Augustin Rebetez e i “fantasmi che cercano di diventare visibili”

A Winter Window alla Galleria 1/9unosunove di Roma, è la prima mostra personale del giovane artista svizzero Augustin Rebetez.

«Le sue mostre sono una costruzione narrativa e visiva, un’istallazione eterogenea, un’esperienza. I visitatori sono incantati dal suo lavoro e, quando lasciano la mostra, il più delle volte portano con sé questo incantamento», parola di Adelina von Fürstenberg, curatrice della mostra A Winter Window alla Galleria 1/9unosunove, prima mostra personale a Roma del giovane artista svizzero Augustin Rebetez.

Augustin Rebetez, A Winter Window – Installation View, Photo Credit Giorgio Benni

«Incantamento» non può che essere la parola più adatta per descrivere la pressione che gli eterogenei lavori in mostra attuano sul visitatore, messo nelle condizioni di recepire una moltitudine di messaggi contemporaneamente. Esso si trova implacabilmente in balia del suo movimento oculare frenetico nell’accumulazione sensoriale (e fisica) di uno spazio che presenta caratteristiche fortemente cupe. Un white cube cupo, quindi, ricoperto di una coltre di disagio esistenziale, malgrado la luce bianca e diffusa che si confà a questo tipo di spazio. La mostra si presenta sostanzialmente in due istallazioni (una per sala) formate ognuna da numerose opere dell’artista, a volte anche sovrapposte in parte l’una sull’altra, ad occupare le mura e gli spazi prossimi ad esse. Il visitatore si trova quindi circondato da quadri che oscillano tra primitivismo e surrealismo, sculture di dimensioni variabili, appoggiate a terra, su supporti fissati al muro o appese al soffitto, fotografie inquietanti che danno l’impressione di nascondere qualche misterioso segreto e video ipnotici, che come uno specchio d’acqua mostrano le nostre deformazioni.

Le opere di Rebetez colgono una sensibilità archetipica, impregnata di un’aura oscura e senza tempo, tra il vitale dionisiaco dei graffiti e dei rituali, la divergenza tra essere e apparire dalle machere, gli occhi senza pupille di un sé assente, le figure dell’uccello (soprattutto il corvo), le estensioni corporali che riecheggiano i lavori di Rebecca Horn, i simulacri umani che pur essendo vuoti sono vivi, labbra ricoperte di spine e immaginari luciferini. Una cosmologia nichilista che aderisce all’underground del nuovo millennio, o almeno alle sue macerie, a ciò che ne resta in quel “Realismo Capitalista” descritto da Mark Fisher, in cui siamo sommersi da anni.

Se c’è un tema ricorrente nei tanti lavori è quello della mostruosità. È in ognuno di essi, spesso legata alla fisicità umana, alla sua conformazione e alla sua rappresentazione, ma anche ad un animismo che si diffonde nelle atmosfere e negli oggetti disfunzionali che Rebetez presenta. Una visione dell’umanità a tuttotondo, esistenziale e coperta da una magnetica sporca purezza, com’è quella del lavoro fotografico senza titolo che mostra un dilaniato pupazzo di neve, sporco e trafitto, pronto a scandagliare ed inquietare i nostri animi. 

Un incubo, che mostra le possibilità dell’affascinante, di una potenza d’attrazione alternativa, uguale e contraria, al bombardamento mediatico. Una sorta di catalogo di resistenza agli stilemi Pop. Un’attitudine, per usare le parole di  von Fürstenberg, “poetica, morbida e sensibile”, quasi sospesa, nella prima sala, che però nella seconda diventa molto più risoluta, “scura, dinamica ed esplosiva”. 

“Una fragile pioggerellina o uno schiaffo, questo è ciò che ci piace offrire e se i nostri sogni scivolano sul vostro ombrello allora è bel tempo”. Questa è una delle frasi che ci danno il benvenuto alla mostra, scritte su una sorta di stele in legno che inizia così: “Siamo fantasmi che cercano di diventare visibili”. Ed ecco che l’universo di Rebetez si apre a noi, con quel plurale, che presuppone una communitas, nascosta e suburbana che tenta di abbandonare l’invisibilità, moderno laboratorio disincantato di una sensibilità alternativa e collettiva.

Augustin Rebetez – A Winter Window
a cura di Adelina von Fürstenberg
Fino all’8 febbraio 2020

Galleria 1/9unosunove
Via degli specchi, 20 – Roma
orario: dal martedì al venerdì 11-19
sabato 15-19 (o su appuntamento)
ingresso gratuito
tel: 06 9761 3696
email: gallery@unosunove.com
sito: www.unosunove.com