Palazzo Citterio, su via Brera a Milano, sarà da oggi l’estensione della Pinacoteca di Brera, collegata ad essa attraverso il Giardino Botanico.
Angelo Crespi, direttore della neonata Grande Brera, ha presentato alla stampa il restauro del palazzo, oggetto di mille polemiche e contese sin dal 1972 quando venne acquisito dallo Stato grazie al sogno visionario dell’allora direttore Franco Russoli, che ebbe l’idea della Grande Brera.
Tante le vicissitudini che si sono susseguite negli anni: è del 1991 la realizzazione dell’ampliamento sotterraneo, denominato oggi Sala Stirling in onore del progettista inglese.
Oggi Palazzo Citterio prende vita grazie al progetto di restauro realizzato dallo studio Mario Cucinella Architects. Quattro livelli espositivi che partono dal -1, che ospiterà le mostre dedicate al contemporaneo, per arrivare al secondo piano dove saranno esposte le mostre temporanee.
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Nel cortile d’ingresso, donata per l’occasione dal Salone del Mobile, campeggia la ricostruzione in legno del tempietto rappresentato da Raffaello sullo sfondo de Lo sposalizio della vergine, realizzata anch’essa dallo studio Cucinella. Ad accoglierci all’ingesso è il ledwall di Refik Anadol, Renaissance Dreams, per lo spazio di arte digitale immersiva gestito da MEET Digital Culture Center.
Ma è altrettanto immersiva, anche se in maniera analogica ovviamente, l’installazione di Mario Ceroli nella Sala Stirling. Un bosco di tronchi di pino, disposto circolarmente nel livello inferiore del Museo, che Ceroli ha raccolto dal suo giardino dello studio romano, nel quale il visitatore può girare liberamente così come faceva lo stesso Ceroli nel suo giardino. Le piante, attaccate da un insetto nocivo, erano velocemente deperite e Ceroli ha recuperato i tronchi per realizzare quest’opera dal titolo La forza di sognare ancora. Curata da Cesare Biasini Selvaggi, la mostra gode anche dell’affaccio creato da Stirling, dal quale si ha una visone complessiva dell’installazione prima dell’esperienza immersiva.
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Al primo piano invece ad accogliere il visitatore è l’opera di Pelizza da Volpedo Fiumana, opera che precede il Quarto stato esposto al Museo del ‘900. Nelle sale poi si susseguono circa 200 opere – che Brera ha ricevuto in parte dai collezionisti Jesi e Vitali – la cui numerazione, a sottolineare la continuità con l’esposizione della Pinacoteca, parte dal numero 40.
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Ma per conoscere tutte le vicende architettoniche e delle comunità che hanno vissuto l’edificio di Brera fin dal 1300 bisogna salire al secondo piano dove vengono esposte, alcune per la prima volta, opere d’arte, sculture, affreschi, disegni e machete. L’esposizione, come sottolinea il curatore Luca Molinari, “ha l’obiettivo di rendere visibile tutta la viva ricchezza artistica e architettonica raccontando la sua storia e la sua vitalità per il nostro presente e futuro.”
Il 7 dicembre, festa di Sant’Ambrogio a Milano, il nuovo spazio viene inaugurato dal ministro Giuli, e dall’8 dicembre sarà visitabile da tutti, ma solo al pomeriggio per mancanza di personale. Insomma nuovi musei vecchi problemi.
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