioso di Luca Ronconi, portata in scena al Festival di Spoleto. In quest’opera, la costumista non si limitò a creare abiti, ma contribuì in modo determinante alla costruzione dell’universo visivo e simbolico dello spettacolo, lavorando in perfetta sintonia con la regia innovativa di Ronconi. Il suo lavoro sui costumi fu un pilastro dell’intera produzione, capace di dar vita a una visione iconica del poema ariostesco.

L’Orlando Furioso di Ariosto, con la sua trama ricca di elementi mitologici, cavallereschi e fantastici, offriva alla Mannini l’opportunità di esplorare una vasta gamma di scelte stilistiche e simboliche. I suoi costumi univano l’eleganza rinascimentale a contaminazioni moderne, creando un effetto visivo che esaltava la tensione tra il mondo reale e quello fantastico. Per il protagonista Orlando, la costumista concepì un abito che non solo simboleggiava la sua forza cavalleresca, ma rifletteva anche la sua follia crescente, tema centrale dell’opera. L’armatura leggera che indossava si fondeva con dettagli morbidi, come drappeggi di tessuti, enfatizzando la sua fragilità psicologica e il conflitto interiore tra ragione e passione.

Anche i costumi di Angelica, la principessa tanto desiderata, erano fondamentali. Il suo abito, dai toni chiari e con dettagli dorati, evocava la sua bellezza eterea e misteriosa, mentre la sua natura sfuggente si rifletteva in una veste che sembrava trasportarla in un mondo fuori dal tempo e dalla realtà. I costumi di altri personaggi, come Ruggiero e Bradamante, furono concepiti per trasmettere l’essenza cavalleresca e combattiva di questi eroi, con una certa astrazione e modernità, in sintonia con la visione registica di Ronconi.

Il concetto di “simultaneità”, che caratterizzava la regia di Ronconi – ovvero la sovrapposizione di azioni sceniche diverse nello stesso spazio – richiedeva costumi non solo visivamente impattanti, ma anche funzionali. Ronconi, noto per il suo approccio innovativo, utilizzava questa tecnica per creare un’atmosfera dinamica e fluida, dove gli eventi si intrecciavano in uno spazio scenico condiviso, senza soluzione di continuità. I costumi dovevano quindi consentire rapidità nei movimenti dei personaggi, senza perdere la loro forza simbolica. Questo approccio visivo, che integrava i costumi come strumenti narrativi, fu cruciale per il successo dell’opera e per il suo impatto duraturo nel panorama teatrale internazionale.

Il Coriolano di Beppe Menegatti
Nel decennio successivo, Elena Mannini consolidò la sua posizione nel panorama teatrale internazionale. Nel corso degli anni ‘70, fu chiamata a lavorare con il regista Beppe Menegatti, che le affidò la creazione dei costumi per Coriolano di Shakespeare. Questa produzione, andata in scena al Residenz Theater di Monaco, rappresentò un’altra importante occasione per la Mannini di esplorare le sfumature psicologiche e politiche dei personaggi attraverso il costume.

Per il personaggio di Coriolano, un eroe guerriero segnato dalla sua arroganza e dai conflitti interiori, la Mannini concepì un costume che richiamava la tradizione romana ma che, al contempo, ne esaltava le contraddizioni. Il costume di Coriolano evocava la sua grandezza imperiale e militare, ma anche la sua vulnerabilità emotiva, mostrando la sua solitudine e il tragico destino a cui era destinato. Questo lavoro, come quello per Orlando Furioso, mostrò la capacità della Mannini di usare il costume come strumento narrativo, capace di tradurre le tensioni interne dei personaggi in forma visiva.

La collaborazione artistica tra Franco Enriquez
I rapporti tra Franco Enriquez e Mannini furono caratterizzati da una profonda collaborazione artistica e da una reciproca stima che si consolidò nel corso degli anni. Enriquez, uno dei più importanti registi italiani del Novecento, apprezzò la visione innovativa della Mannini, che seppe unire tradizione e modernità nel suo lavoro. La loro collaborazione si estese a produzioni di grande prestigio, come la Trilogia dell’Orestea di Eschilo, portata in scena al Residenz Theater di Monaco, sotto la direzione di Ingmar Bergman, con il contributo fondamentale della Mannini come costumista.

Nel 1974, quando Franco Enriquez era direttore del Teatro di Roma, la Mannini divenne una figura centrale nelle produzioni di questo periodo. La sua capacità di creare costumi che non solo completavano, ma arricchivano la regia, si evidenziò particolarmente in progetti di respiro internazionale. In questo contesto, L’Orestea, in particolare Coriolano e Le Notti Bianche, trassero beneficio dalla sua visione artistica, che seppe tradurre in costume le complesse dinamiche psicologiche e sociali dei personaggi.

La collaborazione tra Enriquez e Mannini, inoltre, non si limitò alle produzioni teatrali, ma si estese anche alla preservazione della memoria storica del teatro. La sinergia tra i due ha lasciato un segno indelebile nella storia del teatro italiano e internazionale. La capacità della Mannini di intrecciare tradizione e innovazione nei costumi ha definito l’estetica di numerosi spettacoli, come Orlando Furioso e Coriolano, arricchendo le regie di Ronconi e Menegatti. La sua opera continua a essere studiata e apprezzata, e il fondo Mannini, conservato al Centro Studi Franco Enriquez, ne rappresenta un’importante testimonianza, non solo della sua arte, ma anche dell’impegno per la preservazione del patrimonio teatrale del Novecento.

Andrea Carnevali

Andrea Carnevali è critico e giornalista. Tra i suoi interessi figurano l'arte, il cinema, la letteratura italiana e il teatro contemporaneo.

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