DEBACLE: Zoya Shokoohi & Daniela Spaletra, Gino D’Ugo & Gaia Scaramella

Prosegue DEBACLE, la nuova rassegna espositiva di Fourteen Artellaro che, giunta al suo secondo anno, porta all’attenzione del pubblico esposizioni dagli inaspettati confronti artistici.

Il nuovo format DEBACLE, inaugurato lo scorso anno a giugno, continua la sua intensa attività espositiva proponendo all’interno dell’esiguo spazio di Fourteen Artellaro sito a Tellaro di Lerici (SP), doppie personali con lo scopo di dar origine ad inattesi raffronti tra ricerche artistiche apparentemente lontanissime.
I suoi promotori ed ideatori, Guido Ferrari e l’artista Gino D’Ugo, anche per il 2023 hanno invitato artisti di livello nazionale, internazionale e del territorio portando nel piccolo borgo ligure una ventata di arte di elevato calibro ma sempre con l’obiettivo di proporre temi in cui l’etica è necessità dell’estetica.

Dopo il primo anno di DEBACLE – aperto a giugno 2022 con Francesco Bruno C. e Alice Schivardi e concluso a settembre 2022 con il trio Pierluigi Calignano, Riccardo Gemma e Gioacchino Pontrelli – la rassegna è ripartita ad aprile 2023 con Regina José Galindo e Massimo Mazzone per proseguire a maggio con Maurizio Donzelli, Elena El Asmar, Gabrile Landi, Gianluca Sgherri e nei primi di giugno con Marta Ciolkwska e Mara Di Giammatteo.
L’inizio dell’estate e l’ascesa delle torride temperature è qui coincisa con l’attenzione verso tematiche scottanti grazie all’incontro tra due artiste donne che non si conoscevano affatto – Zoya Shokoohi e Daniela Spaletra – ma che hanno saputo dar luogo ad un’installazione suggestiva e di altissimo valore etico-morale. Per l’intervento, a cura di Matteo Innocenti, è stata impiegata un’entità vegetale già utilizzata da entrambe in precedenti opere ma con finalità differenti: il fiore rosso. Denominata “Dimora” l’esposizione è un confronto sull’essere e sugli infiniti significati nascosti nei fiori rossi ed in parte esplicati in parte della produzione recente della Spaletra e della Shokoohi.

DEBACLE: Zoya Shokoohi e Daniela Spaletra. Photo Credit Andrea Luporini.

Nel 2021 Daniela propone In Pectore presso la Chiesa delle Lacrime a Carrara: un’installazione ed un video evocano il tragico episodio della giovane Claretta Lazzeri, uccisa dai fascisti a causa di un gesto ingenuo e, tuttavia, percepito come provocatorio: un fiore rosso indossato sul petto. Il ricordo dell’efferata uccisione avvenuta cento anni prima, proprio nella città ospitante, stimolò una riflessione sul dolore e sul senso di impotenza delle vittime di sopraffazione. A distanza di un secolo, la Spaletra propose, oltre all’installazione composta da fiori rossi, un video di un impianto processuale, svolto in un’aula di tribunale, senza reale dibattimento ma efficace per consegnare, almeno metaforicamente, il tremendo accadimento nelle mani della giustizia.
Mentre Zoya, d’origine iraniana, nel 2023 ha avviato un processo collettivo per realizzare dei fiori rossi, tanti, quanti più possibile – col fine di sopravanzare il numero dei delitti commessi dal governo iraniano, e più in generale da qualsiasi governo dittatoriale, ai danni di cittadini considerati “colpevoli” di manifestare un dissenso politico – a cui sono conseguiti una serie di tutorial video e la formazione di un gruppo di lavoro per progettare e costruire in modo effettivo una scuola nella regione povera del Belucistan (dove si insegnerà, appunto, anche a “fare” i fiori rossi).
Dimora” è, quindi, l’esito delle vibrazioni prodotte da donne sensibili a ciò che accade intorno a loro, sia esso geograficamente o temporalmente vicino o lontano, rielaborato per dar vita ad un’immensa distesa di fiori rossi di garza – sinonimo di sangue, di morte, di delitti, della caducità della vita ma anche d’impotenza contro la storia – su cui è sospesa la meditativa frase “E se i fiori rossi sentissero freddo?”. Un messaggio potente che irrompe oltre la porta dell’esigua white cube che diventa dimora di un tempo sospeso, di quel hic et nunc che permane nei simboli, nei luoghi, nella memoria.

A questo dibattito fiammeggiante e vibrante è conseguito il confronto pragmatico tra Gino D’Ugo e Gaia Scaramella, ufficialmente invitato da quest’ultima a comporre un “passo a due” ove il padrone di casa riveste per la prima volta i panni dell’artista. A cura di Sabrina Vedovotto, il calibrato ed essenziale intervento emana la spontaneità e l’immediatezza comunicativa che lega le ricerche di entrambi. Qui, pensiero e azione si esplicano attraverso un’installazione che propone il confronto assonante tra due differenti pratiche artistiche: il video di Gaia e l’opera concettuale di Gino. Nonostante i soli sette metri quadri a disposizione, lo spazio espositivo respira, facendo percepire al pubblico una location affatto piccola ed offrendo ai passanti la possibilità di osservare il mondo circostante dal punto di vista degli artisti, dei veggenti. Artisti come veggenti appunto. Ed è proprio da qui che occorre partire per intraprendere il viaggio prodotto dall’intervento a quattro mani.

Allestimento della mostra di Gino D’Ugo e Gaia Scaramella. In foto Gino D’Ugo e Sabrina Vedovotto. Photo Credit Andrea Luporini

L’occhio è il protagonista dell’opera video Il suono dei tuoi occhi di Scaramella e di molta della sua recente produzione. L’azione svolta da Gaia è quella di attaccarsi sul proprio volto una serie di occhi, di bulbi oculari per ricoprire totalmente la superficie del suo viso fino a rendere impossibile la visione sia all’artista, sia allo spettatore. Deficit visivo reso noto grazie alla trasformazione in scultura vivente di Gaia che, dimenandosi, ci rende coscienti del disagio provato. L’opprimente grande fratello che ci osserva e che ci rende visibili e denudati di fronte a chiunque è qui fortemente denunciato anche dal rumore assordante proveniente dagli occhi attaccati. Solo scuotendosi riuscirà a liberarsi, anche se solo apparentemente, da questa prevaricazione.
Concluso il video l’occhio si abbassa per scorgere la scultura di Gino D’Ugo: una grande cornice rotta che accoglie al suo interno la scritta “Non vedo l’immenso”. Frase che evoca e fa il verso all’azione appena svolta nel video da Gaia. Qui non occorrono suoni o gesti. Qui possiamo solo immaginare l’azione e l’effetto acustico prodotto dalla cornice che urta contro il pavimento. L’opera di D’Ugo non fa che ribadire, sintetizzare e rinforzare il concetto dell’impossibilità (o non volontà) di vedere. D’altro canto, questa serie di cornici rotte e ricomposte elaborate di Gino ben rappresentano ciò che quotidianamente sta accadendo intorno a noi. Lacerazioni quotidiane (interpersonali, ambientali, sociali, etc) forse impossibili da poter rinsaldare per i posteri.

Informazioni:
DEBACLE
Rassegna a cura di Gino D’Ugo
2022 – 2024

Zoya Shokoohi e Daniela Spaletra
Dal 24 giugno al 14 luglio 2023

Gino D’Ugo e Gaia Scaramella
Dal 15 luglio al 4 agosto 2023

Fourteen Artellaro
Spazio per l’arte contemporanea
Piazza Figoli 14, Tellaro di Lerici SP
email: fourteenartellaro@gmail.com
Fb – FourteenArtellaro

Maila Buglioni

Storico dell’arte e curatore. Dopo la Laurea Specialistica in Storia dell’arte Contemporanea presso Università La Sapienza di Roma frequenta lo stage di Operatrice Didattica presso il Servizio Educativo del MAXXI. Ha collaborato con Barbara Martusciello all’interno dei Book Corner Arti promossi da Art A Part of Cult(ure); a MEMORIE URBANE Street Art Festival a Gaeta e Terracina nel 2013 e con il progetto Galleria Cinica, Palazzo Lucarini Contemporary di Trevi (PG). Ha fatto parte del collettivo curatoriale ARTNOISE e del relativo web-magazine. Ha collaborato con varie riviste specializzate del settore artistico. È ideatrice e curatrice del progetto espositivo APPIA ANTICA ART PROJECT. È Capo Redattore di Segnonline, coordinando l'attività dei collaboratori per la stesura e l’organizzazione degli articoli, oltre che referente per la selezione delle news, delle inaugurazioni e degli eventi d’arte. Mail eventi@segnonline.it