La mostra A memoria di forma si pone come un fertile terreno di riflessione critica sul concetto di memoria, esplorando la sua natura ambivalente: da un lato come testimonianza tangibile del passato, dall’altro come spazio di rigenerazione e reinvenzione. La tecnica della formatura, storicamente legata alla riproduzione fedele e alla conservazione dell’antico, viene qui ripensata da Caterina Sbrana e Gabriele Mallegni in una chiave che sfida l’idea tradizionale di fedeltà al modello. Fratture, assenze e imperfezioni diventano il punto di partenza per un processo creativo che non è semplice replica, ma una vera metamorfosi della forma, capace di riconfigurare in frammenti di senso le assenze collettive.
Nel contesto della Gipsoteca di Pisa, luogo deputato alla conservazione e allo studio delle sculture classiche, le opere di Sbrana e Mallegni destabilizzano il rapporto tra copia e originale, inserendosi in un dialogo che è al contempo estetico e concettuale. Qui la memoria non è statica, ma dinamica: frammenti di un passato spezzato (lesioni, crepe, vuoti) vengono trasfigurati in oggetti che oscillano tra il familiare e lo straniante. Tale approccio richiama la lezione di Walter Benjamin, per il quale il frammento è portatore di una verità più profonda, in grado di destabilizzare le narrazioni ufficiali e aprire nuovi orizzonti interpretativi. L’ibridazione tra elementi naturali e artificiali, antichi e moderni, conduce a un’estetica del perturbante che richiama le bizzarrie delle Wunderkammer rinascimentali. Vasi antropomorfi, creature oniriche e architetture post-apocalittiche ci portano in un mondo che sembra abitare il confine tra sogno e realtà, tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere. Lo slittamento temporale sollecita una riflessione sull’instabilità della memoria e sulla sua capacità di essere, come diceva Aby Warburg, un “serbatoio di energia latente”, capace di parlare al presente e al futuro. La mostra, inoltre, affronta il tema della mancanza non come un deficit, ma come uno spazio creativo. Questa concezione si avvicina alle idee di Derrida, per il quale il vuoto e l’assenza non sono mancanze da colmare, ma spazi aperti alla differenza, alla rigenerazione e alla pluralità di significati. Le opere di Sbrana e Mallegni sembrano suggerire che l’arte non è una risposta definitiva, ma una domanda aperta, un terreno di possibilità dove il visitatore può inserire il proprio vissuto.
La collocazione dei lavori all’interno della Gipsoteca non è casuale: l’antico non è solo fonte di ispirazione, ma un interlocutore attivo in questo progetto. La relazione tra le sculture classiche e le nuove creazioni suggerisce una continuità fatta di scambi e contaminazioni. In tal senso, il progetto si colloca nell’alveo delle pratiche contemporanee che reinterpretano la tradizione in modo critico e innovativo, evitando tanto il culto acritico quanto il rifiuto radicale. A memoria di forma offre uno spunto per ripensare l’idea di memoria, non come archivio fisso ma come processo vivo, aperto e creativo. In un’epoca in cui la perdita e la frattura sembrano dominate dalla retorica della nostalgia o del disfacimento, Sbrana e Mallegni ci mostrano che l’assenza può essere fertile e che il dialogo con il passato è una strada per immaginare nuovi mondi e un invito a una riflessione non solo sull’arte, ma anche su come il passato possa continuare a trasformare il nostro presente.
Caterina Sbrana e Gabriele Mallegni
A memoria di forma
a cura di Pietro Gaglianò
GiArA – Gipsoteca di arte antica e antiquarium dell’Università di Pisa
dal 15 dicembre 2024 al 1° marzo 2025
Un progetto di GiArA e laboratorio MARSIA del dipartimento di Civiltà e forme del sapere
Comitato scientifico: Chiara Tarantino e Anna Anguissola
Coordinamento organizzativo: Chiara Tarantino
Progetto di allestimento: Pietro Gaglianò, Gabriele Mallegni, Caterina Sbrana, Chiara Tarantino