Luogo

Zeit Mocaa
Città del Capo
Sito web
https://zeitzmocaa.museum

Data

Nov 19 2020 - Mag 23 2021
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All Day

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Mostra

Alfredo Jaar: The Rwanda Project

The Rwanda Project è una mostra personale dell’artista cileno Alfredo Jaar, attualmente a New York, la cui pratica artistica viene analizzata a partire dalla sua capacità di esplorare i rapporti di potere, la stratificazione socio-politica e il dramma dell’immigrazione contemporanea e della relativa discriminazione. Rappresenta dunque un’esposizione di ampio respiro, nella quale l’arte viene utilizzata per veicolare un messaggio sociale, attualmente di notevole rilevanza. 

La mostra consiste in diversi lavori selezionati dal The Rwanda Project, che l’artista ha condotto tra il 1994 e il 2000, visitando il Rwanda durante il primo anno del progetto. Lì l’artista ha potuto assistere al periodo successivo al genocidio appena compiuto nel paese africano, dove dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994 vennero massacrate a colpi di armi da fuoco, machete pangas e bastoni chiodati almeno 500.000 persone. Le conseguenze di quel tragico evento sono state raccontate dall’artista cileno che, commentando quello scenario terribile, ha messo in luce il silenzio mediatico e l’assoluto disinteresse da parte del mondo occidentale verso un evento così drammatico. 

La produzione artistica di Jaar è spesso e volentieri orientata alla politica, che racconta tramite la rappresentazione di eventi reali, come le conseguenze delle guerre e della globalizzazione, coinvolgendo l’osservatore nelle sue performance e negli interventi pubblici che sovente ha realizzato. La serie di installazioni presenti alla mostra, allo stesso tempo toccante e pungente, punta il dito contro la comunicazione dei media contemporanei e un pubblico sempre più voyeuristico e disinteressato a tematiche come quella del genocidio. La critica viene dunque mossa agli atti del guardare e del sentire, con Jaar che integra le immagini e le traduce in esperienze visive volte ad analizzare la complessità degli eventi e del trauma che una tragedia come quella ha provocato nella sua mente. In questo modo, la memoria riesce ad andare oltre una mera rappresentazione visuale.

Durante la sua ricerca, Jaar sente la necessità di interrogarsi sulle modalità con cui offrire la propria testimonianza. Ritiene infatti fuori luogo utilizzare forme e simbologie della società occidentale per fare una specie di memoriale delle vittime del genocidio. Per prima cosa, dunque, compra una grande quantità di cartoline che spedisce ai suoi amici, sulle quali scrive i nomi di alcuni dei sopravvissuti al genocidio, iniziando a rendere fortemente personale il lavoro. Dopo questa forma di ricerca privata, Jaar espone una serie di manifesti luminosi a Malmö, in Svezia. Su di essi, apposti in spazi che solitamente ospitavano pubblicità, vi era solamente la scritta, ripetuta in serie “Rwanda Rwanda”. Il messaggio, rivolto soprattutto alla politica, ai media e alle organizzazioni internazionali, viene recepito dalla popolazione, che capisce come “L’informazione” abbia, nuovamente, sottovalutato un problema di tale portata.

In seguito, l’artista utilizza le prime pagine di un settimanale (Newsweek) che aveva trattato l’evento con sufficienza, con titoli sensazionalistici e a molta distanza rispetto ai mesi in cui esso avvenne. Nel 1996 la vera sintesi dell’intero progetto, The Eyes of Gutete Emerita, un’installazione teatrale in cui gli spettatori, invece di sedersi sulla poltrona, si muovono nel corridoio seguendo una luce. Luce che in realtà è una piccola scritta che racconta, con parole toccanti, il genocidio avvenuto in Rwanda. E’ facilmente intuibile come i diversi media utilizzati da Jaar siano una diretta conseguenza del fallimento della comunicazione mediatica tradizionale, e dunque dell’informazione del mondo occidentale. 

La mostra andrà avanti fino al 23 maggio 2021.

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