Giuseppe De Mattia, Narrazioni Brevi

Giuseppe De Mattia: ‘Narrazioni Brevi’, memoria e contemporaneità

Labs Contemporary Art ospita la prima personale bolognese di Giuseppe De Mattia, titolata Narrazioni Brevi, attraverso cui l’artista pugliese, d’adozione felsinea, omaggia Bologna alla sua maniera, tramite un racconto affascinante e complesso.

Narrazioni Brevi è il titolo della prima personale di Giuseppe De Mattia a Bologna, fatto piuttosto paradossale, soprattutto per chi conosce la carriera e le vicende dell’artista pugliese, d’adozione bolognese nonché damsiano. È la Labs Contemporary Art ad accogliere gli esiti di una parte della ricerca di De Mattia, raccolta sotto l’egida di una ontologia del tutto peculiare, quella della narrazione, non già e non solo per immagine, quanto, per formalizzazione di una indagine che racchiude tutti quegli elementi in grado di tessere una fitta trama tra memoria – personale e collettiva – e presente, secondo innesti che hanno a che fare con la Storia dell’Arte, ma anche la storia bolognese del Novecento e  con la condizione dello status d’artista nel nostro tempo, in quella dimensione definita ‘sistema dell’arte’.

Giuseppe De Mattia, il cui curriculum studiorum prende avvio da Politecnico di Milano per giungere al DAMS Cinema di Bologna, perimetra la propria ricerca secondo i prodromi di una plurale strumentazione intellettiva che, attivando la propria indagine sulla realtà del concetto di ‘archivio’ – storico, comunitario, soggettivo – procede verso lo stilare di un racconto sempre in fieri, poiché, riflessione dopo riflessione, fatto dopo fatto, tutto diviene parte di un ampio mosaico che, di giorno in giorno, si arricchisce di nuovi tasselli. Un missaggio che ritrova nell’uso di fotografia, video,  installazione e altra materia – ceramica, carta, metallo, pittura, scrittura – il quid di una mescolanza filosofica prima che oggettuale e di media. In ogni caso, ciò che ogni elemento deve compiere è una ‘narrazione’, vero punctum ontologico del lavoro di De Mattia.

Narrazioni Brevi, dunque, la mostra bolognese che è parte del progetto ARTCITY Bologna 2021, racconta, non a caso, quello che è una sorta di omaggio alla città petroniana, scandendo ricordi di vita in città – grazie a materiale d’archivio che è anche ma non solo filiazione della sua collaborazione con l’Archivio Fotografico della Cineteca di Bologna e soprattutto con Home Movies, Archivio Nazionale del Film di Famiglia di Bologna e il grande lavoro portato avanti con la realtà fotografica – direzionandoli in un piccolo ma esaustivo compendio tangibile. Quasi si trattasse di piccoli capitoli, ogni opera dialoga con le altre nell’affascinante spazio di Labs Contemporary Art a sua volta storico luogo memoria di un passato che non esiste più e trova nel presente nuova identità – restando, al tempo stesso, atto unico.

Ma in cosa consistono tali Narrazioni Brevi? Cos’è che Giuseppe De Mattia racconta a chi incontra le sue opere? I temi indagati sono plurimi, a partire dall’autorialità artistica alla funzione maieutica della pittura, dal ruolo attoriale affidato all’immagine sino all’intromissione della scrittura nelle altre formalizzazioni, passando naturalmente per la fondamentale presenza dell’archivio fino alla relazione tra spazio e oggetto, dal dialogo tra memorie collettive e personali sino al tema del mercato dell’arte. La mostra, che si compone di 8 opere che, al contempo, definiscono un perimetro intellettuale che abbraccia diversi fronti, suggerisce un ponte corale, destinato a farsi eco dell’ancestrale rito della narrazione, grazie ad 8 contributi critici, affidati alle parole di Lorenzo Balbi, Orsola Vannocci Bonsi, Enrico Camprini, Vasco Forconi, Fabiola Naldi, Claudio Musso, Maura Pozzati e Gabriele Tosi. Nel continuo mélange che Giuseppe De Mattia ha generato, lo spazio, la sua percezione, il tempo e la sua dimensione, mutano al mutare di riferimenti; tutto è segno, simbolo, gesto, nuova definizione o inatteso e sorprendente punto di riferimento, intervallato da atti diacronici ed inconsci, afferenti all’universo interiore dell’artista, come l’uso del rosso e del blu – rimando alla matita bicolore, usata decenni fa negli uffici pubblici e molto presente in casa De Mattia negli anni di infanzia, primo oggetto con cui Egli ha, inconsapevolmente, tracciato a propria linea esistenziale futura –.

A fungere da filo conduttore dell’intera matassa filosofica è l’ironia, che mai manca nell’analisi portata avanti dall’artista, così come la volontà di riportare all’attenzione dettagli, elementi e funzioni che sfuggirebbero a tutti – si pensi alle opere che seppur in foggia fotografica, sono la risultante di fermi immagine da filmini degli Archivi citati – È nel sotteso che De Mattia trova materia di indagine, quelle narrazioni altrimenti inenarrabili che, grazie ad una emersione tecnica, ristabiliscono una nuova generazione di significato. Significato e significante, di fatto, sostengono il continuo e sincopato ritmo dialogico che avviene tra le opere, nel ripercorrere la stagione già trascorsa da sé e da altri, dove ciò che si salva dall’oblio appare con nuova familiarità e trova nuovo confronto con quanto sosta dall’altra parte della grande sala bianca della galleria. Ogni riflessione diventa contraltare, l’ironia si contrappone al sentimento di fiducia – nell’altro, nell’arte, nell’artista, nel sistema commerciale, espositivo, economico, storico, dell’arte odierna e non solo – assente, presente, richiesta, dichiarata o ricercata e che si ritrova, in forma diversa, in alcune opere: dalle carte vergini di Concetto Pozzati su cui De Mattia ha proposto Decorazioni per cavalli da guerra – con chiaro riferimento a quel gergo con cui gli attori del ‘sistema arte’ indicano gli artisti: “la scuderia”, cui si chiede competizione continua, guadagni, vincite concorsuali et similia – ove stampa, impasto pittorico e simbologie, navajo e occidentali, intersecano riflessioni altre, sino a Gran Copiatorela fotocopiatrice da cui De Mattia copia, stampa e distribuisce ai visitatori delle opere su fogli A4, validate con un timbro rosso, recanti la scritta “QUI TUTTI POSSONO PRENDERE UN’OPERA GRATUITA” – per giungere all’apice dell’opera Disegni segreti. Guardando negli occhi un fiero leonedove nascondimento e suo contrario, video e installazione, idea e sua tangibilità si affidano al racconto e alla fiducia – .

Narrando, inoltre, l’artista ha creato una mappa di Bologna, una città che appartiene ad una geografia del tutto peculiare.

Crediamo ancora nell’arte e nella parola dell’artista? Continuiamo a ripetere e a ripeterci che il ruolo degli artisti è fondamentale nella comprensione delle dinamiche esistenziali salvo poi, talvolta, usare la loro ricerca come spettacolarizzazione non necessaria e di secondaria utilità, relegata a nicchia elitaria o a testimonianza dettata da mode, andamenti finanziari e sostituibili da influencer del web.

Non vi racconterò i dettagli delle opere di Giuseppe De Mattia, poiché la mostra, in corso sino al prossimo 26 giugno, è un luogo esplorativo da percorrere con il proprio passo e il proprio sguardo, interrogando le proprie prospettive da addetti ai lavori o da pubblico amante dell’arte e delle sfide intellettuali; sarà utile sorridere dinanzi all’ironia messa in scena, così come comprendere quelle ‘forme semplici’ che, riportate in una nuova delineazione dello spazio noto, fungono, al contrario, da fattori cortocircuitali di interesse comune.

Ogni riferimento, mai puramente casuale nella ricerca di Giuseppe De Mattia, si spinge oltre, in un tourbillon che ha a che fare con la linea del tempo e con le geometrie variabili dello spazio umano, della memoria antica e delle reminiscenze ataviche. Ed in tale alveo la richiesta, prima di entrare alla Labs Contemporary Art è quella di fidarsi dell’artista, di intraprendere grazie al suo intervento un ripensamento di ciò che le griglie delle ovvietà di questo nostro sistema hanno ingabbiato.

Giuseppe De Mattia, Guardando negli occhi un fiero leone, 2021, dettaglio Ph Carlo Favero

GIUSEPPE DE MATTIA
Narrazioni Brevi
Bologna, Labs Contemporary Art
Via Santo Stefano 38
8 maggio – 26 giugno 2021

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.

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