Francesca Cornacchini, "Natural disaster", Divario, Roma, ph.®Studio Daido.

Francesca Cornacchini. Per un’aulica discrepanza.

Natural disaster è la personale dell’artista romana Francesca Cornacchini, svoltasi presso Divario, spazio indipendente contemporaneo, nato nel 2019, nel rione Prati di Roma e immerso tra i luoghi del quotidiano, con la curatela e il testo critico di Giulia Gaibisso.

Natural disaster è ode al visionarismo del Sublime, messo in scena dall’artista romana Francesca Cornacchini, impegnata nel trasporto in dimensioni altre rispetto al nesso con il reale, per giungere a narrazioni che si ispessiscono di sensazioni legate a un’ingente catarsi, sgomento e recupero di un sentire trattato a posteriori, tramite immagini-visioni di un preciso dato ricercato.

La prospettiva centrale reca immediatamente una contemporanea transenna che, da marmorea – come realizzata da Mino da Fiesole, Andrea Bregno e Giovanni Dalmata per la Sistina -si rende metallica, in ferro zincato, per essere sottoposta all’azione della fiamma corrosiva, memore di quella discrepanza romantica ingenerata dall’Incendio di Borgo.
Si attua un sovrapporsi temporale, già noto nell’operazione raffaellesca, e ora reintrodotto dalla Nostra che esercita tale metodologia nel suo lavoro.
L’annerimento della superficie dell’installazione Incendio: allegoria del fuoco è segno astratto di ciò che rimane come vissuto della vigoria distruttiva dell’uomo. Così Divario, spazio espositivo di arte contemporanea, nato nel 2019, nel rione Prati di Roma, da un’idea di Filippo Tranquilli, assorbe ancora una volta l’indagine sulla complessità del contemporaneo. 

La sospensione temporale innesta, nell’area tracciata dall’artista, un avvicinamento verso il tessuto espositivo che, seguendo un gioco libero di nessi terminologico-materici, conduce fino alle tre installazioni-quadri, racchiudenti patcthwork di tessuto di felpe e pantaloni in acetato, assemblati insieme, secondo un unitarismo cromatico.
Lo sguardo fluttua, nei campi monocromatici, tra i dettagli di loghi, pattern e cerniere che sanciscono il punto di rottura nell’orizzonte dell’intera campitura, come punti di corrosione in correlazione con le cicatrici metalliche prodotte dal fumogeno.


Il moto di percorrenza si fa circolare, secondo un procedere che percepisce una sacralità nell’avvicinamento al fondale. I particolari dell’opera Il Sole (sole nascente 1), invero, sono restituiti medesimamente nel dittico che si configura con le due opere monumentali in pendant: We are machine made for dreaming_paesaggio con fulmini 1 e We are machine made for dreaming_paesaggio con fulmini 2, a motivo di come gli antichi signori allestivano le loro nobili collezioni, e ripercorrendo ancora una volta la tematica dell’attraversamento temporale.
Il “dittico”, inoltre, con l’impiego del colore blu, come nella pittura trompe-l’œil, assolve il ruolo di finestra che sfonda il perimetro murario per determinare un oltre.

L’individuo – che attraversa lo spazio espositivo – decodifica non solo il senso di piccolezza di fronte a determinati avvenimenti fenomenici ma ne rileva anche il significato ossimorico.
Segnale sinistro e brutalista o manifestazione “sacra”? L’interrogativo consegue immediatamente la vista.
Cornacchini opera uno svuotamento aurorale, in cui il frastuono di un consumismo uniformante dove il Tonante Più adirate le folgori abbandona Su la timida terra – per citare Foscolo – cede a un silenzio decadente e inviolabile. Si origina un valore infante, in cui l’io riconosce il suo essere in un Sublime contemporaneo.

FRANCESCA CORNACCHINI | NATURAL DISASTER
A cura di Giulia Gaibisso
Fino al 12 aprile 2024
Divario – Via Famagosta 33, Roma
Mail: info@divario.space
Tel. +39 065780855

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