Arte digitale? La rinascita con gli NFT

In attesa della 27esima edizione del Miart del prossimo aprile, la città di Milano ha ospitato “(un)fair”, la fiera d’arte contemporanea che esce dagli schemi, coinvolgendo e creando nuove generazioni di collezionisti.

Nata durante gli anni della pandemia come ironica negazione del concetto stesso di fiera, “(un)fair” ha preso luogo al Superstudio Maxi dal 3 al 5 marzo e, coerentemente con il progetto d’avanguardia degli organizzatori, i biglietti, oltre alle versioni standard, sono stati resi disponibili anche sotto forma di NFT assieme a un tutorial su come creare un portafoglio digitale, per chi non ne fosse in possesso. 

Si andava da un prezzo base di ETH 0.0333 fino a ETH 1.69. Con quest’ultima opzione il visitatore-collezionista, oltre ad acquistare l’opera digitale unica Tech Grazing di (ab)Normal, riceveva una serie di benefit: auto e personal driver per la serata con pick up a Milano, accesso alla preview VIP e alla serata inaugurale per due persone, cena in fiera e accesso illimitato durante tutte le giornate.

Il lavoro iper-moderno di (ab)Normal è un encomio all’uso dei droni, un invito all’usufruire delle potenzialità tecnologiche dei dispositivi aerei tramite le loro diverse applicazioni, per rivoluzionare il settore dell’allevamento dei bovini e per aprire la strada a una nuova frontiera del trattamento del bestiame.

Ha collaborato a “(un)fair” Reasoned Art fornendo il supporto tecnologico per l’acquisto degli NFT, ma anche con la propria presenza in fiera, esponendo alcune opere digitali, dalle wunderkammer di meme di Alvar Aaltissimo alle visioni utopiche e dispotiche di City Maybe. Il gruppo partner di “(un)fair” è divenuto popolare l’11 novembre 2022 quando ha curato la pubblicazione su OpenSea dei 7.777 NFT derivati dalla tokenizzazione dell’immagine dell’Arco della Pace, in un programma condotto assieme alla Soprintendenza dei Beni Culturali di Milano per contribuire alla conservazione del monumento. Reasoned Art è la prima startup italiana dedicata alla CyptoArt, una galleria “onlife” che ospita mostre in tutta Europa con l’obiettivo di unire il mondo tradizionale, quindi offline, con quello online, al fine di contaminare la vita di processi innovativi e di arte. L’arte per ispirare tutte le generazioni e per educare, e-ducere, ovvero «trarre fuori». 

Intanto, sempre a Milano, a Palazzo Reale, è stata inaugurata lo scorso 24 febbraio la mostra di Bill Viola, considerato dagli anni Settanta il maestro della videoarte. Parte integrante della Milano Art Week, l’esposizione sarà fruibile fino al 25 giugno. Il catalogo della mostra è stato curato da Kira Perov e Valentino Catricalà, figura di rilievo nel mondo dell’arte digitale.

“Bill Viola è il perfetto connettore tra i primordi della digital art e ciò che stiamo vivendo oggi. Arte digitale è un termine che andava in voga negli anni Novanta, morto e poi riemerso con tutto il fenomeno degli NFT. Fino a poco tempo fa non potevi nominare insieme arte e tecnologia. Invece, per fortuna, grazie alle nuove generazioni i due settori coesistono”. Queste le parole di Valentino Catricalà, intervistato da Nicolas Ballario nella puntata di domenica 12 marzo della sua rubrica settimanale “Te la do io l’arte” su Rai Radio 1. Il curatore Catricalà è anche direttore artistico della SODA, la scuola di digital art nata due anni fa a Manchester e affiancata all’art centre immersivo Modal. Un museo, un centro di produzione, una scuola che apre collaborazioni con artisti internazionali e lavora in modi differenziati offrendo corsi che abbracciano film, animazione, UX, design, fotografia, giochi e altro ancora. Un investimento di 35 milioni di sterline in spazi di lavoro, nell’insegnamento e nella ricerca di idee in tutte le forme di contenuti creativi. Un edificio progettato per chi ha la curiosità di adattarsi ai cambiamenti tecnologici, per chi è propenso a esplorare e innovare per il futuro.

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