Pittura è ciò che si fa sguardo, vedere senza origine.
È attraverso la pittura che l’invisibile
permea il visto delle propria promessa.
Ma la pittura è anche corpo, fisicità, presenza.
La pittura non è solo Progetto ma anche Destino.’

Claudio Olivieri così narrava della Pittura, spostando l’attenzione sugli aspetti intrinseci del linguaggio pittorico indaganti la dimensione filosofica legata al ‘fare arte’, o meglio, all’artifizio che l’artista è in grado di costruire come promessa di sfondamento verso la comprensione del reale, attraverso un viaggio che è, al contempo, discesa negli abissi inconsci e riemersione verso la superficie conscia.
Infinito visibile, lirico ossimoro eppure fonte tangibile del rapporto dialogico tra significato e significante, tra forma della parola e sconfinamento dell’ultra forma, è il titolo, emblematico ed onirico, scelto per la personale dedicata a Claudio Olivieri dalla Galleria Arte Contemporanea di Palazzo Ducale di Mantova, città nella quale l’artista ha trascorso l’infanzia. La mostra, curata dall’Archivio Claudio Olivieri, costituitosi da pochi mesi, intende essere la prima azione istituzionale di una precisa volontà di Eleonora Olivieri e del team di esperti guidato da Arianna Baldoni di portare avanti la ricerca sull’artista, di promuovere i semi della poetica e dell’indagine concettuale della sua produzione, oltre allo svolgimento del lavoro classico affidato ad un archivio; non è un caso, infatti, che l’Archivio abbia la propria sede in quello che fu lo studio di Olivieri, luogo sospeso tra il presente ed un passato ancora latore di un flusso percettibile e necessario, affatto pronto a farsi solo memoria bibliografica.
Infinito visibile, dunque, è una tappa all’interno di una cartografia ampia, che comprende e perimetra un universo costituito da opere che, come affermato da Matteo Galbiati sono “profondamente di Olivieri” poiché sono lavori conservati in atelier e che, oggi, si mostrano al pubblico, in foggia di esposizione, sino al prossimo 21 novembre. Un viaggio “in un mondo inesplorato” asserisce Arianna Baldoni, che si apre “alla visione, alla lettura dell’enigma, alla definizione dell’ombra, alla conoscenza del sé” ed è suddiviso per momenti capitali nella gestazione pittorica della carriera dell’artista il quale, con Mantova, sua città d’infanzia, ha sempre avuto e custodito un legame d’elezione, quasi che la città, le sue campagne, le sue peculiari atmosfere, dissimili da altrove, fossero una sorta di nucleo gravitazionale tramite cui sperimentare la convergenza tra materia e forma, tra luce e cromia, aspetti che contraddistinguono l’intera ricerca di Claudio Olivieri.
È così che, nelle sale di Palazzo Ducale, si procede secondo un itinerario cronologico ma non razionalmente ritmico, bensì pronto a farsi conversazione con l’astante, con il suo stupore, con il suo ipnotico desiderio d’avvicinarsi e lasciarsi ammaliare, in maniera sinestetica, dalle opere in mostra, sia quelle di grande formato – altro tratto subitamente riconducibile alla prospettiva dell’artista – sia quelle di piccola misura, carte e studi che hanno la capacità di portare la mente dell’osservatore verso la forza del gesto compiuto in maniera epifanica venti, trenta o quaranta anni fa.
Ogni stanza che si sussegue è un avanzare verso un più ampio respiro visivo – altro paradosso – poiché spazio, forma, luce e colore rompono gli indugi e nella loro distinguibile danza che pur si fa nebulosa, magnetica ed indistinta fisionomia, emerge la fascinazione per un equilibrio precario del mondo, della sua relazione con l’uomo e del rapporto tra uomo e natura. Nel mare magnum d’opere – da intendersi come flusso materico continuo – a fare da appiglio nel cammino d’indagine e appropriazione del verbo pittorico d’Olivieri, sono le titolazioni delle opere che, dagli anni Settanta ai secondi Duemila, propongono una incursione nel crogiuolo intellettuale che ha sempre animato l’artista. Ecco, perciò il mito classico – liberato dall’edulcorazione di certa letteratura – compiere uno sforzo di verità in quello che era l’hic et nunc ontologico del pittore, così come l’assenza, spesso, di una specifica nomenclatura, ad esaltare l’amore per l’immateriale ancestrale cui talune opere rimandano.
Avevo già visto, oltre che in altre importanti mostre, le opere di Claudio Olivieri negli scatti di Fiorella Iacono, la quale aveva colto appieno quella capacità ‘incantevole’ del pittore di saper rendere spirituale il potere di una luce immaginifica e cosmogonica, in cui il limite tra dato oggettivo e soggettivo si assottiglia sino quasi a scomparire.
“Per un pittore, ormai, si tratta di trasformare un esilio in frontiera.” È questa una delle affermazioni di Olivieri che campeggiano nelle sale di Palazzo Ducale a Mantova, parole che accompagnano i visitatori a porsi su quel limite, quel varco che è al tempo stesso spazio convesso e concavo, linea di frontiera dove le “apparenze si mutano in apparizioni” e che Gianluca Ranzi ben sintetizza nell’affermare che ogni “opera dunque accade davanti agli occhi dell’osservatore”.

Infinito visibile è forse la sospesa dimensione del sublime? O è il luogo laddove tutto si sublima nell’interpolazione tra apparizione e sparizione? Nell’insondabile si pone questa mostra, punto di arrivo e di avvio contestuale di una nuova narrazione che fa dell’arte di Claudio Olivieri traccia prediletta di una sconfinata e simultanea visione, creazione di una prospettiva che, se dapprima era privilegiata perché personale, oggi si fa dono allo sguardo universale dell’altro da sé, in ciò che Matteo Galbiati afferma essere quel “poetico e lirico sforzo di cercare di elevare ad una dimensione altra il nostro sguardo di uomini trattenuti entro un orizzonte ristretto”.
Claudio Olivieri. Infinito visibile
A cura di Archivio Claudio Olivieri
Palazzo Ducale, Mantova
8 ottobre – 21 novembre 2021
Catalogo con prefazione di Eleonora Olivieri, testi critici di Arianna Baldoni, Matteo Galbiati, Gianluca Ranzi
Ufficio Stampa CSArt – Comunicazione per l’Arte
Opening: venerdì 8 ottobre
Orari: da martedì a domenica ore 10.00-18.30
Ingresso libero previa presentazione del Green pass ed utilizzo della mascherina