Giochi di verità. La Collezione Donata Pizzi a Soliera

Il Comune di Soliera e la Fondazione Campori, hanno avviato, dal 2018, grazie alla lungimiranza del sindaco Roberto Solomita,, un programma culturale di grande rilievo, chiamato ‘Castello dell’Arte’, volto a costruire una identità collettiva grazie alla memoria antica e contemporanea dell’arte. Giochi di Verità e la nuova mostra dedicata alla Collezione Donata Pizzi, caposaldo della Storia contemporanea della Fotografia Femminile, a cura di Marcella Manni, nuovo capitolo di questo inusuale racconto dell’entroterra emiliano.

Giochi di verità. Rappresentazione, ritratto, documento. Opere della Collezione Donata Pizzi. È questo l’emblematico titolo della mostra ospitata dalla Fondazione Campori di Soliera, nel Castello del borgo medievale, curata da Marcella Manni ed afferente a quell’illuminato progetto chiamato Castello dell’Arte che ha riscritto una interessante e lungimirante cartografia dell’educazione all’arte contemporanea come elemento di presenza nel quotidiano, al di fuori del grandi poli metropolitani d’Italia. Un progetto ampio – di cui vi avevamo parlato in una precedente occasione e grazie alla visione dell’Amm.ne guidata da Roberto Solomita, oggi apre le porte su una selezione della Collezione Donata Pizzi, ricco archivio ragionato di fotografia contemporanea femminile, dagli Anni Sessanta ai giorni nostri.

Caterina Bagni, Donata Pizzi, Roberto Solomita, Marcella Manni

Vero e falso si contaminano, in una riflessione che disancora l’idea di realtà da quella di verità e spinge verso l’idea di libertà.

Una mostra la cui identità si definisce attraverso la volontà di ricerca che Donata Pizzifotografa e photoeditor – ha affidato alla sua Collezione, dai profondi intenti pubblici e non privati; un archivio che studia, dal 2013, raccoglie e promuove il lavoro di fotografe italiane, a partire da una sorta di folgorazione per uno scatto di Lisetta Carmi. La Collezione si sviluppa secondo due rami, quello prettamente visivo e fotografico e quello composto da libri d’artista che indaga secondo altre grammtiche il panorama della fotografia femminile italiana dagli anni ’60 ad oggi; entrambi continuano ad essere in fieri.

Come affermava Giovanni Gastel, ricordato da Donata Pizzi, “Le donne fotografano per conoscere, gli uomini per farsi conoscere.” Ed è forse in questa sottile quanto abissale differenza che la ricerca portata avanti negli anni dalla Collezione Donata Pizzi riveste un ruolo campale nell’affermazione concettuale di evoluzioni estetiche, formali, tecnologiche che la fotografia femminile ha estrinsecato nei decenni studiati. Un percorso d’indagine che emerge secondo una dinamica evolutiva – non intesa come di miglioramento bensì di mutamento – in grado di focalizzare la visione del reale attraverso lo sguardo femminile che, nei decenni, si è confrontato con cambiamenti storici epocali, oggettivi e soggettivi. La mostra di Soliera pone l’attenzione su temi che dialogano in maniera sincopata: centralità del corpo, il rapporto tra memoria privata e collettiva, le dinamiche e i riti della vita familiare, definiti “elementi costitutivi e identitari che si leggono oltre le singole voci delle artiste e i momenti storici in cui sono vissute o vivono e operano”.

In verità, Giochi di verità. Rappresentazione, ritratto, documento. Opere della Collezione Donata Pizzi, reca con sé una molteplicità di significazioni che esulano dalla mera esposizione. Seguendo ciò che Roberto Solomita, sindaco di Soliera delinea come un modus operandi“Con Giochi di verità proseguiamo un percorso avviato nel 2018, che ha visto il nostro Castello Campori configurarsi come contenitore per mostre di elevato spessore artistico, sia per la qualità delle opere esposte che per l’elaborazione di pensiero che le ha accompagnate. siamo convinti che, attraverso vie inattese e mai convenzionali, l’arte sia davvero capace di produrre senso, quantomeno di fornire strumenti di interpretazione della realtà” – la mostra ridefinisce l’importanza di riscrivere le cartografie dell’arte in Italia; una necessità che abbisogna di nuove mappe e nuove tappe, possibilmente lontane dai grandi poli culturali e che virino, al contrario, nelle terre più fertili, negli entroterra o sulle coste di un Paese che, troppo spesso, conosce poco a fondo la propria identità artistica. Importante dettaglio, affatto trascurabile, è che questa mostra è aperta al pubblico in modalità totalmente gratuita, a favore di una apertura profonda alla collettività.

E se Donata Pizzi, instancabilmente, continua a ricercare – attraverso i canali tradizionali e quelli più high tech – seguendo un precipuo filo conduttore, spesso contrassegnato da lavori caratterizzati da humor ed autoironia delle autrici, Marcella Manni, curatrice della mostra in Castello Campori, ha dato corpo alla selezioni di 81 opere provenienti dalla Collezione seguendo un filo dipanatosi tematicamente ed anche di raffronto diretto con l’architettura delle sale del castello. Una pars costruens che offre oggi ai visitatori molteplici di spunti di riflessione fruitiva e che si àncora ad una scelta della curatrice:

La Collezione Donata Pizzi, anche in virtù dei criteri stringenti che la caratterizzano, offre numerosi spunti di lettura.  Nel considerare gli spazi del Castello dell’Arte e una necessaria selezione di opere e artiste ho scelto di affidarmi alle immagini e alle complesse architetture di segni e simboli che ci offrono. Giocando, appunto, con paradigmi che pertengono all’ambito della ricerca teorica sul mezzo fotografico e sui criteri e le presunzioni di verità che il contesto contemporaneo della comunicazione, non solo visiva, ci obbliga ad affrontare.

Le 81 opere presenti, aggregate per differenze e punti di contatto, affidano al corpo ed alla sua grammatica il compito di rimandare ad una narrazione identitaria su ampia scala, composita e eterogenea, nella quale azione, ironia, documentazione e abbattimento di clichés allogano alla fotografia il compito di prospettiva immediata e sempre attuale. “La storia degli usi della fotografia in Italia che si deduce dai lavori delle artiste è un efficace e immediato strumento per mettere alla prova l’attualità di istanze e, allo stesso tempo, affrontare il non visto, il nascosto e celato” suggerisce Marcella Manni.

Un modo di osservare il mondo – e quello della fotografia femminile – che risuona, naturalmente, nella nascita stessa della Collezione. Nel comunicato ufficiale si leggono le parole di Donata Pizzi riportanti alle origini della sua ricerca:

All’inizio della mia carriera – conclude Donata Pizzi – si lavorava realizzando reportage in bianco e nero, l’ambito di indagine della fotografia era quello di ripresa e di registrazione degli eventi. Con il passare del tempo, complici i cambiamenti sociali, politici e anche l’evoluzione tecnologica del mezzo, il linguaggio e gli ambiti di ricerca si sono ampliati per comprendere anche esiti concettuali che anni prima erano impensati. Come questo passaggio è avvenuto è la storia della Collezione.

Accade, perciò, addentrandosi nella mostra del Castello di Soliera, che ci si muova nel tempo e nello spazio, secondo i prodromi di un gioco – quello serio dell’arte, s’intende – capace di riflettere e riflettersi nel passato e nel presente in maniera tale da originare infinite nuove relazioni, molteplici diagrammi simbolici di comunicazione che rispondono alle sensibilità di ognuno. Il Gioco di Verità prende avvio dalla volontà insita nella progettazione della mostra e nella sua formalizzazione di incontrare un pubblico pronto a compiere un viaggio e lasciarsi accompagnare dalla meraviglia della sorpresa. In tale dinamica, ogni opera scelta, ogni artista richiamata a ricoprire un precipuo ruolo attoriale nell’allestimento, diviene essenza di una alterità – oggi più che mai – tangibile sottoforma di immagine percepibile e idea perseguibile.

A far da contraltare all’allestimento della mostra di Soliera – il cui polimorfico adattamento alle architettura simula un certo puzzle attivo – è il catalogo pubblicato da METRONOM, ovvero un ragionato strumento attivo che non è mero racconto dell’esposizione e sua traduzione editoriale, bensì un veicolo di studio, di approfondimento e di trattazione di quella relazione tra memoria privata e collettiva in cui le singole voci e visioni delle artiste si spingono oltre lo spazio e la cornice della pagina per divenire materia della Storia della Fotografia, con una eccezionale attenzione alla percezione sensoriale e alla costruzione di una esplorazione dinamica della fotografia al femminile in Italia.

Giochi di verità. Rappresentazione, ritratto, documento. Opere della Collezione Donata Pizzi accoglie le opere di: Paola Agosti, Meris Angioletti, Martina Bacigalupo, Isabella Balena, Liliana Barchiesi, Betty Bee, Mariella Bettineschi, Silvia Bigi, Tomaso Binga, Marcella Campagnano, Silvia Camporesi, Lisetta Carmi, Monica Carocci, Elisabetta Catalano, Francesca Catastini, Daniela Comani, Agnese De Donato, Erminia De Luca, Martina Della Valle, Paola Di Bello, Ra di Martino, Eva Frapiccini, Simona Ghizzoni, Bruna Ginammi, Nicole Gravier, Gruppo del Mercoledì, Adelita Husni-Bey, Giulia Iacolutti, Luisa Lambri, Elisa Magri, Lucia Marcucci, Allegra Martin, Paola Mattioli, Malena Mazza, Libera Mazzoleni, Gabriella Mercadini, Ottonella Mocellin, Verita Monselles, Brigitte Niedermair, Lina Pallotta, Giulia Parlato, Beatrice Pediconi, Francesca Rivetti, Silvia Rosi, Marialba Russo, Marinella Senatore, Shobha, Alessandra Spranzi, Sofia Uslenghi, Francesca Volpi, Alba Zari ed entrando, così, a far parte di quel sistema di monitoraggio, avviato a Soliera nel 2018 sullo status del collezionismo indagato a fondo dal programma Castello dell’Arte e dalla Fondazione Campori.

In quella che appare come una immaginifica immersione in un universo diversamente tangibile e percepibile, ecco che, in particolare, due opere – immagini gentilmente concesse a Segnonline dalla Collezione Donata Pizzi – lasciano affiorare quel sentimento di nostalgia del futuro del non ancora noto, del valore attuativo che la fotografia investe nel dialogo serrato ed altrimenti inenarrabile con la dimensione dell’intelligenza emotiva messa in gioco dalla Collezione. Le nobildonne di Trinacria ritratte da Shobha o Lizard di Giulia Parlato affrontano, ad esempio, l’immagine di una antropologia archeologica rivestita di grammatiche ed abbecedari differenti, diametralmente opposti che pure, tuttavia, raccontano di realtà lontane eppure riscontrabili in un mondo altero, fantasmagorie che afferiscono alle radici culturali, storiche, sociali del nostro Paese o a quella dimensione del fantastico della quale la nostra letteratura è portatrice millenaria.

Ogni scatto, qui ed ora, mostra un lì ed un allora, uniti da una sovrapposizione dimensionale e filosofica nel quale lo spettatore è invitato ad entrare per lasciarsi, tuttavia, sorprendere, in modo del tutto inaspettato.


Giochi di verità. Rappresentazione, ritratto, documento. Opere della Collezione Donata Pizzi
a cura di Marcella Manni
Progetto Il Castello dell’Arte in collaborazione con Fondazione Campori
Castello Campori, Soliera (Mo)
8 ottobre 2022 – 15 gennaio 2023

Sabato, domenica e festivi, Ore 9.30-13.00 e 15.00-19.30
Ingresso libero

Nel corso della mostra, sono in programma diverse visite guidate gratuite (15 ottobre, 30 ottobre, 1 novembre, 12 novembre, 27 novembre, 3 dicembre, 18 dicembre), con partenza alle ore 15.30 e 17.30, per un numero massimo di 15 persone. È consigliata la prenotazione all’indirizzo https://www.eventbrite.it/o/fondazione-campori-30377037132.

Per informazioni: T. +39 059 568580 | info@fondazionecampori.it | www.fondazionecampori.it | www.solieracastelloarte.it.

Press CSart. Comunicazione per l’Arte

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.