Michelangelo Pistoletto, Il Calcio nella Formula della Creazione, 2023 con gli studenti delle scuole di Coverciano. Foto di Gino Di Paolo, operatore drone Nicola Genovesi.

“Il Gioco del Caso” tra Calcio e Arte. L’intervista ai protagonisti 

Cosa hanno in comune l’arte contemporanea e il calcio italiano?
Sembrerebbe nulla, almeno fino a giugno di quest’anno, quando l’unione di mondi tanto diversi è diventata la nuova sfida per la Federazione Italiana Giuoco Calcio insieme a Zerynthia, Associazione per l’Arte Contemporanea Odv. Nasce così, ContaminiAMOci, un progetto artistico di durata biennale nel quale non solo le opere di artisti internazionali entreranno nel Centro Federale Tecnico di Coverciano, ma il Centro stesso si aprirà a visite, laboratori e incontri a partire dalle scuole.

Quest’anno è stata la volta di Michelangelo Pistoletto che ha realizzato Il Calcio nella Formula della Creazione, l’installazione permanente dei famosi tre cerchi Simbolo della Creazione in marmo colorato e altre installazioni temporanee che verranno rimosse entro la fine dell’anno. Il 6 dicembre ho fatto visita al “Tempio del calcio” di Coverciano, nella giornata di workshop dedicati ai giovani studenti, intervistando gli organizzatori coinvolti nell’ambizioso progetto per scoprire, in presa diretta, cosa si cela dietro l’apparente ossimoro tra arte e calcio.
Francesca Pellicci, Zerynthia Associazione per l’Arte Contemporanea Odv, Saverio Teruzzi, Cittadellarte Fondazione Pistoletto ONLUS, Irene Innocente, Centro Pecci, Maurizio Francini, Responsabile Centro Tecnico di Coverciano, hanno raccontato i progetti in corso e come il sentiero della contaminazione attraverso l’arte possa migliorare le vite di calciatori, studenti e, con Il Gioco del Caso, tentare di migliorare l’umanità.

Cos’è ContaminAMOci e cosa si svolge oggi con i laboratori?

Francesca Pelllici: questo progetto nasce con Zerynthia Associazione per l’Arte Contemporanea che ha avuto una convenzione con la FIGC per curare la parte artistica all’interno del Centro Tecnico di Coverciano per la durata di due anni. Il primo artista che abbiamo inaugurato a giugno, e che terminerà a fine dicembre, è Michelangelo Pistoletto che ha realizzato una serie di installazioni temporanee all’interno del Centro Tecnico di Coverciano e una installazione permanente all’esterno con dei palloni di marmo.
Parte integrante e attiva di questo progetto sono i laboratori che abbiamo deciso di fare con i ragazzi dei licei, delle scuole medie e scuole calcio che devono in qualche modo attivizzare il pensiero di Pistoletto. Oggi, grazie alla collaborazione con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto nella persona di Saverio Teruzzi e Irene Innocente del Centro Pecci di Prato che ci ha creato un link con i licei e le scuole limitrofe, siamo qui per svolgere Il gioco del caso. Stiamo cercando, attraverso questo gioco, di trasmettere il pensiero dell’artista ai ragazzi e quindi Saverio si è inventato questo gioco con gli obiettivi dell’agenda ONU 2030.

Gli studenti delle scuole di Coverciano in visita al Centro Federale Tecnico del 6 dicembre 2023. Foto di Gino Di Paolo.

Come ti è vienuto in mente “Il Gioco del Caso” e come funziona?

Saverio Teruzzi
: un giorno mi chiamano Mario Pieroni (Presidente Zerynthia Associazione per l’Arte Contemporanea OdV) e Michelangelo Pistoletto mentre erano insieme e mi dicono: “Ci serve un gioco da fare!”. C’erano delle regole semplicissime: doveva riguardare la sfera, il caso, comprendere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda ONU 2030 e, soprattutto, non doveva esserci un vincitore. Da questa semplicissima richiesta, è nato Il gioco del caso che vede la possibilità attraverso il pallone di fare gol – e quindi siamo perfettamente in tema con il gioco del calcio – dove però le squadre devono partire prima con la scelta personale di un singolo e solo obiettivo, poi nel momento in cui sono divisi in squadre devono scegliere tre obiettivi per squadra e quindi già lì nasce una prima difficoltà sulla selezione. Diamo loro del tempo limitato in cui la scelta deve essere un po’ di getto, poi li portiamo sul campo di gioco.  Loro fino a quel momento non sanno nulla di quello che succederà, proprio perché non si devono nemmeno parlare tra di loro. Ogni squadra ha il proprio obiettivo di tre obiettivi e dovrà cercare con il pallone di fare gol  – qui si mischia un po’ il calcio con il biliardo e con il golf, perché abbiamo messo le bandierine per rendere riconoscibili i singoli obiettivi -. 

L’obiettivo finale di non avere vincitori come si realizza?

Saverio Teruzzi: ci sono state delle squadre che non hanno raggiunto nessun obiettivo, un paio una, delle squadre addirittura due. Però il senso finale si mantiene, perché a quel punto le due classi, la scuola che dir si voglia, ha raggiunto tre obiettivi dei 17 di sviluppo sostenibile, e questo è fondamentale. Anche se non sono i miei obiettivi, raggiungerne 3 di questi 17 vuol dire che anche gli altri, per forza di cose, migliorano e quindi raggiungere 3 su 17 è già un grandissimo successo.
Alla riunione midterm di settembre sugli obiettivi 2030 è stato già decretato che non si riuscirà mai a raggiungere nemmeno uno degli obiettivi per tutto il mondo. Raggiungere tre obiettivi, come è accaduto oggi, sarebbe un successo clamoroso per l’umanità.

Quante e quali scuole sono state coinvolte?

Irene Innocente: sono scuole comprensivi della zona di Coverciano. È molto importante che le zone di questa area di Firenze che vivono questo come uno spazio in realtà precluso, perché non ha un accesso così immediato e semplice per il pubblico, appropriarsi anche attraverso l’arte del luogo e farlo vivere. Abbiamo invitato l’Istituto Comprensivo di Coverciano e quattro classi dell’istituto che si danno il cambio e vengono in visita. Per la maggior parte dei ragazzi è la prima volta che entrano in questo spazio e che hanno l’opportunità di entrare in contatto da un lato con lo sport, il calcio, dall’altro con l’arte. Questo pomeriggio, invece, ci sarà un liceo sportivo di Caserta.

ContaminiAMOci segna il primo debutto dell’arte a Coverciano, ma non è la prima volta che Cittadellarte entra in contatto con il calcio.

Saverio Teruzzi: abbiamo creato un format con Cittadellarte che si chiama Arte e calcio. Una palla al centro che riprende un po’ il nostro Arte al centro. In questo caso abbiamo spostato il focus per prima cosa abbiamo intervistato Michelangelo su quello che era successo qui nella Federazione e poi è capitato, per caso appunto, che un calciatore, Nicolas Viola del Cagliari, abbia chiesto informazioni sul profilo instagram. Per fortuna, ho letto io questa richiesta e da lì è iniziata una collaborazione che poi ha portato quest’estate alla prima intervista a Nicolas Viola che parla di arte, calcio, ma anche del fatto di come lui venendo dalla Calabria si sia voluto migliorare attraverso questo. È stato bello quando ha raccontato che a 24 anni tutto quello che avrebbe potuto raggiungere un calciatore come obiettivo, l’aveva raggiunto, poi era da mantenere, e lì invece si è scoperto con un grosso vuoto. Poi è diventato padre e da quel momento ha voluto migliorarsi per essere un miglior padre di quello che è stato suo padre.
Dall’incontro con Nicolas capiamo che si può fare un format, perché veniamo a sapere che ci sono altri calciatori interessati, tra questi c’è Lorenzo De Silvestri del Bologna, che abbiamo intervistato a fine novembre e che sarà la nostra prossima uscita. D’ora in poi, siamo sicuri che ce ne saranno altri, perché abbiamo già preso dei contatti. Il sogno è quello di avere un giocatore per squadra. 

Come mai è la prima volta che l’arte entra a Coverciano con l’idea di contaminarsi?

Maurizio Francini: perché è sicuramente un’occasione di crescita per tutti quanti sia per i calciatori sia per quanto riguarda noi stessi che lavoriamo presso il Centro Tecnico. Far vedere anche che esiste un’altra forma di espressione dei propri pensieri delle proprie azioni che va oltre lo sport, ma che riguarda tanti altri concetti come l’arte. Quindi avere un modo di pensare diversamente sul nostro operato.

Coverciano con questo progetto si apre ad un pubblico di non solo addetti ai lavori del calcio, smentendo l’idea di luogo di ritiro e chiuso al pubblico.

Maurizio Francini: l’intenzione nostra è quella di aprirsi ancor di più rispetto al passato, anche se c’è una concezione abbastanza errata che siamo chiusi. Probabilmente, tutto ciò risiede nel fatto che Coverciano è il Sancta Sanctorum del calcio italiano per cui sembra un luogo inaccessibile e irraggiungibile. In realtà, è accessibile e raggiungibile dalle persone che hanno le competenze per potervi accedere. Però non deve rimanere come un fortino isolato in mezzo al deserto, deve essere un territorio di scambio anche di esperienze, per cui stiamo cercando di renderlo più accessibile a tutti, anche tramite il mezzo della contaminazione artistica. In realtà, Coverciano è l’università del calcio oltre che la casa degli italiani, per cui essendo un’università è aperta a tutti quanti. Cerchiamo di fare del nostro meglio per essere un territorio aperto e di scambio.

Si può dire che rispetto a vent’anni fa, per esempio, che Coverciano si sia gradualmente aperta?

Maurizio Francini: si, rispetto a vent’anni fa siamo di gran lunga più aperti. Ne approfitto per raccontare un fatto storico. Coverciano quando fu realizzato era un luogo polisportivo. C’era un campo da pallacanestro, pallavolo, la pista di atletica, il lancio del peso, del giavellotto, il salto in lungo, salto in alto, i campi da tennis. Ma perché questo? Perché l’intendimento del Marchese Ridolfi, che era colui che ha concepito questo Centro Tecnico, era quello di dare un territorio di contaminazione, però in questo caso culturale ai calciatori che all’epoca avevano un ceto sociale e un’estrazione culturale molto più bassa rispetto ai coetanei che svolgevano altri sport, per esempio i tennisti. Quindi, mettere insieme tutti questi sport poteva permettere ai calciatori di assimilare conoscenze che difficilmente avrebbero potuto recepire. Tutto questo per dire che la contaminazione a Coverciano parte da lontano e adesso, con la presidenza Gravina, è esplosa. 

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