È il primo atto pubblico dell’archivio istituito due anni fa dopo la morte della madre, che con un legato testamentario aveva affidato il compito di custodire opere e memoria della figlia proprio a Milovan Farronato, il critico molto amico di Chiara Fumai, e a Andrea Bellini, che nel Centro d’arte contemporanea di Ginevra da lui diretto le aveva dedicato una prima grande retrospettiva a novembre 2020 (approdata poi al Centro Luigi Pecci di Prato, con tappe a Bruxelles e Madrid). L’archivio, presieduto dall’avvocata barese Micaela Paparella, ha sede dentro Palazzo San Giuseppe a Polignano (ma non è aperto al pubblico) e custodisce un nucleo di lavori attualmente in fase di catalogazione. Nella mostra alcuni di essi sono rapportati ad opere topiche dell’intensa e fulminante carriera di Chiara, lungo un percorso espositivo che occupa le sale principali del Museo.
Bellini, quale taglio avete dato a questa rassegna?
Non era così semplice fare un’altra mostra di Chiara Fumai. Abbiamo voluto ripercorrere tutta la sua decennale ricerca, tirando fuori molte cose inedite e approfondendone alcuni aspetti. Uno, fondamentale, è la relazione tra il pensiero di Chiara e quello di Carla Lonzi. L’opera principale è infatti Shut Up, Actually Talk realizzata per dOCUMENTA(13) a Kassel nel 2012. In occasione della retrospettiva di Ginevra avevamo ricomprato e restaurato la casetta che costituiva la Moral Exhibition house, poi acquisita da Fiorucci. A Polignano per problemi logistici abbiamo deciso di rinunciarvi e far confluire l’installazione contenuta al suo interno nella sala centrale del Museo Pascali: lo scaffale con i libri di filosofia, i frammenti di mobili e specchi, il ritratto di Hegel, sprofondano nel suolo, mentre si ascolta Chiara recitare alcuni scritti di Lonzi. L’opera sarà messa in dialogo con la riproduzione sulle pareti di This Last Line Cannot Be Translated, il grande murale con simbologie esoteriche ideato da Fumai a New York nel 2017, esposto postumo nel Padiglione Italia della 58° Biennale Arte di Venezia nel 2019.
Per il resto, come si snoda il percorso? Può darci delle anticipazioni?
Entrando in Fondazione, nella prima sala abbiamo riprodotto delle carte da parati che si affiancano ad una chicca: il portfolio di Chiara formato A4, in cui lei si auto presenta commentando i propri lavori. È una novità che abbiamo trovato nell’archivio, e introduce il senso dell’operazione: qui Chiara infatti parla di sè. Tra gli altri inediti, c’è il poster del Radical feminist freack show con tutte le scritte autografe. Nella seconda sala, simmetrica alla prima, troviamo invece la Città delle donne del 2017 e una serie di collages e interventi su carta che nessuno ha mai visto prima. Nella terza, un altro piccolo scoop legato proprio alla Puglia: il video che Nicola Cipriani, fotografo e videomaker barese, realizzò di sua iniziativa sul backstage della performance Prodigy of Nature, dove Chiara Fumai diede corpo per la prima volta ad Annie Jones, la donna barbuta dell’800sco Circo Barnum, nella vetrina di Palazzo Mincuzzi per la rassegna “Gemine Muse” nel 2010. Cipriani riprese anche la lezione che Chiara tenne nel 2013 allo IUAV d Venezia, trasmessa nella quarta sala insieme alla video-documentazione che un’altra artista ospite, Anna Franceschini, fece del Padiglione Italia curato da Farronato nella citata Biennale del 2018.
Lavori più recenti si alternano dunque a esempi più datati…
Quello di collegare momenti diversi è un altro dei criteri scelti per l’allestimento che assecondando l’impianto radiale del museo ha un andamento quasi circolare, in cui l’inizio e la fine coincidono. Proseguendo il tour virtuale, nella quinta sala vediamo ad esempio un video degli esordi, The moustache woman, del 2007. E’ l’incubatore di Annie Jones, in questo caso una donna baffuta, che Fumai aveva evocato allora per pubblicizzare su ebay la spiazzante vendita della sua biancheria intima. Nella sesta stanza invece abbiamo ricostruito l’intero corpus dedicato a Nico Fumai, identità fittizia di un cantante anni ottanta ispirata al vero padre, nella versione della personale Nico Fumai: being Remix che si tenne tre mesi dopo la sua morte da Guido Costa Projects a Torino. Nella settima c’è la proiezione di un altro video del 2007, The Night is still Young, dove lei si esibisce come dj. L’ottava sala accoglie la citata installazione di Kassel. Nell’ultima, la nona, oltre al famoso video con Chiara Fumai reads Valerie Solanas, del 2013, è ambientato One Strangling Golden Hair (Tribute to Vera Morra), il calco in colla vinilica del suo corpo, dello stesso anno, che fa parte dell’archivio. L’intenzione è di donarlo al Museo del Novecento a Milano, dove è programmata una prossima mostra dell’artista a fine 2025/2026. Sarà restaurato ed entrerà a far parte della collezione museale, secondo la mission che ci siamo dati di valorizzare e diffondere la sua potente ricerca. Di fronte alla teca col calco abbiamo poi sistemato un bel dipinto che l’artista polacca di Paulina Olowska, sua cara amica, le ha dedicato (proviene dalla collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo). Contestualmente la voce di Chiara riecheggia in un’altra installazione sonora, Thunder, Perfect Mind del 2016, che vorremmo donare al Comune di Bari.
A proposito, il lavoro di Chiara (anzi “slavoro”, come teneva a dire) per la complessità dei temi e dei riferimenti culturali s’inserisce di diritto in un contesto internazionale. È giusto però che in Puglia rimanga un presidio a suo nome (in parallelo all’archivio documentario, acquisito invece dal Castello di Rivoli). Siete propensi a confermare questa scelta?
Certo, dopo la scoperta inaspettata del lascito che la madre Liliana Chiari ci ha affidato, abbiamo insistito perché l’archivio rimanesse in Puglia. Avremmo preferito che fosse nella sua città, ma per ora abbiamo accolto la disponibilità del Comune di Polignano di metterci a disposizione uno spazio, dove abbiamo avviato la documentazione fotografica e la catalogazione scientifica delle opere presenti (affidata a Sara De Chiara). Si tratta di una sessantina di lavori, soprattutto video e collages, molti dei quali mai esposti. La nostra idea è di organizzare periodicamente delle mostre in musei in tutto il mondo, a cui donare poi un’opera. Ci piacerebbe però che l’archivio avesse una sede stabile a Bari, consultabile pubblicamente: la speranza è che la nuova amministrazione comunale sostenga l’iniziativa, che ha ovviamente bisogno di risorse. Chiara Fumai se lo merita. È stata una grandissima artista, una costruttrice di mondi. Dalla mostra a Polignano verrà fuori di lei un’immagine più personale, per certi versi intima. Come sintetizza il titolo, grazie anche al materiale dell’archivio abbiamo voluto qui in primis dare la parola a Chiara…