Andrea Marcaccini è un artista di origini messinesi, ma si è trasferito precocemente a Mercatino Conca in Romagna. Ha studiato scienze criminologiche al Campus di Forlì dell’Università di Bologna. Con un passato da modello, con ingaggi per Calvin Klein, Trussardi e Ralph Lauren, protagonista di noti programmi televisivi italiani, è sempre stato un instancabile creativo. Ha dato sfogo alla sua personalità eclettica in modalità differenti, realizzando installazioni, dipingendo quadri e disegnando t-shirt e scarpe, senza mai porre limite al proprio modo di fare arte. La sua spiccata indole da imprenditore lo ha portato a lanciare nel 2016 “Shine on District”, una personale linea di abbigliamento, e a collaborare in veste di direttore creativo con un concept store che spazia dall’arte alla moda. Ma è proprio nell’arte che Marcaccini ha trovato la sua consacrazione e il suo definito percorso di vita. Una passione su cui sta investendo quotidianamente le sue energie.
La mostra consolida Ploom come fucina inclusiva di nuovi talenti, attenta alle avanguardie creative. Per l’occasione, Marcaccini ha realizzato una capsule collection in collaborazione con il brand di sigarette elettroniche. Il prodotto si presenta dall’estetica dinamica e dall’anima dirompente, accattivante e dalle note street.
Grazie alla firma e alla soprintendenza critica di Luca Cantore D’Amore, che ne ha orientato le dinamiche di gusto e artistiche, nelle due sale espositive le opere dialogano con l’identità del brand Ploom per innovazione, tecnologia e senso del futuro. Inoltre, il nuovo kit dell’azienda sarà ben presto rivelato pubblicamente.
“New Society”, “C.R.7.”, “Drinking”, “No Pleasure !!!!”. Tra tele e schermi, collage di immagini diverse che si sovrappongono, l’invito è a osservare il mondo da diversi punti di vista, dall’iconografia religiosa a simboli pop internazionali, da personaggi di film e cartoni animati a elementi di flora e fauna. “Binoculare”, invece, racconta molto del temperamento eclettico di Marcaccini. È un lavoro concettuale, apparentemente differente dagli altri ma saturo di contenuti. Pennellate di grigio, bianco e nero si intersecano con i caratteri arabi e cirillici.
Il critico d’arte Luca Cantore D’Amore racconta come nel 2014 l’amico Marcaccini avesse già iniziato a produrre opere d’arte digitale catalogando per ognuna i relativi dettagli e perfino l’orario di realizzazione, come se ti trattasse di un vero e proprio NFT. Ma questo ancor prima dell’avvento della blockchain…