Alla Street Levels Gallery, fino al 15 giugno 2025, é visitabile un’esposizione che non si limita a documentare un percorso artistico: Di mondi lontanissimi, delle perdute pitture di Pontormo e altro ancora è un’esperienza che riconfigura lo spazio, il tempo e l’identità dell’arte. A firmarla è Guerrilla Spam, collettivo nato nel 2010 proprio nelle strade del capoluogo toscano, oggi tra le voci più singolari e profonde dell’arte urbana italiana e internazionale. Con questa mostra, per la prima volta interamente dedicata alla loro ricerca, Guerrilla Spam costruisce un’enciclopedia visiva che mette in relazione la maniera del Cinquecento con i linguaggi simbolici di culture extraeuropee, in un continuo dialogo tra perdita, resistenza e immaginazione. Nato come forma spontanea di espressione non autorizzata, il collettivo si è distinto sin dagli inizi per un linguaggio visuale diretto e, al contempo, stratificato, segnato da una forte volontà di dialogo sociale. Le loro prime incursioni urbane, realizzate senza permessi e con l’umiltà e la forza del gesto artigiano (carta, colla, segno), affollavano le strade di Firenze con figure nere, totemiche, enigmatiche. Non era solo street art: era un modo per contaminare lo spazio pubblico con domande e archetipi. Con il tempo, Guerrilla Spam si è trasformato in un laboratorio di ricerca visiva e antropologica: oggi affianca alla produzione murale progetti didattici, collaborazioni museali e incursioni installative che parlano di potere, memoria, identità. Senza mai rinunciare alla propria autonomia creativa, ha scelto di lavorare spesso ai margini, con comunità migranti, con detenuti, con adolescenti, rendendo l’arte uno strumento di costruzione culturale e resistenza. La mostra alla Street Levels Gallery (il cui titolo completo è “Di mondi lontanissimi, delle perdute pitture di Pontormo, del cosmo amazzonico e del serpente arcobaleno, di segni rupestri ma anche delle mani di Gargas, di arcaici simboli europei o africani e aborigeni, di spirali, croci e filetti, di omini a U, di sirene, cariatidi e canopi, del tuffatore e certamente del giovane che pesca sul kylix di Ambrosios”) ne è una summa potente. Si parte da un vuoto: quello delle perdute pitture di Pontormo che nel 1530 affrescò, forse in modo troppo visionario, il coro della Basilica di San Lorenzo. Di quell’opera, definita da Giorgio Vasari “fuori da ogni regola”, oggi non resta nulla. Ma è proprio questa assenza iconografica a diventare il punto di partenza per il viaggio. Un percorso che non guarda indietro per restaurare l’antico, ma che prende la rotta del mondo: Amazzonia, Africa, Australia, Asia.


Ki!, papier découpé 2

L’opera scomparsa di Pontormo è una porta: Guerrilla Spam la attraversa e ci conduce con sé in un universo dove segni rupestri e simboli sacri si intrecciano con codici visivi ancestrali, dando vita a opere che scaturiscono da un immaginario mitico collettivo profondamente contemporaneo. L’esposizione si articola in tre sezioni, ombra, luce e colore, che corrispondono simbolicamente a tre fasi: uno stato iniziale, un cambiamento e una rinascita. Nella prima parte il ciclo delle “opere nere” ci introduce in una dimensione primordiale: forme umane stilizzate, animali simbolici, spirali e croci antiche si stagliano sul nero come apparizioni. Segue la transizione delle “opere bianche” dove il segno diventa più rarefatto e penetrante: è il momento della trasformazione. Infine il ciclo delle “opere a colori” esplode come una visione sincretica dove il rosso, il blu e il giallo si incontrano in un linguaggio visivo che richiama i pigmenti rituali delle pitture aborigene, i decori delle stoffe subsahariane e le cosmologie amazzoniche. La mostra è un rito di passaggio in tre atti accompagnato da didascalie altrettanto potenti, quasi poesie. Ad esempio il lavoro ad inizio percorso “Il marinaio Sinbad ascolta la storia” ci accompagna fin da subito in un orizzonte narrativo e favolistico, mentre la chiusura con “In Oriente il Gran Khan gli dirà che la freccia è diversa dall’arco, e che il bersaglio si muove continuamente”, tratta da Marco Polo di Flavio Giurato, ci lascia di fronte a una rivelazione filosofica sullo scorrere del tempo e sul senso mutevole della ricerca. È un finale aperto che rispecchia perfettamente l’approccio di Guerrilla Spam: nessuna verità assoluta, solo traiettorie, simboli che migrano, immagini che si depositano nei corpi e nelle menti come mappe di un mondo ancora da esplorare. La mostra diventa così una topografia dell’altrove, costruita non per collezionare differenze, ma per mostrare la radicale interconnessione tra le culture. L’Amazzonia, le mani di Gargas, i canopi egizi, i simboli aborigeni, le cariatidi e i kylix greci non sono citazioni decorative, ma strumenti per ripensare l’iconografia globale come una costellazione fluida.



In questo senso Di mondi lontanissimi non è un semplice omaggio alla storia dell’arte o alla memoria delle culture marginalizzate, ma una riscrittura profonda delle gerarchie del sapere visivo. Guerrilla Spam rifiuta la classificazione museale, lo schema antropologico, il filtro coloniale. Sceglie, invece, di attraversare le immagini come se fossero territori viventi, tracciando connessioni tra Pontormo e i popoli senza nome che hanno inciso segni sulle pareti delle grotte, tra le anatomie rinascimentali e gli spiriti animisti, tra la parola e il disegno, tra il sacro e il profano. È un lavoro di archivio, ma anche di immaginazione radicale. Un atlante che sfida l’idea stessa di “lontananza”, trasformandola in prossimità sensibile. L’arte, per Guerrilla Spam, non è solo rappresentazione: è azione e partecipazione. E ogni gesto diventa così un atto politico. Forse il vero viaggio non è verso mondi lontani, ma verso ciò che ci era vicino e non riusciamo davvero a vedere.