La mostra The Echo’s Return è una storia contemporanea dalla trama visionaria, una sinfonia di immagini che oscillano nell’onirico, tra frammento e totalità.
Ogni carta racchiude un microcosmo indipendente, popolato da figure lente dai movimenti aggraziati e ponderati, legate tra loro da un filo impercettibile che intreccia gesti, sguardi e assenze. La nudità dei corpi non è mera esibizione, ma un invito alla percezione della loro vulnerabilità, della loro essenza. I personaggi di Wong, sospesi in una dimensione indefinita, si rivelano il riflesso della nostra incessante ricerca di connessione, ponendosi in una narrazione che, pur restando frammentata, si esprime in una risonanza emotiva che volge all’universale. Il silenzio sospeso degli scenari, amplificato dall’uso vibrante del colore, ci spinge a proiettarci nell’opera, a rispecchiarci, a esplorarci.

Courtesy l’artista, Galleria Poggiali Milano, Lyles & King. Foto di Michele Alberto Sereni

Courtesy l’artista, Galleria Poggiali Milano, Lyles & King. Foto di Michele Alberto Sereni
La pittura di Lily Wong vive in una sovrapposizione di strati di acrilico che, con delicatezza, evocano la precisione e la leggerezza del tratto a matita. Le sue sono sfumature diverse dello stesso volto, corpi rossi che si insinuano tra fondi azzurri e verdi acidi, linee morbide e sinuose dal movimento incessante. Come nelle calligrafie del mondo, leggibili da estremi diversi, il racconto di Wong si mantiene intatto nella sua circolarità: figure erranti mai risolute percorrono una migrazione perpetua, sospese nell’eterna ricerca di un altrove irraggiungibile. A unirle, come un nastro inestricabile, ricorrono lunghe trecce di capelli castani che attraversano ogni foglio come simbolo di legami persistenti che resistono a tempo e spazio: quasi calligrafiche anch’esse, creano un motivo di connessioni che si ripete senza mai esaurirsi, annodando intimità e distanza.
Tuttavia, la narrazione di Wong sembra restare deliberatamente incompleta. Ogni gesto accenna a un possibile epilogo, che l’artista sceglie di non definire. Si lascia così spazio al sogno di chi guarda, complice involontario della costruzione di un racconto senza fine.

Courtesy l’artista, Galleria Poggiali Milano, Lyles & King. Foto di Michele Alberto Sereni

Courtesy l’artista, Galleria Poggiali Milano, Lyles & King. Foto di Michele Alberto Sereni

Courtesy l’artista, Galleria Poggiali Milano, Lyles & King. Foto di Michele Alberto Sereni
In occasione del debutto italiano, Wong presenta opere inedite che evidenziano una maturazione creativa. Tra grandi e piccoli formati, l’artista esamina la natura duttile della memoria, capace di sedimentarsi tanto nelle narrazioni personali quanto in quelle collettive. Inoltre, i rotoli distesi e appesi, che richiamano le sue origini e la pittura orientale, diventano uno strumento volto all’esplorazione dello spazio e del tempo: sovvertendo il concetto stesso di supporto, Wong supera i confini della carta per la creazione di un palcoscenico infinito su cui si proiettano ininterrottamente le sue scene. I suoi personaggi sono prigionieri di un ciclo incessante, di una narrazione lunghissima e illeggibile.

Courtesy l’artista, Galleria Poggiali Milano, Lyles & King. Foto di Michele Alberto Sereni
Potremmo definire The Echo’s Return un’esperienza immersiva. Un invito, da parte dell’artista, a perderci tra i frammenti di tempo e memoria, in un universo tanto onirico quanto profondamente umano. Siamo tutti personaggi di un racconto disgregato, alla costante ricerca di un equilibrio, tra il desiderio di connessione e di allontanamento.

Courtesy l’artista, Galleria Poggiali Milano, Lyles & King. Foto di Michele Alberto Sereni
La mostra The Echo’s Return di Lily Wong, presso la Galleria Poggiali di Milano, è aperta al pubblico dal 3 ottobre e al 21 dicembre 2024. In galleria è presente il catalogo in consultazione, con un testo di Anne-Laure Lemaitre.