Arte Fiera 2025
Iginio De Luca, "Carborundum", 2024, Litografia Bulla, ph. Luis Do Rosario

Iginio De Luca. Il suono come cancellazione.

Si è concluso il 18 dicembre, il progetto sonoro e grafico Carborundum di Iginio De Luca, presentato come quindicesimo capitolo di Paesaggi, la finestra su strada della storica Litografia Bulla di Roma, con il testo critico di Anna Cestelli Guidi.

Nel più antico laboratorio litografico, fondato a Parigi, nel 1818, al numero 18 di Rue Saint Jaques – Parigi, da Francesco Bulla, e traferitosi a Roma, nel 1840, con sede al civico 2 di Via del Vantaggio, in pieno centro urbano, ha preso corpo il progetto sonoro e grafico Carborundum di Iginio De Luca, quindicesimo capitolo di Paesaggi, la finestra su strada della storica Litografia Bulla (https://litografiabulla.com/) di Roma, con il testo critico di Anna Cestelli Guidi.

La ruvidezza del suono del processo di cancellatura delle matrici diviene atto poetico e politico nel fare artistico di De Luca che rinnova, nell’azione fisica e semantica, un gesto antico e tradizionale, ripetuto assiduamente nel tempo, all’interno dello spazio della Litografia Bulla.
Il titolo Carborundum, infatti, deriva dalla tecnica antica adottata dal nostro nel suo processo artistico. Ideata dal pittore e incisore franco-americano Henri Goetz, consiste nell’incollare una polvere di grani molto duri di carburo di silicio sulla matrice, disegnando delle forme e unendo il calibro dei grani e la densità della loro distribuzione, prima di incollarli.
Un termine, dunque, afferente all’indagine artistica impegnata e riflessiva sul luogo, in cui si insedia, per determinare la sua pratica e declinarla verso significativi detours.

Il dialogo tra suono e incisione si è verificato in maniera ricorrente all’interno della Litografia. Tra i diversi interventi d’archivio, sono notabili quello di Hanna Hartman, artista del suono, performer, ex borsista di Villa Massimo (2021-2022), con diversi premi considerevoli, attualmente residente a Berlino, e che realizzò tracce di registrazione del processo di stampa, ponendo l’attenzione sulle sonorità più meccaniche; e quello di Donato Panaccio, terapista sonoro, sound designer, docente di ingegneria del suono dei corsi BA/BSc in Audio Production nella School of Sound Engineering e Institute of Contemporary Music Performance di Londra, ricercatore e praticante, da più di dieci anni, nelle principali scuole di filosofia orientale (principalmente tibetana, indiana e cinese), poi insegnate di Meditazione. Panaccio attua un sistema mente-corpo-emozioni rivolto allo studio della terapia del suono all’avanguardia, la Vibrational Retraining. Così, dopo aver registrato il suono fino al momento della stampa e delle vibrazioni prodotte dagli oggetti nel luogo, in una fase non lavorativa, ha elaborato una musica bianca, per dipoi impiegarla per LitoScape, un’esperienza sonoro-elettroacustica generativa, “un intricato paesaggio sonoro”, presso Spazio Taverna.

In questa sede, i segni impressi da De Luca, seppur volti alla cancellazione, producono semiosi, dunque offrono altro senso, altre catene discorsive, rispetto al tempo e allo spazio del passato. Così, l’incursione del suono si identifica come scambio bilaterale con l’incisione, trascinandosi l’una nell’altra, secondo una dinamica multidisciplinare. Tuttavia, oltre alla significazione metodologica e spazio-temporale, non si può ignorare il tessuto politico, rivestito dall’installazione sonora che innesca un allargamento della riflessione sulle pratiche di cancellazione e spostamento di unità culturali già date, tramite l’emersione di ulteriori unità culturali, elaborate in sintonia con chi il luogo lo abita e lo vive. Del resto, la volontà di non voler scurire la memoria è già dichiarata dalle parole del nostro: “Il titolo del progetto è la materia stessa che conserva nel nome un aspetto onomatopeico, è di per sé sonoro, rimbalza sulle “u” di un’eco profonda che diventa spazio ancestrale, paesaggio misterioso di oscure memorie.” È, di contro, emblema dello scavo che riporta in emersione quanto la lettura dello spazio esprime nel suo tempo contemporaneo.

Il magazzino della memoria viene usufruito come contenitore del progresso, tramite l’operazione della cancellazione, vissuta nell’etimologia pura del vocabolo latino “cancellare” che significa “chiudere con una grata”. La cancellazione non si può intendere, orbene, come un’eliminazione sterile che “simula il non essere mai venuto in essere di ciò che viene cancellato: elimina segnando”.
Si opera, unitamente a chi compie il gesto, la scelta spontanea della permanenza di una scrittura adepta che raccoglie la simpatia della madre delle muse, “imprimendo ciò che vogliamo ricordare fra le cose che vediamo, udiamo e pensiamo…” di una storia densissima e bicentenaria.

Come in un antro, riecheggia il suono al di sotto delle pietre litografiche, disposte sugli scaffali della Litografia, mentre l’incisione, sita all’ingresso, volge all’assimilazione “fisiognomica” dell’opera immateriale.
Le frequenze sonore, riportate sotto forma di immagine per mezzo dell’incisione, vengono forgiate in un itinerario sonoro all’interno dei cinque brani registrati nel vinile – riprodotto in dieci copie limitate, firmate e numerate dall’artista, insieme alla foto di Luis Do Rosario, il testo di Anna Cestelli Guidi, e con scatola rifinita a mano con polvere di carborundum – fulcro dell’installazione sonora che, nelle sue vibrazioni acustiche, continua a fondersi con il ritmo quotidiano della Litografia.
Altra parola valevole, per comprendere la complessità dell’intervento compiuto, è “lentezza” nel suo sposalizio con il “cancellare”, segnatamente se accostati a determinate terminologie inglesi come “delete” (“rimuovere qualcosa di scritto o di stampato” ma anche “espungere”), derivato dal participio perfetto di “dēlĕŏ” che, insieme al greco “dēléomai”, implica il “ferire, danneggiare e distruggere”.

Distruggere una memoria, nella velocità stessa dell’agire, è quanto di più diametralmente opposto al pensiero strutturante di “Carborundum” che conserva, con lucidità, i capisaldi della poetica dell’artista.


CARBORUNDUM
Iginio De Luca
25 ottobre – 18 dicembre 2024
Litografia Bulla, Via del Vantaggio 2, 00186, Roma
Info: www.litografiabulla.com

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