Nato grazie al supporto di Fondazione Cariplo, il MEET è uno spazio fisico e virtuale di produzione e disseminazione di eventi, mostre, masterclass e workshop. L’obiettivo comune è quello di ridurre il digital divide italiano e sostenere la maturazione di una consapevolezza nuova rispetto alla tecnologia, quale risorsa fondamentale per la creatività delle persone e il benessere dell’intera società.
A conferma di questa aspirazione progettuale, le giornate del 22 e 23 giugno hanno rappresentato due momenti importanti per l’evoluzione e la diffusione della comunità della digital art, e non solo. Al MEET, infatti, si è celebrata la quarta edizione del meeting internazionale “The New Atlas of Digital Art – Are humans still necessary?”, organizzato in collaborazione con il MNAD, Museo Nazionale Arte Digitale. Un programma ricco di speech e talk tra artisti, esperti e ricercatori che hanno esaminato il dialogo sinergico tra potenza delle macchine e creatività umana. Un approfondimento, dunque, sulle possibili relazioni collaborative tra le diverse intelligenze, artificiale e umana, come atto simbolico per immaginare un futuro più sostenibile e inclusivo. Le discussioni sono state condotte dalla fondatrice e presidente del MEET, Maria Grazia Mattei, e hanno visto protagonisti personaggi illustri nell’ambito della CryptoArt come Valentino Catricalà, Eleonora Brizi e l’artista Giuseppe Lo Schiavo, insieme con molti altri esperti di nuove tecnologie e web3.
Il primo giorno del meeting si è concluso con l’opening dell’opera d’arte immersiva site-specific “Deep Sensing” creata da Rasa Šmite e Raitis Šmits, artisti del The Center of New Media Culture (RIXC) di Riga in Lettonia. L’installazione, proiettata nell’Immersive Room della struttura fino al prossimo 30 luglio, esplora i modelli di interazione tra i dati meteorologici e climatici e gli eventi del nostro sistema solare. Lo spunto creativo è tratto dal leggendario simposio di arte sonora e radioastronomia “RT-32. Acoustic Space Laboratory” organizzato dal RIXC al Radiotelescopio di Irbene in Lettonia nel 2001. Riprendendo contatto con il sito 20 anni dopo, gli artisti cercano di capire il fascino di queste gigantesche antenne oggi, quando, dopo i grandiosi piani di conquista spaziale del XX secolo, le questioni legate al clima e alle prospettive socio-ecologiche sulla Terra sono diventate più urgenti.
“E se la Terra non bastasse?”. È questa la domanda che si pongono Rasa Šmite e Raitis Šmits offrendo al pubblico una prospettiva unica sulla vastità e la complessità dell’universo, attraverso la fusione tra arte, storia e scienza. Nella loro nuova interpretazione l’antenna non viene più rappresentata come un oggetto massiccio, ma come una nuvola di punti immateriali che ruota lasciando tracce delle sue traiettorie mentre capta i segnali dagli oggetti cosmici.
“Deep Sensing è un’opera completa, unisce la visualizzazione del dato e l’evidenza sonora. Attraverso sistemi complessi di intelligenza artificiale, gli artisti rendono intelligibili gli impatti meteorologici e climatici che derivano da ciò che avviene nel nostro sistema solare, dando vita a un’opera tecno-ecologica che esprime perfettamente la commistione tra Arte, Scienza e Tecnologia come strada da percorrere per trovare soluzioni innovative a sfide sociali importanti”. Così Maria Grazia Mattei ha descritto la ricerca artistica dei due protagonisti.
Ma all’infuori della mostra attualmente in corso, il MEET propone nelle prossime settimane un fitto programma di eventi e iniziative. Ogni sabato e domenica, tra le 15 e le 19, i visitatori, grazie ai visori messi a disposizione dal centro, possono vivere un’esperienza immersiva ed essere trasportati all’interno delle opere VR. I contenuti in cui compiere questo viaggio nella realtà aumentata verranno consultati e scelti all’interno del catalogo dei cortometraggi prodotti e distribuiti da RAI Cinema per l’occasione.
